CAPITOLO VENTIQUATTRO
seconda parteMario
Ci sono due tipi di giornate.
Ci sono quelle in cui il tempo sembra non trascorrere mai. Ogni volta in cui guardi l'orologio le lancette si sono spostate in avanti solo di qualche minuto anche se a te sembrano passate ore. E allora sbuffi e torni a fare quello che stavi facendo, ripetendo la stessa azione poco dopo, quasi in maniera meccanica.
Poi ci sono le giornate in cui il tempo, invece, passa troppo in fretta. Quei giorni belli, intensi, giusti, che ti fanno perdere la cognizione del tempo. Quando guardi l'orologio e sbuffi, questa volta triste, perché sai che quel momento è giunto al termine, mentre tu vorresti non finisse mai.
Ecco: in questo momento sto vivendo la seconda situazione.
Claudio mi ha appena comunicato che dobbiamo rientrare e improvvisamente mi è crollato il mondo addosso.
Da quando, qualche ora fa, gli ho raccontato tutto quello che non ero mai riuscito a dire a nessuno, siamo rimasti qui seduti in questa panchina, abbracciati, a guardare l'altalena dondolare appena, spostata dal vento.
Mi ha stretto a sé, mi ha lasciato sfogare, mi ha ascoltato, mi ha capito, mi ha sussurrato parole dolci all'orecchio e mi ha calmato. Mi ha baciato i capelli e poi la fronte un'infinità di volte, ha assecondato i miei silenzi e infine ha lasciato che mi aggrappassi a lui con tutte le forze in corpo, senza mollare mai la presa.
Siamo rimasti così, in silenzio, tra i suoi baci e le sue carezze, trai miei singhiozzi e le mie mani strette attorno al suo corpo.
E il tempo è passato senza che me ne accorgessi.
Dicono sia questo ciò che succede quando si sta bene con qualcuno o in qualche luogo.
E io, forse, ho semplicemente trovato il mio posto nel mondo tra le braccia di una persona.
Ho trovato casa mia in Claudio.
*
"Claudio!", sentiamo urlare dalla parte opposta della strada, mentre ci avviamo alla comunità fianco a fianco, stretti nelle nostre giacche. Claudio si ferma e, con un sorriso stampato sul volto e scuotendo la testa, grida a sua volta: "Paolo!".
Il ragazzo, più o meno della nostra stessa età penso, ci raggiunge dopo aver attraversato sulle strisce pedonali. Faccio un passo indietro per non sentirmi di troppo mentre i due si scambiano un abbraccio veloce.
"Cosa ci fai qui?", gli domanda il mio educatore, tirandogli un pugno debole e scherzoso su un braccio.
Chi è questo Paolo?
Faccio un altro passo indietro, andandomi a sedere sul muretto alle nostre spalle. Mi concedo qualche secondo per osservare la scena da qui e cogliere ogni singola espressione di Claudio.
È felice come con me non è mai stato.
Ogni volta che lo vedo interagire con persone che conosce e con cui ha a che fare nella sua vita quotidiana e privata, mi rendo conto che con me, in comunità, non si comporta mai così.
Non è mai così spensierato e contento.
"E tu? Non dovresti essere a lavoro?", sento dire ad un certo punto, prima di vedere Claudio girarsi di scatto alla sua destra, dove c'ero io poco prima.
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Sentimenti Tossici
Fiksi PenggemarClaudio, Mario e dei sentimenti tossici: per loro non c'è cura.