15. Nervi Tesi - I Parte

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Era giunto il mio primo giorno di lavoro in sartoria e l'ansia iniziava a farsi sentire, avevo lo stomaco completamente chiuso. Quando raggiunsi la cucina, diedi un'occhiata veloce alle pietanze, ma perfino la torta al cioccolato non mi ispirava, così mangiai qualche biscotto e una mela. Sostituii il latte con una tazza di camomilla calda e un po' di miele, avevo bisogno di rilassare i nervi e scacciare via l'agitazione.

«Ehi, Belle... Pronta per il tuo nuovo lavoro?» domandò Nathan cogliendomi di sorpresa, doveva essere entrato in cucina senza far rumore, con discrezione, come era solito fare.

«Insomma, in questi tre giorni di prova non sarà facile esaudire la richiesta di Norah» dissi piano, sorseggiando la mia camomilla.

Nathan mi trasmetteva da sempre un senso di soggezione, anche quand'ero venuta da bambina a New York, ed era impossibile non notare le differenze tra lui e sua moglie. Louise era molto più socievole e ospitale, mentre suo marito se ne stava spesso in silenzio quand'era a tavola con noi, unico momento della giornata che sembrava trascorrere in compagnia. Nei giorni precedenti lo avevo visto passare il suo tempo libero nello studio della casa o nell'orticello in giardino. Forse non era abituato alla presenza di ospiti o forse era una persona introversa come me. Per quel motivo apprezzai tantissimo il suo interesse nei miei riguardi.

«Quale richiesta dovrai eseguire?»

Terminai la mia camomilla e mi apprestai a lavare la tazza con le posate che avevo utilizzato. Mi sembrava giusto aiutarli con le faccende di casa. Quando vivevo a Portland mi occupavo io delle incombenze quotidiane. La mamma era sempre via per lavoro e il nonno, dopo la morte di nonna Mary, era diventato pigro. Aveva perso un po' della sua linfa vitale, pur rimanendo una persona positiva e speranzosa.

Ammiravo il suo tentativo di andare avanti con ottimismo nonostante la perdita della nonna. Quest'ultima era stata l'unica donna della sua vita e il suo grande amore. Avevo sempre invidiato il loro legame forte, avevano un rapporto bellissimo. Trasmettevano fiducia e felicità. In cuor mio desideravo un amore raro come quello dei miei nonni. Un amore speciale, fatto di amicizia e di rispetto reciproco.

«Devo cucire un vestito da sera.» Ritornai alla domanda di Nathan, mettendo da parte per un attimo la nostalgia verso i nonni.

Mi stavo abituando pian piano alla morte della nonna, ma sapevo che per quanto ci provassi, non sarei mai riuscita a dimenticare i momenti passati con lei. Le volevo davvero tanto bene e le ero grata per tutti gli insegnamenti che mi aveva donato. Una piccola lacrima di commozione mi punzecchiò l'occhio destro, detestavo piangere, ma pensare a mia nonna mi faceva quell'effetto. Pensare di non poterla più abbracciare, raccontare le mie giornate a lei o semplicemente mostrarle un mio nuovo lavoro era davvero doloroso.

«Bella richiesta, pensi di portarla al termine?»

«Non so...» risposi, asciugando velocemente la lacrima.

Non ne avevo la più pallida idea di cosa sarebbe accaduto in quei tre giorni, ma di una cosa ero certa: mi sarei impegnata a fondo per realizzare quell'abito.

«Alla tua età frequentavo l'università e per guadagnare qualche soldino extra mi presentai in una macelleria del Bronx. Ricercavano un apprendista.» Mentre pronunciava quelle parole, un leggero sorriso sulle labbra di Nathan catturò la mia attenzione. Incuriosita, mi misi a sedere accanto a lui.

«E come andò?»

«Il secondo giorno di lavoro mi tagliai metà dito. Ho ancora la cicatrice di quella piccola distrazione.» Sfiorò con il pollice la punta dell'indice sinistro: c'era un segno quasi impercettibile appena sopra l'attaccatura dell'unghia. «Quando arrivai in ospedale, ad assistermi trovai una bellissima infermiera tirocinante. La donna della mia vita...»

«Quell'infermiera era Louise!» risposi trepidante. Non ebbi bisogno di una conferma, trovai risposta negli occhi limpidi e innamorati di Nathan.

 Non ebbi bisogno di una conferma, trovai risposta negli occhi limpidi e innamorati di Nathan

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Una volta preparato tutto, uscii di casa con un falso sorriso sulle labbra. Dovevo sforzarmi di essere positiva, non erano ammessi pensieri negativi. Presi il solito bus diretto a Manhattan, era meno affollato della mattina precedente, così decisi di avviarmi verso gli ultimi posti alla ricerca di uno libero. Erano quasi tutti occupati dagli studenti e da alcuni anziani. Stavo per rassegnarmi a restare in piedi, quando i miei occhi incrociarono lo sguardo dello stesso ragazzo moro del giorno prima.

Mi lanciò un'espressione eloquente e con la mano spostò il suo zaino dal sediolino di fianco a lui al pavimento. Mi stava per caso offrendo un posto? Arrossii nervosa, l'idea di sedermi accanto a un ragazzo che non conoscevo m'imbarazzava, soprattutto m'imbarazzavano i suoi occhi scuri, attenti e curiosi.

Ignorai il gesto, continuando ad attraversare il corridoio. Probabilmente avevo perso l'unica occasione di sedermi, ma pazienza. Senza rimuginarci troppo, mi appoggiai a una parete del bus. Ripensai alla chiacchierata con Nathan, mi aveva aiutato in un certo senso a distrarmi dalle mie preoccupazioni, non per molto però, ero di nuovo agitata.

Sospirai e rivolsi il mio sguardo al ragazzo moro, stava fissando la strada, con la testa accostata al vetro, aveva riappoggiato lo zaino sul posto vuoto a fianco a lui. Rimasi a osservarlo ancora per poco, perché a un tratto lo vidi voltarsi. I nostri sguardi si incrociarono una seconda volta, percepii come una scossa alla schiena e d'istinto abbassai il capo per tornare a concentrarmi sui miei pensieri.

Avevo paura di fallire e di non essere assunta. Era il mio primo lavoro, il primo giorno e mi aspettava una prova importante. Sentii lo stomaco far rumore e un nodo in gola fastidioso che conoscevo bene. Odiavo quella sensazione di malessere e di nausea. Decisi allora di concentrarmi sul progetto per non dare importanza alla paura.

Progettai a mente il cartamodello del vestito: dovevo disegnare una gonna a ruota, un corpetto base con lo scollo a cuore e il taglio sotto al seno. Giunta alla mia fermata, mi sentii più tranquilla. Meditare sul modello mi aveva aiutata a distogliere l'attenzione dalle mie paranoie.

Ben fatto, Belle! Continua così!


Angolo autrice:

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Angolo autrice:

Buon pomeriggio, volevo ringraziarvi nuovamente per il sostegno che mi state dando. Ringrazio tantissimo tutti i lettori, compresi quelli più silenziosi.
Per me è sempre fondamentale conoscere il vostro parere sulla storia.

Mi dispiace di aver interrotto il capitolo a metà ma, essendo molto lungo, ho deciso di dividerlo in due parti. Giovedì pubblicherò la seconda parte ♥.

P.S. C'è qualche personaggio che vi manca e vorreste rivedere nei prossimi capitoli?
Un bacione a tutti voi 😘 e a giovedì!

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora