Capitolo Quindici

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A Mimmi,
anima bella che ora
brilla luminosa tra le stelle.
Ciao guerriera!

•••

CAPITOLO QUINDICI

Mario

28 ottobre

Tum, tum, tum, tum.

Il cuore batte in maniera incessante provocando un rumore assordante nella mia testa. Un dolore lancinante mi attraversa in lungo e in largo mentre mi porto le mani alle orecchie per cercare di bloccare quelle pulsazioni che rimbombano nella mia scatola cranica, accompagnate da un fischio rintronante. Premo con tutta la forza che ho in corpo ma questo non basta a far cambiare le cose.

Tum, tum, tum, tum.

Il buio che inghiotte la mia stanza.

Tum, tum, tum, tum.

Il respiro affannoso che mi blocca la salivazione.

Tum, tum, tutum, tutum.

Il panico che si espande nel mio corpo.

Tum, tum, tutum, tutum.

L'angoscia che mi trascina negli abissi neri e profondi dove non c'è via di scampo.

Tutum, tutum, tutum, tutum.

Un'ombra che mi aggredisce.

Tutum, tutum, tutum, tutum.

Un urlo di disperazione.

Tum.

La fine.


*


Delle voci, dei sussurri appena percettibili.

Rimango immobile, incapace di muovere anche solo un dito.

Ascolto quei bisbigli senza riuscire a captare quello che stanno dicendo.

Sono morto?

Che poi, infondo, che cos'è la morte?

È solo un altro modo di vivere.
Vivere nei ricordi, vivere nella mente, vivere nel cuore.
Vivere negli spazi, nei profumi, nello scorrere del tempo. Nei gesti, negli sguardi, nelle parole.

Morire è lasciare un po' di noi in chi rimane.
Morire è andarsene ma mai del tutto.
Morire è perdere consistenza e corporeità ma restare presenti.
Sempre.

E allora, a questo punto, non voglio essere morto, come ho invece spesso desiderato.
Se morire significa comunque rimanere, voglio continuare a vivere. E non nei ricordi delle persone, bensì nelle loro vite.

Nella vita di Claudio.

Cerco di capire in quale dei due mondi mi trovo e con tutta la potenza che ho in corpo mi sforzo di aprire gli occhi.

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