Capitolo Trenta

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CAPITOLO TRENTA
finale

Claudio




16 dicembre

La comunità in cui lavoro non mi è mai apparsa così bella.
In realtà, non mi sono mai fermato ad osservarla da fuori. Talmente abituato a viverci dentro, non mi sono mai posto il problema di come appaia agli occhi della gente.

Eppure, adesso che non svolgo il mio ruolo di educatore da quasi un mese, tornare qui senza però entrarci mi permette di guardarla davvero.

È grande, colorata, luminosa.

Proprio come auspichiamo diventino le persone che accogliamo al suo interno.

Proprio come sta diventando Mario.
Grande, colorato, luminoso.

Scendo dalla macchina e mi appoggio contro la portiera a braccia incrociate. Sono così tanto agitato all'idea di vederlo uscire da non riuscire a fermare i miei gesti nervosi come, ad esempio, quello di battere il piede a terra ripetutamente. Mi accendo una sigaretta per provare a calmarmi un po' mentre torno a fissare lo sguardo sull'edificio di fronte a me.

La porta d'entrata si apre e da essa fa capolino la sagoma del mio capo. I nostri sguardi si incrociano, scuote la testa ridendo e poi mi fa l'occhiolino. Ricambio il sorriso imbarazzato. Dietro di lui, Mario.

Getto la sigaretta a terra e mi passo una mano tra i capelli, nervoso ma felice.
Mi allontano dalla macchina e muovo qualche passo verso il cancello ancora chiuso, mentre guardo il signor Aleotti parlare con Mario mentre si avviano piano all'uscita.

È bellissimo. Stretto nel suo giubbotto, gli occhi assonnati ma vivi.

"Guarda chi c'è ad aspettarti!", mi indica il direttore, spostando l'attenzione su di me.
Sorrido. Mario si volta e finalmente i nostri occhi si incrociano. Quanto mi erano mancati quei due pozzi neri!
Lo vedo sussultare appena, sorpreso di vedermi qui, prima di aprirsi in un sorriso immenso. "Ciao", dice lentamente, spostando lo sguardo tra me e il direttore, e mi sembra di vederlo quasi imbarazzato. Mi mordo il labbro inferiore per trattenere una risata mentre Aleotti apre il cancello.
"Ciao", ricambio il saluto non appena me lo trovo di fronte, senza più niente a separarci.
"Buongiorno", saluto poi anche il mio capo, il quale ricambia con un cenno della testa.

"Allora Mario, ti ho già detto tutto prima perciò adesso mi limito a salutarti. A quanto pare ti accompagna a casa Claudio, spero ti faccia piacere", gli dice con tono furbo, "Continua così che sei stato bravissimo in questi mesi! Io ti aspetto qui una volta a settimana, mi raccomando!", lo saluta con una pacca sulla spalla. Mario annuisce e "grazie ancora", gli dice.

"Io torno dentro... Claudio, ti chiamo nei prossimi giorni. Ciao ragazzi!", mi fa sapere e poi se ne va.

Osserviamo Aleotti percorrere la strada a ritroso e chiudersi la porta alle spalle prima di girarci contemporaneamente l'uno verso l'altro. Ci sorridiamo e a questo punto non riesco più a trattenermi. Mi sposto in avanti e lo stringo con forza tra le mie braccia.

"Da questo momento sei ufficialmente fuori dalla comunità, congratulazioni!", gli sussurro all'orecchio prima di baciargli una porzione di collo scoperto. "Sono orgoglioso di te", gli faccio sapere prima di staccarmi e guardarlo in viso. Splende.

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