Lauren
Sono in camera mia a piangere.
Le lacrime scendono come gocce d'acqua durante una tempesta.
Sono ancora le 11 di sera, ma dopo ciò che è accaduto non ho più voglia di stare in compagnia con nessuno, se non con il silenzio interrotto dai miei singhiozzi.
Non dovevo. Non dovevo parlarle. Non dovevo nemmeno uscire di casa.
È stata una cazzata, come tutto ciò in cui continuo a credere nonostante tutto lo schifo che devo ingoiare, giorno dopo giorno. Ho sbagliato, dovevo ascoltare i consigli di nessuno.
Mia mamma continua a dirmi che devo essere fiera di ciò che sono e mille altre parole incoraggianti. Ma come si fa?! Io proprio non riesco ad essere fiera di me, in nessun campo, in nessun momento, soprattutto quando devo rapportarmi con qualcuno.
Le mie uniche ancore di salvezza sono mia madre e Brian. Gli unici ed i soli con cui io sappia davvero confrontarmi, parlare, vedendomi nei loro occhi migliore.
Quando Brian ha capito che volevo restare da sola, senza che glielo dicessi esplicitamente,è andato via dopo essersi assicurato che non potessi fare davvero delle sciocchezze irrimediabili.
Non doveva finire così la serata, io dovevo divertirmi, bere e fare tutte le cazzate di cui è capace un adolescente in discoteca. Per una sera dovevo sentirmi via, senza pensieri per la testa; per una notte dovevo addormentarmi con un sorriso e non riempire come sempre il cuscino di inutili lacrime.
Ma io no, io devo sempre essere quella "speciale", in ogni singola cosa che faccio.
Questa serata non è stata divertimento per me, è stata distruzione.
Ero entrata in quel locale con l'idea che mi sarei creata nuove amicizie, tra cui quella con Kate, la più desiderata e attesa.
Ma nulla.
La mia vita continua ad essere uno schifo.
Come è sempre stata.
E come continuerà ad esserlo per il resto dei miei giorni. Nulla riesce a cambiare, mai.
Avvolta dalle lacrime ripenso a ciò che è accaduto poche ore prima.
Cerco di levarmi quelle brutte parole dalla testa ma è impossibile, ormai vi sono incise e non diventeranno mai solo ricordi sbiaditi.Poche ore prima:
Vedo Kate precipitarsi in bagno per vomitare.
Mi faccio coraggio ed entro anche io, intenta a darle una mano. Usando la situazione come pretesto per iniziare un vera conversazione, un vero contatto con lei.
Una volta entrata cerco ti tenerle i capelli, cosicché non se li rovini. I suoi capelli a contatto con la mia mano mi danno una sensazione indescrivibile. Sembrano seta, sono delicati come se non volessero far del male alla mia dolce mano, che li accarezza lentamente, come se non avessero mai toccato nulla di più prezioso.
"E chi diavolo sei tu?!" Chiede Kate tra un conato e un altro, con voce stizzita.
"Sono Lauren, ti vedo sempre a scuola, tranquilla sono qua per aiutarti." Dico con tono dolce. Capisco che sia nervosa, dato il suo stato attuale.
"Okay, non so chi tu sia e non ho bisogno di nessun aiuto!"
"A me invece sembra di sì. Sei ubriaca fradicia già alle dieci sera." Esclamo con una lieve risata finale, ma lei evidentemente non afferra l'ironia.
"Vattene! Se insisti sarò obbligata a dirtene due." Urla, allontanandosi il più possibile da me, come se potessi in un qualche modo contagiarla. A questo punto mi crolla il mondo addosso. Perché è così?! Cosa le posso aver mai fatto di male? Ha detto di non conoscermi ma secondo me sa benissimo che sono la diversa.
Spero solo che sia l'alcol e non la mia presenza.
Dovevo iniziare una nuova amicizia ed invece mi ritrovo a fare il contrario, creare nuove rivalità.
Non capisco cosa possa aver sbagliato, credo che abbia sbagliato lei a non accettare il mio aiuto, ma non lo do a vedere e cerco di giocarmi le ultime carte cercando di essere ancora dolce.
"I-io beh io volevo solo parlare un po' e aiutarti, dato che, scusa se te lo dico, ma sei messa un po' maluccio eh!"
Mentre parlo si lava la faccia, senza degnarmi di uno sguardo.
Non ho speranze, so già che la serata finirà male. Sono inesperta, non so cosa aggiungere, sono sul filo del rasoio e me la sto giocando alquanto male.
Non appena finisce di asciugarsi la faccia esclama con tono acido :" Cosa pensavi? Che se avessi accettato la tua amicizia poi te l'avrei data?! Non so neanche chi sei, so solo che sei lesbica e che tutti nella scuola ti odiano. Non voglio avere a che fare con te perché so benissimo che quelle come te pensano soltanto a mettere un po' di lingua in bocca a qualche bella ragazza, con il pretesto di voler essere solo amiche, passando per la parte della poverina e vittima."
Non credo a quello che ha appena detto.
Vedendomi scioccata farfuglia :"Ecco si e ora vedi di lasciarmi stare, o prenderò provvedimenti seri eh!"
Esco dal bagno immediatamente. Non ho ancora metabolizzato la cosa. Sono come sotto shock.
Cerco disperatamente Brian, facendomi spazio tra la folla a suon di spintoni.
Per fortuna dopo poco lo trovo. È seduto al bancone e di fronte a lui c'è Cody. Beh almeno la sua serata è stata a dir poco migliore della mia, penso mentre mi avvicino a lui.
Appena mi vede chiede cosa sia successo ma io lo prego di andare via e nel frattempo una lacrima inizia a rigarmi la guancia.
"Ah, si okay. Ti porto a casa e non mi fermo giusto?"
Annuisco perché non riesco proprio ad aprire bocca. I prossimi giorni gli spiegherò tutto e mi scuserò con lui.
Vedo che saluta Cody con un bacio sulla guancia, ma poi, prima che Brian si volti verso di me, Cody gli stampa un bacio in bocca.
Nonostante tutto sono felice per lui, si merita un po' di felicità.
In macchina Brian non parla, sa che non è il caso, e sarò sempre grata per la sensibilità che ha, soprattutto con me.
Mentre guardo fuori dal finestrino mi riecheggiano in testa le parole taglienti di Kate "pensavi che te l'avessi data", "tutti ti odiano", "sei lesbica so solo questo", "quelle come te non vogliono un'amicizia ma vogliono solo mettere un po' di lingua in bocca, con il pretesto dell'amicizia"
Queste sono le frasi che continuano a risuonare per la mia testa; a fargli compagnia c'è anche il tono con cui Kate ha pronunciato quelle maledette parole, con freddezza, cattiveria pura, quasi odio.
So che le prossime ore, i prossimi giorni, saranno un pianto continuo ed una lotta infinita contro me stessa. Devo ammettere che mi sono ormai abituata, al dolore.
"Ti odiano tutti." Ecco cosa pensa la gente di me. Che sono una lesbica che pensa solo a farsi le altre ragazze, senza dei sentimenti, come se non fossi nemmeno un essere umano. Non devo permettere alle critiche di cambiare ciò che sono veramente; dando troppo peso ai giudici delle vite altrui si finisce per diventare proprio ciò che loro vogliono fare di te, la personificazione delle loro cattiverie.
Arrivo a casa, dò un bacio sulla guancia a Brian in segno di saluto e ringraziamento.
Evito mia mamma che fa mille domande dicendo :"Non era un granché. Mi sono stufata dell solita musica e me ne sono andata. Ora vado che sono stanca."
"Ma Brian?" Sento urlare dal piano di sotto.
"Mhh Brian è dovuto andare a casa." Improvviso una scusa a cui non credo nemmeno io ma per fortuna mia madre non insiste.
Cerco di parlare senza singhiozzi perché non voglio che lei noti come sono ridotta. Per fortuna domani è sabato, i miei non ci saranno ed io starò tutto il giorno a letto a piangere.
Mi stendo sul letto anche se sono solo le undici. So già che questa sarà una lunga nottata. Un appuntamento tra me e il buio che circonda sempre più la mia fragile anima.
STAI LEGGENDO
Inaspettatamente
RomanceLauren, una ragazza di diciassette anni, da pochi mesi ha capito di essere lesbica. Lei e il suo migliore amico Brian, omosessuale, vengono ripetutamente perseguitati dai bulli della loro scuola, dai quali vengono reputati diversi. La protagonista v...