Capitolo Ventitré 2.0

6.6K 508 56
                                    


CAPITOLO VENTITRÉ
seconda parte

Claudio


Il controtransfert è la reazione dello psicoanalista al transfert del paziente. È una reazione emotiva inconscia, che non ci si accorge di mettere in atto, che ci trascina con sé, e che deve essere elaborata. Per darsi la possibilità di vedere ed elaborare tale potente ed insidiosa dinamica, educatore ed educando devono attenersi a dalle regole che non gli permettono di avere una relazione di qualsiasi tipo al di fuori dell'azione educativa.
Esiste però un altro fattore, ancora più disturbante all'interno di un percorso psicoterapeutico ma allo stesso tempo molto umano, che è il transfert dello psicoanalista. Esso non è una reazione a quanto portato dall'altro, ma una spinta interna dell'analista che, come essere umano, ha bisogni ed aspettative. L'essere consapevole di tali bisogni e l'evitare di riproporli con chi viene in cerca di aiuto è il motivo per il quale moltissimi psicoterapeuti fanno un proprio percorso di psicoanalisi personale.
Esiste, infine, la possibilità che chi aiuta e chi deve essere aiutato si innamorino, e che tale amore non sia il prodotto di transfert o controtransfert (ossia prodotto di un errore tecnico non analizzato), ma sia qualcosa che succede tra esseri umani.
E succede molto di rado, ma può capitare. In questo caso, non ci sono molti modi sicuri per fare questa distinzione e l'unica soluzione è quella di abbandonare la relazione educativa e lasciare passare alcuni mesi, per essere sicuri di quello che si prova e che questi sentimenti non siano nati solo perché dentro un luogo protetto che agevola la comprensione reciproca.

Possibile, quindi, che sia capitato proprio a me? A noi?

Quante possibilità ci sono?

Quale di queste tre cose mi sta succedendo, in realtà?

Il caos regna sovrano e circola nel mio corpo al posto del sangue, rendendomi incerto, stordito e maledettamente confuso.


*


"No, ma non esiste nemmeno un regolamento secondo cui tu possa importunarlo e, se non ho visto male, era proprio quello che stavi facendo", rispondo a tono a Giacomo che mi guarda in cagnesco. Vedo con la coda dell'occhio Mario guardarci un'ultima volta e andarsene.
Dove vai? Aspetta un attimo. Cosa ti stava facendo? Ma questo non è il momento adatto ad inseguirlo per domandarglielo.

"E tu non puoi avere rapporti sessuali con lui", mi dice alzandosi dal divano per essere alla mia altezza.

"E tu non p-", mi blocco di colpo, metabolizzando ciò che mi ha appena detto. Che cosa..?!
"Ma che cazzo stai dicendo?", gli dico arrabbiato e spingendolo per una spalla. Questo ragazzo ha la capacità di farmi perdere il lume della ragione. È più forte di me: non lo sopporto. Allo stesso tempo, però, sto sperando di non aver sentito veramente quello che ho sentito.
Non può essere.
Cosa sa? Perché lo sa? Gliel'ha detto Mario?

"Scommetto tu sappia benissimo quello di cui sto parlando!"

"Assolutamente no e non ti permetto di muovere determinate accuse senza sapere ciò che dici!", gli spiego avvicinandomi ulteriormente a lui, fronteggiandolo.

"Eppure ti ho visto con i miei occhi uscire dalla sua stanza ad orari improponibili...", mi dice con un ghigno stampato sul volto.
Lo prenderei a schiaffi.

"Se sei amico di Mario, come tanto professi, saprai sicuramente che sono stato convocato qui ad orari improponibili tantissime volte da quando è arrivato, non ci vedo nulla di strano", gli ricordo, cercando di farlo ragionare e spingendolo a togliersi dalla testa quell'idea bizzarra - che poi tanto bizzarra non è -. "E in ogni caso non sono cose che ti riguardano, quindi vedi di smetterla subito, di chiedermi scusa e di iniziare a mettere in pratica i consigli che ti ho dato l'ultima volta o giuro che non la passerai liscia!"

Sentimenti Tossici Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora