Capitolo 5:

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Lauren
Mi apre una signora straniera e da come è vestita deduco che è la domestica.
"Salve, cosa desidera?" Chiede appoggiandosi leggermente alla porta d'ingresso.
"Desidererei parlare con i signori Carter." Dico con voce decisa ma allo stesso tempo cortese.
"Lei sarebbe...?" Domanda con tono sospetto e alquanto diffidente.
"Lauren è il mio nome, sono una compagna di scuola di loro figlia, Melanie."
"Si accomodi, vado a chiamare la signora Carter." Dice poi lasciandomi spazio per entrare. Dopo aver chiuso la porta si precipita al piano di sopra per chiamare la padrona di casa.
Nel frattempo io mi guardo un po' intorno.
La casa è elegante, arredata benissimo, anche se non molto modernamente.
Mentre aspetto sono agitatissima, cerco di ripassare le cose da dire e in un modo convincente ma non riesco a trovare le parole giuste. Chissà che figura da imbecille che farò... tanto vale provare, come dice Brian. Così poi avrò la certezza di averle provate tutte per cercare di evitare l'inevitabile.
Vedo la signora Carter scendere le scale. Porta un vestito di un rosso intenso e delle décolleté bianche che risuonano per tutta la casa mentre scende le scale. Sembra di essere ad un incontro di gala.
Dopo aver visto la sua faccia apparentemente severa, anche l'ultimo briciolo di speranza rimasto in me scompare.
"Ciao Lauren, posso esserti utile in qualcosa?" Dopo questa domanda rimango scioccata. O non sa che sono quella Lauren o posso avere qualche speranza.
Mi schiarisco la voce, prendo fiato e comincio.
"Volevo parlarle della denuncia nei miei confronti da parte di sua figlia.."
"Ah si, vieni, accomodati pure!" Esclama conducendomi verso il soggiorno e facendomi accomodare su una poltrona. Lei siede sul divano, proprio difronte a me.
Ha un bellissimo sorriso stampato sulle labbra, come se fosse contenta di conoscermi. Ad un tratto la speranza comincia nuovamente a farsi spazio nel mio cuore e con lei la sicurezza.
Cerco il modo migliore per cominciare il discorso. La signora Carter vedendomi pensierosa dice :" Prego continua pure! Ti ascolto."
"Allora innanzitutto mi scuso di essere venuta qua senza preavviso. Ma, dopo la notizia della denuncia, non sapevo proprio che fare, è stata una notizia alquanto scioccante per me."
"Non ti preoccupare, non c'è bisogno di preavviso per entrare a casa nostra!" Dice sorridendomi e dandomi sempre più sicurezza. Le cose stanno andando meglio di quanto pensassi. Okay ora devo continuare ad essere cortese e convincente, soprattutto convincente, per il bene mio e di tutta la mia famiglia.
"Mi dispiace di aver fatto del male a sua figlia, non era nelle mie intenzioni, le giuro. Non so davvero che mi è preso, probabilmente è stato l'accumulo della rabbia. Perché sa, sua figlia.." Non mi lascia finire e inizia a parlare, o meglio ad aggredirmi.
"Mia figlia avrebbe colpe?! Per quello che hai fatto tu!?" È leggermente irritata, lo si percepisce. Capisco inoltre che non è evidentemente a conoscenza di ciò che fa sua figlia a scuola., ma questo era scontato. Così decido di informarla, sperando che mi creda. prendo forza e sputo tutto, persino i dettagli, rischiando di essere cacciata e di mandare in frantumi la mia vita.
"Mi lasci finire, la prego. So di essere stata io a sbagliare, come ho già detto, però se l'ho fatto c'è un motivo." Ripeto nella mia mente le parole che mi ha detto mia mamma il giorno prima e continuo con il mio racconto.
"Il motivo è che sua figlia non lascia mai in pace me ed il mio migliore amico. Non fa altro che insultarci, assieme ai suoi amici, solo perché loro ci reputano diversi dagli altri. Con questo non giustifico certo il mio comportamento perché non si dovrebbe mai agire con la violenza, ne sono consapevole. Ma quando è troppo è troppo! Lei non immagina cosa si provi ad entrare a scuola e sentirsi denigrati, ogni singola mattina. Possono anche sembrare solo parole ma poi le cose peggiorano sempre, se non si prova a fermarle. Sono venuta da lei per pregarla di non firmare le carte per la denuncia, questo rovinerebbe anche quella poca speranza che ho per il mio futuro. Melanie mi ha detto che mancano solo le firme di lei e di suo marito e poi sarà fatta." Dico tutto d'un fiato. Non so dove possa aver preso il coraggio per dire tutto così velocemente e con un tono molto deciso. Chissà forse la disperazione è in grado di farti tirare fuori davvero il coraggio per vomitare letteralmente emozioni,
La Signora Carter sospira tristemente, chiaramente delusa dalle notizie su sua figlia, che non è l'angelo che credeva.
"Si è vero, mancano le firme perché io e mio marito stavamo ancora pensando se farlo oppure far finta di niente, mettendoci un pietra sopra." Dopo questa affermazione mi si apre il cuore.
"...dato che immaginavamo che lei non fosse proprio un Santa a scuola, visto ciò che ci hanno accennati i professori ultimamente." Continua con un filo di voce.
"I-io" Cerco di parlare ma mi interrompe subito.
"Noi abbiamo cercato di insegnarle l'educazione. Nonché il fatto che siamo tutti uguali, che nessuno dev'essere giudicato per essere diverso da quello che certi affermano la "norma". Ma a quanto pare non lo abbiamo fatto molto bene. Ho fallito ma cercherò di rimediare, per le persone come te, Lauren."
"Possono anche essere state delle brutte compagnie a cambiare sua figlia." Cerco di rassicurala.
"Non so questo, so solo che ultimamente la nostra famiglia sta andando letteralmente a puttane!"
Mi fa molto strano sentir dire una tale parola da una signora così fine, che fino ad un attimo prima pareva una vera e propria aristocratica.
"S-scusa non dovrei coinvolgerti in tutto questo. L-la denuncia. Allora aspetta vado a prendere i fogli, arrivo subito." Dice balbettando e alzandosi alla ricerca di quei famosi fogli. Probabilmente si è accorta di aver sbagliato a dirmi di più sulla loro situazione familiare. Mi dispiace, non per Melanie ma per sua madre, mi sembra una persona tanto a modo e amorevole.
Ho visto che aveva le lacrime agli occhi quando le raccontavo come era sua figlia a scuola. Se lo aspettava, e questo lo ha detto anche a me. Però penso che averne la vera e propria conferma sia una cosa struggente per un genitore che ha cercato in tutti i modi di educare la figlia alla perfezione.
"Eccole queste sono le carte che io e mio marito dovremmo firmare."
"Lo so signora, sua figlia ha fatto irruzione in casa mia circa due ore fa sventolando questi fogli."
È la verità, li sventolava come fossero un premio, o la cosa più importante al mondo per lei.
"Ecco, appena tornerà a casa riceverà una bella sorpresina." Dice. Attende un attimo e strappa in mille pezzi quei documenti, buttandoli per aria. È veramente furiosa, glielo si legge negli occhi. Tutto ciò non mi importa più di tanto, sono riuscita a vincere, ad ottenere ciò che volevo combattendo.
Sono euforica, ma cerco di non darlo troppo a vedere, per educazione,
"Inoltre il mio avvocato mi ha raccomandato che non darà più ascolto a Melanie senza aver sentito il mio parere prima!" Dice alzandosi.
Mi alzo con lei e mi fa strada verso la porta.
"Grazie, davvero grazie, non so come sdebitarmi!" Esclamo con un fantastico sorriso stampato sulle labbra.
"Non devi ringraziarmi." Dice ricambiando il sorriso..
"Anzi, io ti devo delle scuse da parte di mia figlia, per quello che fa a scuola. So che continuerà, nonostante la punizione che riceverà non appena torna. Fatti forza e se succede qualcosa di grave passa da me a parlarmene. Ci tengo, davvero!"
"Grazie, e passerò di sicuro! Arrivederci!" Dico infine uscendo da quella casa con passo trionfante.
Devo assolutamente raccontare tutto a Brian. Ancora una volta lui mi ha salvata! Quanto bene gli voglio!

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