Capitolo 38:

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Lauren:

Rimango folgorata dalle parole di Kate ma soprattutto dalla più pura sincerità con cui le ha finalmente liberate dal suo cuore. Non avrei nemmeno osato immaginarla così, a nudo davanti a tutta la scuola, ma con lo sguardo costantemente rivolto verso di me. Si dice che per amore si possa essere disposti a tutto, alle più grandi delle pazzie, ma non l'avrei mai creduta capace di ciò, nemmeno per se stessa. Ho un ammasso di idee nella testa che non mi lasciano respirare, sono frastornata dalle mille emozioni che Kate ha emanato per me ed ora io in mezzo alla folla ne sono avvolta. Prima che me ne possa rendere conto Kate ha finito il suo bellissimo discorso ricevendo molti applausi d'incoraggiamento; devo ammettere che mi sarei aspettata i soliti cori omofobi urlati da gran parte della scuola, ma forse qualcosa sta davvero cambiando qua dentro.

Brian mi scrolla per cercare un qualsiasi mio segnale di vita e così vengo immediatamente riportata alla realtà.
"Devi andare da lei, dopo tutto questo parlatevi almeno!" Urla Brian a causa del volume assordante della musica che, subito dopo la fine del discorso di Kate, ho ricominciato a suonare più forte che mai.
Mi guardo intorno e vedo che tutti si sono già scordati di Kate e me, ora posso andare a cercarla per parlare con un po' di intimità.
"E' corsa in bagno subito dopo essere scesa dal palco, speriamo sia ancora lì, su corri Laur."
Non aggiungo altro e mi affretto a cercare tra la folla il mio angelo, colei che sa farmi dannare come un diavolo, ma forse è proprio questo il vero fuoco d'amore che alimenta le nostre vite, che lo vogliamo o no esso ci seguirà sempre, anche a miglia di distanza...
Mentre spintono sconosciuti per arrivare al bagno, mi domando cosa sarò in grado di dirle, dopo così tanto tempo e tanti segreti che non abbiamo avuto il coraggio di confessarci, forse perché troppo piccole e spaventate da un sentimento così grande per noi, spaventate da un mondo che non riuscivamo a capire, ma di cui, a differenza di adesso, cercavamo l'approvazione.
Immersa nei possibili discorsi da fare a Kate ed essendo la scoordinazione in persona, affrettata apro la porta del bagno e colpisco qualcuno in pieno, quasi al punto da farlo cadere. Mi volto immediatamente per scusarmi, ma posati su di me non erano degli occhi qualunque, erano i suoi occhi, quelli che riconoscerei in mezzo a mille sguardi e, dalla loro luce, saprei vederli anche al buio.

"K-Kate, stavo proprio cercando te, volevo parlarti, poi la mia agilità si è un po' messa in mezzo. Scusami davvero."
"Laur, non ti devi scusare, certo non è stata l'entrata in scena cavalleresca tipica dei romanzi,ma mi accontento!" Dice accennando un sorriso, ancora timido e sulle sue.
Poi prende un respiro e aggiunge: "Sono contenta che tu voglia parlarmi, non ci speravo più. Sappi che, se vorrai ascoltarmi, io oggi sono qua per dirti tutta la verità, perché è solo ciò che meriti. Non ti chiederò perdono o pietà, voglio solo che tu capisca di cos'è fatto tutto quello che provo per te e perché mi sono dovuta allontanare in modo così drastico, la cosa che meno avrei voluto al mondo. Allora, sei pronta per ascoltare la mia storia?"
Intimorita dal futuro, ma consapevole di meritare una volta tanto un po' di sincerità che schiarisca tutta la nebbia accumulata in me, rispondo :" Sempre."

Più Kate va avanti con la vera storia della sua vita, più brividi e lacrime scorrono sulla mia pelle. Mai avrei immaginato tutto questo tormento, a cominciare dal suo interiore, per riuscire ad ammettere a se stessa di provare qualcosa per me.
"...ho persino provato ad andare a letto con i miei ex, ma dopo di te tutto il resto sembrava pura noia, e non ne capivo il perché."
"...quando ho capito che così facendo avrei danneggiato non solo me stessa, che ormai consideravo del tutto persa, ma avrei fatto del male a te, Lauren e non me lo potevo permettere, sono scomparsa dalla tua vita."
"Avrai sempre pensato al mio come ad un atto di egoismo e infantilità, visto che non sono riuscita nemmeno a dirti la verità in faccia, ma con una stupida lettera confusa. I problemi erano e in parte sono ancora più grossi di me..."
"C'è dell'altro vero?" Non ne so il motivo ma dentro sentivo che ciò che l'ha spinta ad abbandonare la sua vita fuggendo lontano, è molto più di quanto detto finora.
"Purtroppo si, la parte più complicata."
Prende un po' di fiato e, spaventata, inizia.
"Sono malata. Odio dirlo, mi fa sentire così fragile e piccola davanti alla vita che sento ogni giorno più scura e distaccata da me. Sei la prima persona alla quale riesco a confessarlo senza troppi giri di parole e quegli odiosi termini che usano i medici per non farti capire direttamente qual è il tuo infame destino. L'ho saputo non appena Stephen ha fatto irruzione in casa mia e non ci ho capito più nulla. nella mia testa frullavano tutte le cifre sballate degli esami, la terapia di un anno con un ricovero di almeno una settimana al mese. L'ultima cosa che avrei voluto era che tutti mi vedessero nelle condizioni in cui ero a Londra, ma soprattutto non avrei mai voluto che lo fossi venuta a sapere tu, Lauren. Pensare che avrei potuto non vederti mai più era il mio più grande incubo, che mi sono portata dietro per tutto il tempo. Però ho deciso di scappare, accettando le imposizioni di mia mamma, fingendomi innamorata di Stephen che si sarebbe preso cura di me esattamente come se fossi stata sua moglie. E devo ammettere che così è stato, ma non sono mai stata innamorata di lui. Credo che ne fosse a conoscenza, però mi ama troppo per ammetterlo a se stesso ed io me ne sono approfittata. Finché non ho sentito che nascondere i miei sentimenti per te mi faceva male, anche fisicamente, così gliene ho parlato circa un mese fa. Nonostante questo, lui è restato al mio fianco durante le terapie e mi ha portata qua, per poterti vedere.
Sai, ero convinta che andando così lontano, con il tempo, ti avrei pensata di meno, avrei cercato meno di ricordare quei momenti passati insieme, ormai sempre più sbiaditi; ma così non è stato. Il filo che tiene legati i nostri cuori non si è mai spezzato, nonostante io, lo ammetto, le abbia provate tutte. I primi giorni ti avevo impressa in testa, non mi volevi proprio lasciare andare via. Continuavo a chiedermi se avessi almeno letto la mia lettera o se l'avessi semplicemente ignorata. Mi domandavo ogni giorno cosa potessi pensare di me, dopo tutto quello che non ho saputo darti. Andando avanti con il tempo sentivo che forse ti avrei potuta anche dimenticare, che sciocca illusione. Certi giorni, viste le terapie e i tentativi di continuare gli studi, il tuo pensiero mi sfiorava dolcemente. Ma proprio quando volevo illudermi che fossi solo un capitolo chiuso, la tua presenza bussava e irrompeva nella mia vita. Con questo monologo non voglio impietosirti, volevo che sapessi tutta la verità, tutto quello che ti ho sempre nascosto per paura o egoismo.
Sappi ancora una cosa Lauren, io ti amo e ti amerò come non l'ho saputo fare quando già ti amavo ma non volevo ammetterlo."

Rimango impalata davanti a lei senza saper che fare o dire, il caos domina, a partire dalla mia mente, che sta ancora cercando di metabolizzare le informazioni ricevute, per arrivare al mio cuore che sembra aver ripreso vita dopo le ultime frasi pronunciate da Kate. Emozioni, novità tanto inaspettate da lasciarmi senza parole. Vorrei risponderle, vedo nei suoi occhi la ricerca di una reazione in me, ma non ci riesco, sono come pietrificata e parlare in un momento come questo vorrebbe dire rovinare tutto. Dopo i suoi discorsi poetici e ben pensati io, adesso, saprei solo dirle stupidaggini, e non è quello che merita.

Dopo un paio di minuti di silenzio, aggiunge:" Con tutto questo non voglio coinvolgerti nel luna park mortale che è la mia vita, non te lo chiederei mai, tengo troppo a te per farti vivere in questo modo. So che ti sei rifatta una vita e magari il mio pensiero non ti ha mai più sfiorato finché non ho fatto di nuovo irruzione nella tua vita stasera. Ripeto, volevo solo tu sapessi la verità. Domani mattina partirò di nuovo per Londra, se mi vorrai parlare saprai dove trovarmi."
E così, quasi delusa, si volta per andarsene.
Perdere il contatto diretto con i suoi occhi mi fa immediatamente accendere un fuoco dentro che mi porta, istintivamente, a prenderla per il braccio, bloccandola lì con me.
La distanza tra i nostri volti è minima, le mie mani la stringono come a dirle "non andatene, non proprio ora", i nostri occhi si immergono gli uni negli altri come non facevano da troppo tempo.
Così, forse per la sua storia o perché finalmente la sentivo di nuovo tra le mie braccia, la bacio.
Un bacio strano, che trasmetteva tutte le mancanze e la voglia estrema di questo contatto, vivo e finalmente sincero più che mai.
"Lauren io non riesco a lasciarti di nuovo. Ma devo."
Appoggio la sua testa alla mia spalla e, accarezzandola, riesco a far uscire dalla mia bocca solo una tra le milioni di cose che avrei da dirle:" Non ti lascerò sola, non ora né mai. Un futuro senza te mi spaventa molto più che affrontare la tua malattia e superarla, insieme."
"No Laur, non posso chiederti questo."
"Non mi hai chiesto nulla, sono io che ti porto con me a Londra per uscirne più forti di prima, sempre in due."
La prendo per mano e andiamo verso un futuro del tutto incerto, difficile e pieno di imprevisti, ma con un'unica certezza: saremo insieme.

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