Brutte cadute

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La mattina seguente era iniziata come tante altre nella sua vita, se non si contava il fatto che si era svegliata nello stesso letto di Vale ovviamente, la riminese si era svegliata all'alba, le palpebre ancora pesanti per il sonno e la fotosensibilità che le aveva reso difficile aprire gli occhi per qualche minuto. Si era passata una mano sul volto, trascinandosi un ciuffo di capelli davanti agli occhi. Sapeva che era meglio alzarsi piuttoso che rimanere a letto, non si sarebbe riaddormentata in ogni caso, e avrebbe solo finito per svegliare anche Vale. Si era sfilata dalle braccia del marchigiano con attenzione, cercando di fare meno rumore possibile mentre si andava a cambiare in un tuta per andare a correre. Aveva recuperato cellulare e cuffie dalla borsa prima di uscire dalla stanza con passo felpato e dirigersi verso il giardino, l'alba vista dalle colline era uno spettacolo quasi idilliaco, i campi sembravano tingersi di colori rossastri e la luce sembrava più nitida del solito. Aveva scosso la testa prima di infilarsi gli auricolari nelle orecchie e iniziare a correre, le suole delle sue scarpe emettevano un rumore sordo quando impattavano con il terreno seguendo il ritmo della musica che le risuonava nelle orecchie.
Si era corsa per un paio di volte il perimetro del giardino, che sembrava essere addirittura più spazioso di quanto non si fosse immaginata, prima di controllare l'orologio, erano quasi le 8.00, di lì a poco avrebbe dovuto svegliare Vale se volevano effettivamente allenarsi in mattinata, altrimenti sarebbero finiti a non combinare nulla come il giorno prima.
Era rientrata nella villa, dirigendosi in cucina e mettendo su la macchinetta del caffè prima di stiracchiarsi sentendo un paio di vertebre scricchiolare a quel movimento, i problemi del passare la maggior parte della propria vita a lavorare su una moto, la sua schiena iniziava già a risentirne.
Era tornata nella stanza di Vale con tutta l'intenzione di tirarlo giù dal letto, se non fosse stato che il marchigiano non era a letto, ma piuttosto stava uscendo dal bagno dopo essersi fatro una doccia e con soltanto un asciugamano legato in vita. La riminese lo aveva fissato per un paio di secondi, cercando di non fare figure di merda assurde perché lei non stava, assolutamente, dando un'occhiata molto attenta al suo fisico, figurarsi.

"Ti ero venuta a svegliare." Si era limitata a constatare appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla "Ti aspetto in cucina che ho già preparato il caffè." Aveva concluso, prima di uscire dalla stanza.

Aveva già finito di bere il suo caffè e mangiare un paio di biscotti quando Vale l'aveva raggiunta in sala, posandole un dolce bacio sulle labbra prima di sedersi di fronte a lei; la ragazza aveva appoggiato un gomito sul tavolo prima di posare il mento sul palmo della mano e osservare il marchigiano "Quindi oggi passiamo la giornata in pista?"

"L'idea era quella. Perché?"

Caterina aveva alzato le spalle "Per sapere, allora ho fatto bene ad andare a correre, altrimenti non facevo palestra nemmeno oggi." Si era limitata ad osservare, i regimi di allenamento che dovevano seguire erano qualcosa di assurdo, soprattutto in periodo mondiale.

Tra una pataccata e l'altra i due erano entrati nel garage già abbigliati per la gara, quasi un'ora dopo. I check di routine erano stati fatti con attenzione, prima che la coppia si decidesse ad avviarsi sulla pista.

Vale si era voltato verso di lei prima di infilarsi il casco "Facciamo dieci giri per scaldare le gomme. Poi una gara."

Caterina aveva annuito prima di infilarsi il casco e salire velocemente in sella alla moto, le mani guantate avevano accarezzato il manubrio per un secondo prima di dare gas e entrare sul rettilineo della pista. I primi dieci giri erano volati, ormai la moto la conosceva fin troppo bene e sapeva come doveva guidare per riuscire a controllarla al meglio.
Con la gara erano iniziati i problemi, i primi giri erano stati un duello continuo tra lei e Vale, ma già al quinto aveva iniziato ad avere problemi con lo spinning della posteriore, aveva lasciato perdere, continuando a inseguire il marchigiano che si era buttato in un curvone a sinistra, aveva curvato dietro di lui, ignorando completamente la nube di polvere e sabbia che le oscurava la visuale.
Avevano continuato così per qualche giro prima di Caterina decidesse di fare una manovra che, in retrospettiva, era stata una pataccata. Aveva aperto il gas in rettilineo, affiancandosi a Rossi prima di buttarsi nella prima curva a sinistra, il grip dell'anteriore aveva bilanciato per quasi metà curva, ma quando aveva provato a rialzare la moto la posteriore era slittata lateralmente, facendo volare fuori pista lei e la moto da cross. Se di solito al massimo una caduta l'avrebbe stordita in quel momento il suo cervello stava registrando impulsi dolorosi dalla caviglia destra, non era la prima volta che ci cadeva sopra e ormai le ossa erano così fragili che rompersele sarebbe stato meglio. Aveva cercato di muovere lentamente il piede, il dolore era lì, ma era sopportabile, non era rotta per fortuna solo l'ennesima slogatura che le avrebbe dato problemi per qualche ora. Si era inginocchiata sul ghiaione prima di tirarsi in piedi, stando bene attenta a non appoggiare il piede destro, sapeva che poggiarci qualsiasi tipo di peso le avrebbe fatto parecchio male.
Valentino si era palesato accanto a lei poco dopo, doveva aver finito il giro prima di fermarsi.

Una vita ai 300km/h ||Valentino Rossi|| [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora