CAPITOLO SETTE
seconda parteClaudio
Ancora assorto nei miei pensieri, sussulto quando qualcuno bussa alla porta ridestandomi da quello stato di trance momentaneo.
Guardo con occhi sgranati Mario, ancora piegato davanti al letto con la mia mano scritta tra la sua.
Mi lancia un'occhiata veloce e poi si alza e "sì?" domanda avvicinandosi alla porta, come se niente fosse.Cerco di richiamare la sua attenzione sbracciandomi, lui si gira a guardarmi e mi fa segno con le mani di stare calmo.
Lui che dice di stare calmo a me, quasi mi sembra di essere in una realtà parallela.Prendo il telefono dal comodino in cui l'avevo appoggiato qualche ora addietro e ne sblocco lo schermo per guardare l'ora: 8:03.
Calmo? Come posso stare calmo?
Il mio turno inizia alle dieci, a quest'ora dovrei essere a casa mia, non qui!Mi alzo dal letto guardandomi attorno cercando una soluzione, mentre la voce al di là della porta parla.
"Mario, come mai non sei ancora sceso a fare colazione? Tutto bene? Posso entrare?", dice una mia collega.Il panico inizia a scorrere nelle mie vene raggelandone il sangue. Raccolgo le mie scarpe ai piedi del letto, guardo Mario e gli indico il bagno per fargli capire di non fare cazzate e che mi sarei chiuso lì, prima di gettarmici dentro e socchiudere la porta cercando di non fare rumore.
"Uhm" lo sento mormorare e sono sicuro si stia grattando il retro del collo in cerca delle parole adatte da dire, "sto bene, mi sono solo svegliato tardi e no non puoi entrare perché sono nudo visto che stavo per andare a fare una doccia!", dice in maniera convincente. Molto convincente.
Butto uno sguardo alla doccia posizionata accanto a me e la mia mente fa un volo pindarico a Mario in quel box, pieno di goccioline d'acqua a bagnargli il corpo completamente privo di vestiti, mentre con un dito mi invita ad entrare in quel piccolo spazio assieme a lui.
"Sì lo so, scendo tra poco anche se non ho fame, a dopo", gli sento dire poi sbuffando. Non so a cosa abbia risposto e sono incerto sul fatto di non saperlo perché la voce non è arrivata fin qui o forse semplicemente perché ero troppo assorto nei miei pensieri dai quali, grazie a Dio, mi ha risvegliato in tempo.
"Puoi uscire se vuoi", mi dice dopo qualche attimo di silenzio in cui probabilmente si è accertato che non ci fosse più nessuno nei paraggi della sua camera.
Prendo un gran respiro e cerco di tornare in me prima di trovarmelo davanti."Claudio parlavo con te! Mi hai sentito?"
"Sì, sto uscendo", gli rispondo poco dopo. Sospiro e poi apro definitivamente la porta.
Quando esco, Mario è seduto sulla sua solita sedia posizionata davanti alla finestra e, come sua abitudine, sta guardando il cielo limpido di questo inizio giornata.
"Hey, ti aspettano giù per la colazione se non ho capito male", gli ricordo vedendolo lì assorto con ancora il pigiama addosso.
"Lo so ma io non ho fame.. scendo tra un po' intanto non devo mangiare e non ho voglia di stare a guardare gli altri", mi risponde atono e capisco che qualcosa è cambiato rispetto a dieci minuti fa quando eravamo su quel letto.
Mi avvicino piano e lo affianco in silenzio.
Lo guardo con la coda dell'occhio per cercare di criptare la sua espressione ma anche quella sembra essere smarrita.
Poggio una mano sulla maniglia della finestra e la spalanco, "così, oltre ad arieggiare la stanza, senti anche i rumori della natura e riesci ad osservarla meglio", gli dico abbassando poi la mano per sfiorargli la spalla.
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Sentimenti Tossici
FanfictionClaudio, Mario e dei sentimenti tossici: per loro non c'è cura.