31. Appuntamento notturno

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Mi svegliai sudata e furiosa con me stessa, avevo sognato Mathieu e Steven contemporaneamente e avevo baciato entrambi.

Che mi stava prendendo? Sì, quel bacio dato a Mathieu nel sogno mi era piaciuto e anche tanto, ma non era normale confondere il mio amico di sempre con un ragazzo che conoscevo da poco. Inoltre, dovevo smetterla di chiamare Steven "amico". Era chiaro a tutti che, dopo il nostro primo bacio, il rapporto fra di noi era cambiato.

Dovevo accettarlo e andare avanti: io e Steven non eravamo più gli stessi, lui stava prendendo una nuova strada. Al contrario, il mio cuore era in confusione e in balia dei miei sentimenti.

Guardai l'orario e poi Daphne sdraiata a fianco al mio letto. Erano le sette di sera, avevo dormito tanto e non solo ero in ritardo, ma anche stanca.

Nervosa, mi alzai dal letto, un orribile torcicollo mi costrinse a frenare i miei movimenti, avevo circa due ore per cenare e prepararmi, non erano ammessi rallentamenti. Strinsi i denti e mi feci forza, dovevo liberare la mente da quel sogno.

Presi dall'armadio un abitino a tubino blu notte, l'avevo cucito durante il periodo estivo. Era molto semplice: con uno scollo quadrato e un piccolo spacco nel centro dietro. La lunghezza sfiorava appena le mie ginocchia e il colore scuro metteva in risalto la mia carnagione chiara. Feci una doccia veloce e indossai l'abitino. Quella era la prima volta che mettevo un modello a tubino, per fortuna mi stava molto bene ed esaltava le mie curve.

Per coprirmi le spalle provai due giacche autunnali, ma non mi convinsero e alla fine mi decisi per un cardigan lungo della stessa tonalità del vestito. Era di lana e particolarizzato da inserti di pelle nera. Un look semplice, ma allo stesso tempo femminile, completai il tutto con del trucco e uno chignon morbido.

Respirai a fondo e uscii dalla mia camera piuttosto agitata. Non sapevo se definirlo un appuntamento, ma era la prima volta che uscivo di sera con Mathieu e mi sentivo emozionata. Quando varcai il corridoio, intravidi il mio "accompagnatore" nel bagno, aveva la porta aperta ed era intento a rifinire la barba già abbastanza corta.

«Ciao» lo salutai impacciatamente; a vedere i suoi occhi color carbone, mi ritornò a mente il sogno di poco prima, arrossii. Dalla sua espressione però, non dovevo essere l'unica a provare imbarazzo. «Sto andando a mangiare» aggiunsi intimidita dal suo sguardo.

«Oh beh, vi raggiungo tra poco...» Mentre pronunciava quella frase, si procurò un piccolo taglio con la lametta.

Si tamponò la minuscola ferita con l'acqua e in seguito con l'asciugamano, i suoi occhi erano rapiti dal mio corpo e mi lusingava come cosa.

Si tamponò la minuscola ferita con l'acqua e in seguito con l'asciugamano, i suoi occhi erano rapiti dal mio corpo e mi lusingava come cosa

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Cenammo in fretta, scambiandoci ogni tanto qualche occhiata, ancora non riuscivo a credere che da lì a poco saremmo usciti insieme. Louise mi studiò varie volte incuriosita dal mio aspetto, nel durante osservò anche suo figlio. Probabilmente stava sospettando qualcosa, in effetti eravamo entrambi vestiti bene quella sera ed entrambi sembravamo in procinto di uscire.

«Stasera esco con i miei amici, tornerò verso mezzanotte.»

«Strano, così presto?» commentò Louise, stupita dal fatto che volesse ritirarsi a mezzanotte e non ai suoi soliti orari.

Con quelle parole Mathieu lasciò la cucina lanciandomi un segnale eloquente che interpretai come un: "Non dire nulla".

«Anche tu devi uscire, Belle?» chiese Nathan cogliendomi di sorpresa, di solito era sempre molto discreto e riservato.

«S- sì, devo andare a fare una passeggiata con, con una ragazza che ho conosciuto a Manhattan.»

«Dai! Mi fa piacere...»

Sorrisi e, prima che potessero farmi altre domande, mi alzai di scatto dalla sedia e raggiunsi Mathieu nella sua stanza/studio.

Stare a New York mi faceva male, avevo detto più bugie in quei mesi che in tutta la mia vita. Se ci fosse stato nonno Gerard, mi avrebbe sgamata in due secondi, ma per fortuna Louise e Nathan non mi conoscevano bene come il nonno.

«Per colpa tua ho dovuto mentire ai tuoi genitori.» Mathieu scoppiò a ridere, mi passò poi un biglietto.

«Cos'è?»

«È per assistere alla nostra esibizione, stasera andremo in un altro locale e non potrai entrare senza quel biglietto.»

Lo rigirai per qualche secondo tra le mani, non vedevo l'ora di ascoltare le loro canzoni.

«Bene, come ci organizziamo per uscire di casa? I tuoi genitori mi sembravano sospettosi.»

Agguantò le chiavi della macchina e le ripose nel suo zaino assieme ad alcuni spartiti musicali.

«Esco prima io, prendo la macchina e ti aspetto vicino alla fermata del bus. Non impiegarci troppo tempo ad arrivare, per le nove dobbiamo trovarci con gli altri della band al "Red Moon".»

Doveva essere il locale dove si esibivano.

«Ok, aspetto circa cinque minuti e ti raggiungo!»

Mi avviai alla fermata del bus poco dopo e nonostante il buio riconobbi subito la macchina di Mathieu, era una Golf nera di un modello recente. Fuori c'era un leggero venticello, ma niente di eccessivo. Una volta entrata in auto, mi liberai del cardigan e del foulard che avevo messo per ripararmi la gola.

Mathieu mi fissò con intensità, mettendomi di nuovo a disagio. Le sue labbra sorrisero con dolcezza, le mie gote, invece, iniziarono ad accaldarsi per le sue attenzioni.

«Sei molto bella stasera.»

In quel momento percepii una seconda vampata investirmi la pelle. Il modo in cui aveva sussurrato quelle parole mi diede conferma di quanto fosse stato sciocco uscire quella sera con lui. Se continuava a sussurrare frasi con quel timbro rauco e caldo, non sarei riuscita a resistere a lungo.

Per mia fortuna non aggiunse altro, ma sorrise soddisfatto per la reazione che aveva scatenato in me. Avrei tanto voluto fuggire a gambe levate, ma purtroppo mi ero intrappolata con le mie stesse mani in quell'appuntamento segreto.

«Grazie» risposi cercando di mostrarmi indifferente, non volevo dargli così tanta importanza.

Mise in moto la macchina con sfacciata sicurezza. Mi affascinava guardare la sua mano spostarsi con fermezza tra una marcia e l'altra. Quella sera indossava una camicia celeste e le maniche erano ripiegate fino ai gomiti, mettendo in rilievo i suoi muscoli.

Stai vaneggiando, Belle: Mathieu è il tuo nemico, tienilo a mente! Mi dissi, cercando di frenare le mie fantasie.

Sospirai, voltandomi verso il mio finestrino. Le strade erano buie e illuminate solo da luci artificiali.

Perché provavo così tanta attrazione per quel ragazzo? Un'attrazione tanto prorompente da scaldarmi l'anima. Desideravo stargli vicino, ascoltare la sua voce, farmi stregare dal suo profumo pungente e lasciarmi andare in un bacio passionale, proprio come quello del sogno.

Chiusi gli occhi e ripercorsi con la mente il ricordo di quel bacio, le sue labbra e gli occhi carbone. Le dita di Mathieu sfiorarono la mia gamba riportandomi alla realtà. Eravamo fermi in un parcheggio e di fronte a noi c'era un locale con un'insegna luminosa, al centro dell'insegna c'era una luna rossa.

«Siamo arrivati, dolce sognatrice.»

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora