Capitolo Quattordici

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CAPITOLO QUATTORDICI

Mario

26 ottobre

Il suono della sveglia rimbomba incessantemente tra le mura della mia stanza, svegliandomi lentamente dal mio sonno profondo e finalmente tranquillo.
Allungo il braccio in direzione del comodino in cui è riposta e a tastoni spengo quell'aggeggio fastidioso.
Allungo le gambe, stiracchiandone i muscoli lievemente indolenziti, mentre con l'altra mano tasto il letto accanto a me.

Vuoto.

Come immaginavo.

Mi giro in posizione prona e affondo il viso nel cuscino per soffocare un urlo di frustrazione. Dannazione, Claudio. Perché lo fai?
Perché scappi sempre? Intanto lo so io ma anche te che, prima o poi, ci ricaschiamo.

Sospiro, esausto, e annuso il cuscino impregnato del suo profumo, beandomi della sensazione di averlo ancora nel mio letto.

Odore di maschio, odore di sesso, odore di passione, odore di noi.

Mi mordo il labbro inferiore mentre ripenso a ciò che è successo ieri sera.
A lui incazzato, a lui che prende le redini della situazione; a lui che mi stringe, che mi morde, che mi bacia, che mi lecca; a lui che si muove sulla mia pelle; a lui che mi spoglia e mi rende vivo.
A me che divento vulnerabile sotto di lui; a me che, per la prima volta, non prendo il comando e mi sta bene così; a me che mi lascio toccare e mandare in estasi dalle sue mani su di me.

E sì: questa estasi è decisamente migliore di quella che mi fa provare l'eroina. L'estasi in cui è riuscito a gettarmi Claudio, creandomi confusione mentale e generale, e un senso di calore in ogni centimetro di pelle, non è in alcun modo eguagliabile a quella che provavo assumendo le mie dosi giornaliere.

Claudio è riuscito ad accendermi, ovunque. Dentro e fuori. Destra e sinistra. Davanti e dietro. Dalle punte delle dita dei piedi a quelle dei capelli. Cuore e mente. Organi, muscoli, tessuti, cellule. Era in ogni dove. E lo sentivo.

Solo il fatto di stare pelle contro pelle, senza nessuna interferenza, mi ha fatto perdere il controllo ed entrare in uno stato di trance. Non ci volevo credere, stava succedendo davvero ad uno come me! Uno come lui con uno come me! Io e il mio educatore, lui e il suo educando. Io e lui, in quella situazione! Dio, mi sembrava di sognare.

Nascondo un sorriso - che mi nasce spontaneo - tra la federa del cuscino mentre ripenso a lui che raggiunge l'apice del piacere guardandomi contorcere sotto di lui, grazie a lui, finendo per riversarsi su di me a labbra aperte, rosse e gonfie, bello come il sole, sudato, nudo su di me. E mai fu più facile, per me, esplodere in un orgasmo così forte, davanti a tanto spettacolo.

Un rigonfiamento sempre più ampio ed evidente sta prendendo forma tra le mie gambe a questi pensieri e, prima che sia troppo tardi, decido di alzarmi per andare a fare una doccia fredda, per poi scendere in infermeria per fare gli esami. Sono positivo.

Sì, Claudio. Li faccio per te.


*


Cammino senza meta per i corridoi di questa grande casa, affacciandomi alle varie stanze comuni e, forse per la prima volta, salutando tutti i presenti prima ancora che loro provino a salutare me.

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