74. Che la sfida abbia inizio - II Parte

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«Forza, Belle, mostra il tuo abito al pubblico, ti stanno aspettando. La tua famiglia non vede l'ora di vederti. Avanti, non aver paura!»

Annuii alle parole di Norah e lentamente mi accostai all'entrata della sala, lo scenario mi copriva la visuale, ma per fortuna da quella posizione potevo scorgere Mathieu. Sorrisi quando notai la sua espressione incantata. Oh... se lo amavo...

Inspirai e abbandonai le mie sostenitrici personali per dirigermi in prossimità della scaletta. Espirai e mi appoggiai sulla ringhiera salendo i tre gradini con calma. Il ritmo di quella canzone era davvero rilassante. Quando entrai in scena, le luci azzurre e violacee dei fari mi abbagliarono per qualche secondo, ma la mia voce registrata, che descriveva sicura l'eleganza di quell'abito che vestivo, mi riportò a ciò che dovevo fare. Sorrisi e incominciai a percorrere il lungo tappeto nero, gli applausi delle persone accompagnarono la mia camminata per una buona trentina di secondi. I miei occhi vagarono tra quei volti, alla ricerca di mia madre, ma il primo viso che ritrovai fu quello di Steven.

Il cuore scalpitò più volte per l'emozione, ricordandomi ancora una volta quanto fosse importante per me il mio amico.
Le sue iridi verdi mi trasmisero una sensazione familiare di sollievo. Le mie labbra si sollevarono leggermente quando scorsi anche Kristin accanto a lui, ero felice per loro. Lo ero davvero, non provavo più nessuna forma di gelosia, il che era strano considerando che solo due mesi prima avrei potuto incenerire la simpatica ballerina di tango con una sola occhiata.

Quando arrivai all'apice del palco, intravidi anche mia madre, Harry, nonno Gerard, Louise e Nathan. C'erano davvero tutti ed erano lì per me, per sostenermi con il loro immenso amore.
Deglutii commossa, ero veramente felice. Lo ero sul serio, non mi importava molto degli applausi, dello sguardo stupito dei giudici, ma solo della mia famiglia e dei miei amici. Quello era un sogno che si realizzava non solo per me, ma anche per tutti loro. Che mi erano stati vicini quando nervosa avevo rifiutato la partenza per New York, quando scoraggiata avevo visto il mio volo per la città dei sogni partire senza di me. Mi avevano accompagnata nei momenti di resa e mi avevano spinta a dare il meglio di me sempre. Mi avevano appoggiata in ogni mia scelta e avevano rispettato i miei tempi a volte un po' troppo lunghi. Loro c'erano e tutto il resto contava realmente poco. Restai a fissarli grata per qualche minuto e poi a malincuore mi voltai per tornare indietro.

Quando però arrivai alla fine del tappeto, lì tra quella gente vidi Jonathan, mio padre. Ci guardammo intensamente, i suoi occhi lucidi racchiudevano un miscuglio di sensazioni, pareva nervoso, a disagio, triste, ma soprattutto meravigliato, almeno fu quello che mi sembrò di capire. Subito dopo, quando ebbi terminato la sfilata, corsi nello spogliatoio alla ricerca di un appiglio. Le braccia di Norah e Yvonne mi circondarono giusto in tempo, stavo per crollare, lo percepivo, perché le forze mi avevano abbandonata nell'attimo esatto in cui avevo visto Jonathan.

«Sei stata grandiosa!» gridò Norah, staccandosi da me.

«Già, li hai stesi tutti con il vestito... Cavolo, devo correre, ritocca a me! A dopo, ragazze!»

Tremante mi sedetti su una delle sedie del camerino, diedi un'ultima controllata a Yvonne e al vestito. Era divina: sul capo era poggiata una coroncina di fiori, dove aveva arrotolato alcune ciocche di capelli, gli altri, leggermente ondulati, ricadevano sulla sua schiena.
L'abito che avevo creato su misura per lei scendeva morbido sulle sue forme esili. Lo scollo le fasciava le spalle e il seno, incorniciandolo con eleganza. La vita era tenuta ferma da tre sottili nastri di raso, quello centrale era adornato con dei fiori in rilievo, che richiamavano i disegni del tessuto. Il resto del vestito cadeva liscio avvolgendo i fianchi e le gambe, dandole l'aspetto di una ninfa. Le spalle e le braccia erano nascoste da un velo ricamato estremamente fine. Il tessuto era color lavanda, un lavanda chiaro che tendeva al lilla e si sposava perfettamente con la carnagione diafana di Yvonne e ai suoi folti capelli neri. La coroncina che teneva in testa l'avevamo fatta realizzare da un fioraio. Al suo interno c'erano fiori di lavanda e piccole camelie bianche, era molto raffinata e anch'essa romantica. Le sorrisi, mentre usciva dallo spogliatoio allegra, non avrei potuto desiderare una modella migliore...

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora