Capitolo Nove

5.2K 413 30
                                    


CAPITOLO NOVE
prima parte

Claudio

30 settembre

Mi rigiro per l'ennesima volta tra le lenzuola del mio grande letto, cercando di scacciare via dalla mente tutti quei pensieri che non mi hanno fatto chiudere occhio per l'intera notte.

Passo una mano sotto al cuscino, a pancia in giù, mentre con l'altra mi premo la tempia che da un po' ha iniziato a pulsare.

Me lo merito. Il dolore, intendo.
Anzi, questa emicrania è anche troppo poco forte. Dovrebbe essere direttamente proporzionale alla grandezza del casino che ho combinato: forse così mi sentirei meno in colpa.

Il fatto è che io sono attratto da Mario.
Mi piace e non so nemmeno il perché.
Probabilmente, si tratta di una semplice attrazione fisica, perché sì: nonostante il suo essere minuto, debole e rotto dentro, è estremamente bello. Di una bellezza rara, di una bellezza che ti incanta, di una bellezza che mette in discussione tutto ciò che prima pensavi potesse essere categorizzato come "bello". Poi vedi lui e ti rendi conto che quello era solo un "bello" relativo.

Mario, in realtà, è tanto bello fuori quanto dentro. Ci conosciamo da poco più di un mese ma sento quasi di conoscerlo da tanto, da una vita. Forse per l'attaccamento che ha manifestato nei miei confronti e il suo raccontarsi, seppur a fatica, con difficoltà e astio iniziale, che mi hanno fatto avvicinare a lui in maniera naturale ma profonda.

E più penso a quanto si sia esposto ed aperto con me ieri sera, raccontandomi con dolore e tristezza come la famiglia l'abbia abbandonato, più mi faccio schifo per come io l'abbia lasciato lì, seduto su quella panchina, di nuovo solo.

Io, che dovrei fare tutto fuorché tradirlo.
Io, che dovrei fare tutto fuorché fargli male.
Io, che dovrei solo aiutarlo a superare i suoi dispiaceri e a dominare i suoi demoni.
Io, che dovrei solo stargli accanto.

Mi giro, di nuovo, sbuffando e scalciando le coperte alla fine del letto ormai sfatto per i miei continui movimenti irrequieti. Afferro il telefono poggiato sul comodino per guardare l'ora e dopo qualche istante mi alzo, deciso a prendere qualcosa per il mal di testa e a fumare una sigaretta.
Mancano ancora tre ore all'inizio del mio turno ma ormai non ha più senso stare qui stesi senza riuscire a chiudere occhio.

Mi dirigo in cucina e, come prima cosa, spalanco la porta finestra per far circolare l'aria fresca di fine settembre alle sette di mattina, e subito dopo afferro il pacchetto di sigarette, ne estraggo una e mi dirigo nel terrazzo per fumarla.
Aspiro con forza, fino a farmi quasi mancare il respiro, mentre la mia mente torna alla situazione in cui mi sono cacciato.

Il problema è che ho faticato tanto per essere quello che sono oggi. Ho investito tempo e denaro e ho fatto moltissimi sacrifici per poter studiare e potermi laureare per diventare educatore. È sempre stato il mio sogno e ora che l'ho finalmente realizzato non posso rischiare di renderlo in frantumi per una semplice sbandata.

Perché sì, non può essere altro che una sbandata. Devo solo riprendere in mano la mia vita e continuare per la mia strada, lasciando Mario fuori da questa situazione.

Mi dispiace averlo coinvolto. Aver permesso di farlo sentire coinvolto emotivamente e non solo come mio educando e io come suo educatore.

Purtroppo o per fortuna, però, non sono un robot e capita anche a me di sbagliare.
Capita anche a me di non sapermi controllare.
Capita anche a me di non riuscire a separare due cose che non dovrebbero intrecciarsi.
E infatti è successo: non sono riuscito a scindere vita privata da vita lavorativa.

Quello che mi tormenta più di tutto, però, è che non mi era mai successo. Lavoro alla comunità da due anni e ho sempre agito con professionalità e serietà.

Poi è arrivato Mario.

È arrivato lui ed è riuscito ad annebbiare qualsiasi cosa attorno a me, facendomi perdere il senso di ogni mio agire. E facendomi perdere l'autocontrollo.
È arrivato ed è riuscito ad allentare il mio freno.
Piano ma con forza, si è insinuato nella mia vita sconvolgendo i miei piani, le mie sicurezze e la mia solidità.

E ora non so più chi sono e cosa voglio.

L'unica cosa che so è che non voglio stroncarmi la carriera che ho faticato tanto per crearmi.
Ma anche che non voglio far del mal a Mario: non vorrei mai ferirlo in alcun modo, anche se so di averlo già fatto involontariamente.

Il caos regna sovrano nella mia testa e la mia tempia pulsa in maniera sempre più forte, così, con un'ultima occhiata alla strada ancora vuota sotto di me, decido di gettare il mozzicone e rientrare per prendere una pastiglia.

Dio, in che casino mi sono cacciato?
Non riesco a pensare ad altro.

Poi però ripenso alle labbra di Mario sulle mie, alla sua lingua che si muove esperta e in simbiosi con la mia, come se fossero state create per accarezzarsi a vicenda, e non mi sembra più poi così tanto un errore.

È tutto così strano da rendermi totalmente confuso su ogni singola cosa, anche la più piccola.

Ma, ancora una volta, mi ripeto che è palesemente solo una piccola cotta o una semplice attrazione.
Presto finirà e ne rideremo entrambi, magari prendendoci in giro a vicenda per esserci lasciati andare senza pensare a niente.
Dev'essere per forza così.

Apro il frigo per prendere un po' di yogurt da mangiare per colazione ma il suono del cellulare che squilla cattura la mia attenzione. Afferro il barattolo, lo appoggio distrattamente sul tavolo e prendo in mano il telefono per controllare chi mi sta chiamando alle 7:30 di mattina, dato che i miei amici stanno di sicuro tutti dormendo, ancora.

Leggo il nome del mio capo e mi appresto a rispondere, leggermente preoccupato.

"Ciao Claudio, scusami l'orario, so che probabilmente stavi ancora dormendo... Però qui c'è un problema, abbiamo aspettato quest'orario per non disturbarti troppo presto, ma ora dovresti venire qui il prima possibile, se riesci", mi dice senza lasciarmi nemmeno il tempo di rispondere al saluto.

"Che problema?", chiedo allarmato, "comunque certo, mi preparo e arrivo. Datemi 15 minuti e son lì", continuo.

"Con Mario, Claudio. È abbastanza urgente!".



"Sono talmente perso che
non trovo più me stesso."
(Assenzio - J-Ax & Fedez ft. Stash e Levante)


•••

Ciao a tutte! 💜
Questo capitolo è più corto degli altri e non succede niente tra i due, ma mi serviva per spiegare il punto di vista di Claudio e per far capire che cosa lo blocchi con Mario.
Fatemi sapere, come sempre, cosa ne pensate!
E Grazie per le 20mila letture 😍

SU DI ME:
Visto che in tantissime mi scrivete nei messaggi qui e nei tweet su twitter chiedendomi di svelarmi, ho deciso che alla fine del prossimo capitolo risponderò a tutte le domande che volete farmi, magari scoprite da sole chi sono ahahah usate l'#sentimentitossici così trovo tutte le vostre richieste.
Inizio già da ora, rispondendo ad alcune domande che mi sono state poste:

1. Sei l'autrice di The Tale Of Us o di Senza Fiato?
No, non penso che loro due abbiano problemi a rivelarsi e ad usare i propri profili social per sponsorizzare la loro storia come fatto in precedenza ☺️

2. Hai scritto altre ff clario?
No, è la prima!

3. Puoi pubblicare più spesso?
Pubblico ogni volta che riesco a scrivere, più di così non riesco a fare per il momento 😞

Alla prossima!
Un abbraccio

Sentimenti Tossici Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora