Le Mans: Whatever it takes

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Non sapeva perché i problemi riscontrati nei primi turni di libere l'avessero sorpresa; era arrivata in Francia aspettandosi il peggio, il peggio non era avvenuto, ma la monotonia dell'avere sempre lo stesso identico problema con la moto iniziava a farsi sentire. Era dovuta arrivare alle qualifiche prima di riuscire a ricavare qualcosa, la pole. Per la seconda volta dall'inizio del mondiale, se poi sarebbe riuscita o meno a sfruttare quel vantaggio dipendeva tutto dalle condizioni con cui avrebbe avuto a che fare il giorno dopo. Dietro di lei Rossi e Zarco, no, non sarebbe stata una gara semplice; pole position o meno.
Tra interviste post qualifiche e il continuo lavoro sulla moto aveva appena fatto in tempo a mangiare prima di crollare sul letto, svegliarsi alle otto la mattina prima di una gara veniva naturale, anche perché il misto di ansia e adrenalina che le stringeva lo stomaco le aveva reso impossibile anche solo sperare di riposarsi propriamente. La colazione nell'hospitality Yamaha era stata silenziosa, la calma prima del Warm Up durante la quale l'unica proccupazione era fare gli ultimi aggiustamenti alle moto prima di provare il passo gara.
Il fatto che ne avesse abbastanza per riconfermarsi come possibile vincitrice le aveva fatto mettere il cuore in pace per il pomeriggio, permettendole di seguire il perfezionamento della moto senza lo stress che aveva provato in Spagna due settimane prima.
L'unico, vero, problema della giornata si era palesato in grid sotto forma della sua ombrellina. Caterina la conosceva, anche fin troppo bene, una di quelle con cui aveva condiviso il letto dopo una delle sue vittorie in Moto2... Claire, forse, o un nome di quel tipo. Ormai non se li ricordava più, del resto i due anni trascorsi in quella categoria erano stati sostanzialmente un susseguirsi di ombrelline e ragazzi incontrati per caso, di storie serie neanche a parlarne, in quegli anni il suo unico obbiettivo era sopravvivere alla solitudine, e per fortuna c'era sempre qualcuno pronto a saltare sul carro del vincitore.
Era salita in sella ancora con il casco sottobraccio, non dedicando più di un'occhiata alla ragazza che stava sorridendo alle telecamere. Si era risistemata i tappi nelle orecchie mentre Max le ripeteva per l'ennesima volta quale fosse la migliore strategia da usare in gara, non che poi lei l'avrebbe seguita; le gare erano dominate dall'istinto e, strategia iniziale o meno, si finiva sempre per portare la moto e le gomme al massimo, almeno finché ne avevano.
Una volta che la pista si era svuotata e aveva preso in mano i controlli per il warm up la sua mente era tornata a essere completamente concentrata, svuotata del tutto dai pensieri che non avessero a che fare con la pista che si srotolava di fronte a lei.
Il fatto che le gomme avessero retto fino alla fine della gara l'aveva sorpresa, dopo quello che era successo in Spagna si aspettava che a cinque giri dalla fine la moto sarebbe stata praticamente incontrollabile. E invece la moto aveva continuato ad assecondarla anche quando, negli ultimi giri, la Yamaha di Valentino si era palaseta accanto alla sua.
La bagarre non era stata epica nel vero senso della parola, ma era la prima volta che si trovava a dover tener testa a Rossi curva dopo curva su un tracciato asfaltato, e quello le era bastato per isolarsi da tutto se non sui movimenti del polso e sullo scalare di marce che si susseguiva sul circuito francese. Il male al polso che era tornato a farsi sentire a metà gara sembrava essere un ricordo lontano, un fastidio ben distante dal distrarla.
Aveva ripreso la posizione da qualche curva quando si era accorta che Valentino non era più dietro di lei, il passaggio sul traguardo aveva confermato i suoi sospetti. Era arrivata prima ma lo aveva potuto fare tranquillamente perché il pilota di Tavullia era caduto.

Le celebrazioni erano state le solite, il giro d'onore per salutare i fan con la sua bandiera in mano e le strette di mano con Zarco e Dani che avrebbero occupato gli altri gradini del podio. Era bello vedere un pilota francese arrivare sul podio in Francia, era passato veramente troppo tempo dall'ultima volta che era successo e sapeva quanto una cosa simile potesse valere per i fan francesi. Ogni piccolo corridore avrebbe dovuto avere qualcuno a cui aspirare, per lei erano stati Rossi, Biaggi e Capirossi, per i piccoli francesi probabilmente ci sarebbe stato anche Johaan.
Tutto le era sembrato incredibilmente più veloce rispetto al solito, aveva fatto in tempo a scambiare due parole con Dani prima che fossero chiamati per salire sul podio e da lì era andato tutto in discesa.
La parte superiore della tuta era stata slacciata tra un intervista e l'altra, l'adrenalina che le scorreva ancora nelle vene e lo sforzo della gara le facevano sentire un caldo che ancora non era arrivato sulla pista francese.

Una vita ai 300km/h ||Valentino Rossi|| [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora