CAPITOLO VENTICINQUEClaudio
20 novembre
Quattro giorni da quando Mario mi ha rivelato tutto sul suo passato.
Quattro giorni da quando mi ha dimostrato di fidarsi ciecamente di me.
Quattro giorni da quando ho sentito di essermi lasciato andare ancora un po' di più con lui.
Quattro giorni da quando ho capito qualcosa in più di Mario.
Quattro giorni da quando ho capito qualcosa in più di me.
Non ho mai provato per nessuno il senso di protezione che sento per il mio educando e da quando mi ha rivelato apertamente tutto ciò che ha subito da piccolo provo il bisogno di difenderlo e di stargli accanto ancora di più di quello che già facevo. Di stargli accanto in ogni attimo della giornata. E so che è sbagliato perché il mio compito non è quello di pressarlo e stargli addosso ma piuttosto quello di aiutarlo ad emergere, a rialzarsi, a lottare, a fidarsi di se stesso e a superare i suoi demoni, ma sento la necessità di assicurarmi che stia bene in ogni momento.
Non ho mai provato orgoglio per qualcuno che avevo al mio fianco, eppure quando abbiamo incontrato il mio migliore amico Paolo è così che mi sono sentito: orgoglioso di Mario e di ciò che è. Orgoglioso di me per aver avuto un uomo come lui al mio fianco per le strade di Verona. Orgoglioso di noi assieme. Orgoglioso di farlo conoscere ad una delle persone più importanti della mia vita.
È così, finalmente l'ho capito. Mario mi rende fiero e quando sono con lui mi sento affiancato da un diamante prezioso.Non ho mai provato così tanta gioia nel vedere i progressi e i miglioramenti di un mio educando. Ho sempre dato il massimo nel mio lavoro e ogni piccolo passo in avanti è sempre stata una sfida per raggiungere il traguardo successivo. Con Mario non ci sono mai state tappe, step, punti di arrivo, traguardi. È stato tutto naturale. Ho seguito una linea di azione d'intervento, ovviamente, ma il più delle volte ho, anzi abbiamo, agito spontaneamente, magari sbagliando, è vero, ma crescendo assieme giorno dopo giorno. E i cambiamenti in lui sono così evidenti ormai a chiunque che il mio cuore rischia di esplodere dalla felicità.
Non sono mai cambiato così tanto come sento di essere cambiato in questi pochi mesi. Quel giorno d'agosto Lui è arrivato qui facendosi subito riconoscere. Nemmeno conoscevo il suo volto e già lo stavo calmando da un attacco di panico. Inutile dire che quando i nostri occhi si sono incrociati il nero del petrolio ha sporcato il verde del mare in maniera permanente e impossibile da eliminare. Ormai il mare si era sporcato ed era destinato già da allora a fondersi indissolubilmente con quel nero. E quante volte avrei voluto prenderlo a schiaffi o insultarlo per quant'è stato testardo i primi tempi, Dio solo lo sa!, eppure non ci sarei comunque mai riuscito perché mi è sempre bastato anche solo il suo profumo per calmarmi. E quando mai mi era successa una cosa del genere? Io, cuore di ghiaccio. Come ci sono finito così? Per non parlare dei suoi capelli. Quanto amo i suoi capelli e intrecciare le mie dita tra di essi? Da quando ha iniziato a lasciarsi andare e piano piano a fidarsi di me credo sia la cosa che più di tutte ho fatto. E, ancora una volta, quando mai mi sono lasciato andare a tante smancerie? Più passavano i giorni più mi affezionavo, e quel ragazzo nel frattempo... si innamorava di me. Di me, che l'ho sempre tenuto distante sentimentalmente, che l'ho ferito per non ferirmi, che gli ho mentito per mentire a me stesso. Eppure tenersi distanti a volte non basta, perché l'amore supera tutto e ora... l'ho capito.
Ed è strano e paradossale, ma mentre aiutavo lui a crescere, crescevo anch'io, imparando tutte queste cose nuove su di me.
E quando mi dice che è solo grazie a me se si sente migliore e cambiato... beh, vale la stessa cosa anche per me.
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Sentimenti Tossici
FanfictionClaudio, Mario e dei sentimenti tossici: per loro non c'è cura.