11. Un triste addio

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Quel bacio, così passionale e dolce, mi aveva completamente scombussolata. Non pensavo che potesse piacermi tanto sfiorare le sue labbra, sentirle sulle mie con trasporto e amore, erano sensazioni del tutto nuove per me. Ero emozionata, spaesata, felice e al tempo stesso triste. Non ero sicura dei miei sentimenti, mi parevano confusi, contrastanti e non volevo ferirlo, non volevo farlo stare male, non a causa mia. Sentivo che, dopo quel giorno, il nostro rapporto sarebbe inevitabilmente cambiato.

«Perché?» Furono le uniche parole che riuscii a pronunciare. «Perché non l'hai fatto prima?»

«Non ne avevo il coraggio» rispose sincero.

«Tu, tu mi, mi ami?» chiesi titubante, avevo paura di conoscere la sua risposta, ma dovevo sapere.

«Sì, penso di amarti da sempre.» Mi guardò con malinconia, riavvicinandosi a me, ma senza toccarmi, voleva solo starmi accanto. «Il tuo sorriso è una droga, i tuoi occhi grandi mi fanno impazzire. A volte li guardo e sono carichi di emozione, proprio come in questo istante. Mi ci perderei ore e ore a scrutarli...»

«Perché allora hai aspettato anni per, per rivelare ciò che provavi?»

Ero arrabbiata con lui, non per il bacio e neanche per le sue meravigliose parole d'amore, ma perché aveva atteso tanto e troppo, impedendomi di conoscere i suoi sentimenti.

«Perché adesso ti sto perdendo.» I suoi occhi verdi come il mare erano lucidi. Una lacrima scivolò sul suo volto perdendosi nella barba. Una parte di me si sentì come morire. Quella dichiarazione era maledettamente triste.

«Non mi perderai, Steven.»

«Ma non potrò vederti tutti i giorni. La sera quando avrò voglia di guardare un film, tu non ci sarai. Le nostre chiacchiere, le nostre uscite, le nostre risate... sparirà tutto» si bloccò per afferrarmi la mano e farla sua un'ultima volta, prima di doverci salutare. «Lascerai un grande vuoto, ma non importa e sai perché? Perché tu sarai felice qui a New York.»

I miei occhi si offuscarono per un attimo. Strinsi forte i denti per trattenere le lacrime, non volevo farlo stare ancora più male. Lui mi stava lasciando andare e lo stava facendo per vedermi felice.

«Continueremo a sentirci. Ti manderò orribili foto e tu sorriderai vedendo le mie facce buffe. Il nostro legame è forte, non sarà New York a farmi dimenticare di te» affermai nervosa, mentre cercavo inutilmente di rendere quel momento meno difficile.

«Lo spero tanto, Belle, ma non sono sicuro più di niente. Un anno fa pensavo di poterti avere sempre con me e guardaci ora... Volevo essere il tuo ragazzo, ma tu mi vedevi solo come un fratello. Avevo paura di rovinare tutto e probabilmente l'ho appena fatto.»

«Non dire così... quel bacio non ha rovinato nulla.» Arrossii ripensando alle emozioni provate. «Ti voglio così tanto bene, che mi spezza il cuore pensare che da domani...» non riuscivo a trovare le parole per completare quella stupida frase.

«Anch'io te ne voglio, Belle, ma non mi basta.»

«Lo so, e mi dispiace non poterti dare delle certezze, è che... non credo di nutrire i tuoi stessi sentimenti» mormorai, pentendomene quasi subito. Anche se quel bacio mi aveva attratta a lui, avevo bisogno di tempo, di tempo per comprendere la natura di quelle mie emozioni. «Ma a noi due ci tengo e non voglio perdere il nostro rapporto d'amicizia.»

«Scusami, non avrei dovuto baciarti.» Appoggiò una mano sui capelli, lo sentii sospirare, guardare il cielo con gli occhi lucidi. Quando tornò a posare le sue iridi su di me, notai in lui dell'angoscia, qualcosa simile alla paura.

Cosa potevo fare, cosa potevo fare per non farlo sentire a disagio con me? Con me che ero la sua migliore amica e che, pur non condividendo gli stessi sentimenti, avrei fatto qualsiasi cosa per vederlo felice.

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora