Capitolo 22:

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Lauren:
Le suppliche di mio padre entrano nel mio animo come proiettili, toccando la parte più profonda di me, una parte che solo pochi sono riusciti a sfiorare e, tra quei pochi, c'è anche Kate. Quello che provo per lei è tanto strano e incomprensibile quanto la nostra situazione. Io e lei sembriamo due calamite che cercano in tutti i modi di non subire l'attrazione dell'altra, essendo però consapevoli che tali sensazioni dureranno per sempre, nonostante la distanza, il rancore e chi più ne ha ne metta.
Ma basta pensare a Kate.
"Lauren devi dimenticarla" Questa è la frase che ultimamente predomina nella mia mente.
Ora devo pensare alla mia nuova vita ma soprattutto a mio padre e scegliere cosa fare.
Quando mi ha parlato aveva davvero la voce segnata dalla più sincera delle disperazioni. La stessa voce di un uomo, o meglio di un padre, che, secondo dopo secondo, ha sempre più paura di perdere sua figlia, più importante di quanto io avessi sempre creduto.
Dopo avermi supplicata più e più volte sono riuscita a farlo andar via. Ho bisogno di riflettere, pur sempre in fretta, e averlo intorno non fa altro che confondere le mie idee già di loro molto turbate.
Percepisco ogni secondo e istante nel tratto dal mio nuovo appartamento all'ospedale dov'è ricoverata Melanie. Penso a quale rimorso mi soffocherebbe se, per colpa di un mio ripensamento durato anche solo che pochi attimi, lei non ce la facesse. Sarebbe un altro peso troppo grande per la nuova me infranta, e non posso permettermelo. Ad essere sincera non ho ancora deciso niente, però voglio verificare le sue condizioni e, se lo riterrò opportuno, darò quel sangue, non perché è biologicamente la mia sorellastra ma perché lo farei anche per il mio peggior nemico, e devo dire che Melanie non si distanzia molto nemmeno da questa descrizione.
Arrivo in corsia e vedo subito mio padre con le lacrime agli occhi parlare ad una dottoressa. Resto un po' nascosta per osservare la scena; cazzo se è disperato, sembra addirittura che, anche lui, abbia un cuore da qualche parte. Finito di parlare con la dottoressa si volta e, appena scorge il mio viso, si illumina; d'improvviso le lacrime si ritirano e spunta un certo sorriso sulle sue labbra. Come fossi l'unico raggio di sole nel mezzo della sua uggiosa vita.
Vado da lui lentamente, devo far caso a tutti i particolari, nulla va tralasciato, voglio essere sicura della scelta che farò. Di fare il favore giusto per la persona giusta.
"Lauren, allora... beh, facendola breva, hai deciso che fare?"
"No, se devo essere sincera papà non so che fare. Dopo tutto ciò che è successo, che mi è successo..."
Non pronunciavo la parola "papà" da mesi e ridirla adesso mi fa uno strano effetto, ma mi è uscito naturale.
"E allora cosa ci fai qui?!" Dice alzando la voce.
Ecco, è sempre il solito, non è cambiato per niente dopo tutto. Si interessa sempre e soltanto dei suoi comodi e degli altri non gli importa niente. Mi verrebbe da prendere tutto e andarmene, mandando a fanculo lui, Melanie e tutto ciò che li riguarda.
Cerco di mantenere la calma dicendo, con tono pacato ma al contempo acido: " Certo che se alzi la voce prendo e me ne vado, non ho problemi dopo tutto quello che mi avete fatto voi due."
"Si si scusa, hai ragione." Dice con fare remissivo e come se improvvisamente fosse pentito di tutto.
"Io sono qui per... sinceramente non lo so con precisione, è solo che mi andava di vedere la situazione prima di prendere una decisione così importante."
"Va bene tesoro capisco, però ricorda che non abbiamo molto tempo." Esclama con voce supplicante.
"Lo so, per questo mi sono precipitata qui, dov'è lei?"
"Ti porto nella sua camera."
Mi prende per mano e mi conduce nella stanza. È ampia e abbastanza accogliente, considerando che siamo in un ospedale.
Eccola, è sdraiata con dei strani macchinari attaccati. Non capisco se stia dormendo o no, ma decido di avvicinarmi lentamente.
Mi fa impressione, sembra morta o perlomeno in coma. Alquanto inquietata, mi giro verso mio padre che esclama:" È sempre uguale, è così da quando l'hanno portata in questo posto."
"Ma è in coma?" Dico con la poca voce che mi è rimasta.
"No, i medici dicono che le resta poco e dato che non ha il sangue necessario resta lì, praticamente immobile, come uno stupido soprammobile."
Mi si stringe il cuore. Improvvisamente tutti i torti che ha commesso nei miei confronti lasciano spazio ad un sentimento diverso, pieno di pietà.
Resto lì a fissarla per pochi ma intensi minuti e lei rimane sempre nella stessa identica posizione, come un cadavere. Nel frattempo una lacrima amara si fa strada lungo il mio triste e stanco viso. Sono particolarmente sensibile a queste cose da quando, quando ero piccola, ho visto mia nonno morire lentamente. Ecco, questa è un'altra parte di me che tengo particolarmente nascosta da tutto e tutti, non ne so bene il motivo ma è così e fa male persino ripensarlo.
Ho preso la mia decisione, non voglio che passi un solo secondo perché altrimenti la mia idea potrebbe cambiare. Non so se sia la cosa giusta, ma è ciò che sento di dover fare nonostante tutto. Lasciandomi alle spalle tutti i torti e le prese in giro, comportandomi da vera adulta che sa cosa sia il più profondo e umile perdono.
Esco immediatamente da quella terribile stanza e mi precipito dal primo medico che vedo per chiedere informazioni sul da farsi.

"Eccoci signorina, la terza sacca è piena. Farò ancora un po' male..." Dicendo così stacca l'ago dal mio braccio e fascia leggermente il punto dove hanno prelevato tutto quel sangue.
È stato abbastanza faticoso per me riempire tre sacche dato che sono svenuta varie volte alla vista del sangue. Si, quella del sangue è un'altra paura che mi caratterizza, ma ho insistito ugualmente. Così, mentre il medico faceva il suo lavoro, io ho chiuso gli occhi immaginando come sarebbe la mia vita con Kate. Ho cercato in tutti i modi di non pensarci ma, per adesso, è l'unico pensiero capace di tranquillizzarmi, anche se più idealizzato che mai. Tutto ciò che ho subito, nell'arco della mia giovane vita, mi ha insegnato che, nonostante le mille difficoltà, si deve sempre cercare di scegliere la strada giusta. Tutti i cattivi che incontrerai serviranno solo per offuscarti la via del bene, cercare di portarti nel male, nascondendo il tuo mantello da supereroe. Ma non sempre si è obbligati a dare lo stesso che gli altri danno a noi, sta a noi la scelta, se sforzarsi di fare di più o offrire solo poco di noi, del nostro amore. Facendo così un passo indietro e nascondendo il nostro orgoglio, lasceremo posto al bene e all'amore più puri. Quando ho scelto di compiere questo gesto non ho pensato troppo a Melanie per com'è realmente, ma pensandola come una persona estremamente sola e fragile. Tanto piccola da essere costretta a denigrare e maltrattare persone come me per cercare di sentirsi più grande, mentre non ha capito che è proprio questo a renderla così piccola. Ho pensato anche a me stessa, so benissimo che non riuscirei mai a vivere tranquilla con questa responsabilità sulle spalle. Perciò ho scelto la via più giusta da prendere e sento di aver fatto del bene , non importa a chi, ciò che fa la differenza è di aver fatto ciò che credo esatto. Non sono scesa al suo livello intellettuale estremamente basso; facendo così ho dimostrato in un certo modo di essere superiore, più grande di tutto quello che mi ha fatto.
Mi ricordo una delle poche cose che mi disse mio nonno prima di morire :"Lauren ricorda sempre di essere te, per prima, il cambiamento che vorresti vedere negli altri."
E mi disse anche:" Ricorda inoltre che non è detto che se fai del bene ad una persona quest'ultima lo ricambierà, però lo riceverai in ogni caso, magari da altre persone e tutto sarà alquanto inaspettato ai tuoi occhi."
Avendo 4 anni non colsi subito il senso di quei discorsi ma adesso è tutto sorprendentemente chiaro.
Dovrei rimanere in osservazione, ma voglio andarmene da qua. Non voglio vedere ancora mio padre che mi guarda come se fossi la salvatrice della sua tanto amata figlia. Chiamo Brian per farmi venire a prendere e dopo cinque minuti è già fuori dall'ospedale ad aspettarmi.
Lui non sa niente, per questo durante il tragitto inizio a raccontargli tutto e lui si dimostra davvero stupefatto, ma asseconda la mia scelta.
Arriviamo finalmente a casa ma non è ancora finita, Kate è lì, davanti alla mia porta di casa, ad aspettarmi. Non ne so il motivo. Appena mi vede si illumina e, appena ho la forza necessaria, esco dalla macchina e le vado incontro.

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