Capitolo 27:

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Lauren:
Sono così agitata per l'appuntamento con Kate che mi alzo di scatto raggiante, nonostante sia ancora presto. Mi lavo e vesto in poco tempo, mentre l'agitazione accompagna ogni mia singola azione.
Prima di uscire mi guardo ripetutamente allo specchio, desidero mostrare il meglio di me, solo per la mia Kate, essendo pur sempre consapevole che lei è già il meglio.
Mi impongo di smetterla di trovarmi mille difetti e decido di uscire una volta per tutte. Sono in anticipo, come sempre.
Percorro lentamente lo spazio che mi separa dal mio ideale di felicità. Stamattina tutto mi pare cambiato, il sole sembra più brillante, le persone più sorridenti e in me si fa strada un brivido di amore mischiato a gioia. Mi sento invincibile, come se nessuno fosse in grado di scalfirmi, non ora che lei è con me.
"Basta Lauren, non c'è niente di cui essere così felice.devi ancora vederla e soprattutto sapere cosa avrà da dirmi." E? come se il mio cervello rimproverasse il mio cuore ogni talvolta che prova ad essere felice e speranzoso. Tutte le delusioni che ho subito non devono chiudermi a future emozioni. Infatti oggi ho deciso di sperare che le cose possano andare diversamente, almeno questa volta, tutti hanno diritto ad avere un po' di felicità, anche se per pochi attimi.
Arrivo alle otto in punto davanti a Starbucks e aspetto.

..


Aspetto a lungo, continuando a controllare sul telefono i secondi passare e passare. Senza mai vedere traccia di Kate.
Dopo più di mezz'ora decido di chiamarla. Nonostante rifiuti la mia chiamata, insisto. Questa volta squilla, ma senza alcun risultato. Ad ogni fottuto "beep" che emette il microfono del telefono il mio cuore sobbalza ma, piano piano, la speranza si spegne e decido di non richiamarla mai più.
Alle nove passate mi arrendo e decido di andarmene, immensamente delusa. Non ho nemmeno voglia di chiamare Brian e chiedergli di farmi da "psicologo". Persino lui si sarà stancato delle mie molteplici sventure. Solo arrivata ad un punto tale di sconforto da non aver più voglia di niente; pianti, compassione, rabbia, incertezze, attenzioni. niente di niente. La vita mi sta svuotando.
Questo comportamento è molto strano, per una come me... andarsene in giro sola, senza cercare nemmeno un briciolo di aiuto e incoraggiamento dalle poche persone che mi amano. D'altronde non voglio continuare a disturbare la vita di Brian e di dipendere da lui; più cresco e più comprendo che è necessario riuscire a reggersi sulle proprie gambe perché in fondo siamo noi l'aiuto che cerchiamo dagli altri.
Sommersa dai pensieri vado a scontrarmi con Hannah, la cugina di Cody.
"Oh scusa, non volevo!" Esclamo nervosa , mentre cerco di raccoglierle i libri caduti a causa mia.
"Vai tranquilla Laur." Il suo tono è dolcissimo, ho sempre pensato che fosse una tipa burbera, invece più la si conosce e più si capisce quanto in realtà l'apparenza possa ingannare.
"Tutto okay?" Chiede lei appena scorge pienamente il mio volto infranto.
"Ehm... si, certo "
"Te invece?" Aggiungo dopo un paio di secondi, voglio star sola ma non voglio apparire scontrosa e scortese con una delle poche che mi ha sempre fatto solo che del bene.
"Abbastanza...stavo andando di corsa da Cody perché, a quanto pare, è successo un casino con Brian."
"Davvero? Non.non ne sapevo niente." prendo il telefono dalla tasca e vedo dieci chiamate perse la Brian. Cazzo, devono aver discusso parecchio.... solitamente Brian non mi chiama, nemmeno nei momenti più bui.
Sono proprio una pessima amica, in un momento di estremo bisogno io l'ho ignorato, totalmente.
"Qualcosa non va?" Chiede poi Hannah vedendomi evidentemente pensierosa e preoccupata.
"È che.ero tanto presa dai miei pensieri che non mi sono accorta delle sue chiamate, del suo bisogno d'aiuto.dev'essere successo un casino tra quei due "
"Già, lo penso anche io. Comunque stavo proprio andando verso il vostro appartamento. Se vuoi venire anche tu per vedere cosa è accaduto.... "
"Si, grazie mille." Rispondo con un sorriso accennato.
"La mia macchina è quella rossa là!" Esclama indicando proprio la macchina sulla quale avevo fatto cadere i suoi libri, che vergogna!
Hannah guida parecchio veloce, non so se sia per l'agitazione o per semplice abitudine. In cinque minuti siamo sotto all' appartamento.
Saliamo rapidamente le scale e troviamo una coppia sulla cinquantina che discute aspramente con Cody e di Brian non c'è traccia, deve essersene già andato dalla troppa rabbia.
"C-cosa ci fate voi due qua?!" Urla Hannah, alquanto preoccupata.
"Riportiamo a casa nostro figlio!" Esclama la donna.
"Io resto qui!!" Insiste Cody. Non l'ho mai visto tanto irritato, solitamente è un tipo pacato, che non farebbe male nemmeno ad una mosca.
"Non se ne parla proprio.o perlomeno non resti di certo qua con quell'altro." Dice questa volta l'uomo con tono di totale disprezzo.
Decido di intervenire assolutamente, non può parlare così del mio migliore amico.
"Innanzitutto quell'altro o come ha detto lei ha un nome, si chiama Brian." Urlo avanzando verso quei due che presumo siano i genitori di Cody.
"Poi, Cody, cos'è successo? Dov'è lui?"
Cerca di parlare ma viene interrotto dal padre che esclama con tutto l'odio possibile:" Chi è questa qua? Una tua nuova fiamma? Eh, Hannah?!" Quanta omofobia si percepisce in così poche parole, sono davvero scioccata.
Questa volta sono io a interrompere Hannah.
"Sono un'amica di Brian e si da il caso che questo sia anche il mio appartamento."
"Beh allora puoi andare pure dietro al tuo amichetto, è andato via pochi minuti fa."
Mi giro verso Hannah come per cercare una conferma sul da farsi, fortunatamente lei coglie al volo quell'occhiata e mi fa cenno di sì con la testa. Lascio tutti in quel casino e mi affretto a cercare Brian, chiedendomi dove mai potrà essersi rifugiato dall'odio incondizionato di quelle persone.
Dopo un paio di secondi mi viene in mente un posto, molto malinconico, dove va quando vuole parlare con suo padre.
Mi reco immediatamente là e lo trovo seduto, in lacrime, sotto a quell'albero.
Appena mi vede urla "Lauren, non è il momento, vattene!"
È evidentemente ubriaco.l'ho visto solo una volta in questo stato.
"Non me ne vado. Lo so, sono un'amica di merda, non ho risposto alle tue chiamate. Però poi Hannah ed io siamo venute a casa e abbiamo trovato Cody che discuteva con i suoi.o almeno credo."
"Si, non ne voglio parlare se è questo il motivo della tua cara visita. "
"Non ti sbarazzi di me così facilmente." Dico con voce autoritaria e mi siedo accanto a lui.
"Dai Laur. .non ce la faccio, voglio stare solo." Biascica con la poca voce rimasta, deve aver urlato davvero molto. Chissà, sarà distrutto dentro.
"Puoi almeno dirmi che è successo o come posso aiutarti?"
"Fa troppo male."
"Raccontare?"
"No, essere diversi."
"Noi non siamo diversi, Brian! Me l'hai sempre insegnato tu, nonostante tutto dobbiamo ricordarcelo sennò la daremo vinta a quelli che non ci accettano per motivi a noi sconosciuti."
"Sai, prima ne ero sicurissimo, ora non lo so più.non so più niente."
"Te mi hai sempre detto ciò, fino a convincermene. D'altronde è la verità e te lo ripeterò finché non te lo ricorderai."
"Sai Lauren, a volte la gente è talmente tanto crudele nei nostri confronti da levarti ogni certezza "
"Lo so benissimo.il punto è che dobbiamo far valere i nostri diritti. loro non sanno come sia difficile lottare, contro i genitori, parenti, compagni, insegnanti, sconosciuti e addirittura amici che la pensano in modo differente dal tuo. Questo è un particolare che pesa tantissimo e che solo noi possiamo capire a fondo. Nonostante ciò tu mi hai insegnato ad essere fiera di me e a non nascondermi. A volte nascondersi pare la soluzione migliore, per un po' di pace e per accettare il consenso di tutti; la verità è che chi vive nell'ombra non vivrà mai con pienezza, non sarà mai felice. Per esserlo bisogna mettersi in gioco, rischiare, non aver paura di essere esclusi, giudicati. perché in fondo chi lo fa non merita nemmeno un tuo sguardo, figuriamoci la tua amicizia."
A quel punto Brian si gira e, con il volto in lacrime, mi sorride. E quel sorriso è un piccolo raggio di sole nella sua faccia e anima in tempesta.
Peccato che gran parte delle persone, tra cui direi anche i genitori di Cody, queste cose non le riescano proprio a capire.

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