Quando Mathieu tornò a casa, mi precipitai da lui, guidata da un coraggio che non mi apparteneva. Sapevo che se non avessi seguito l'istinto, non sarei più andata a bussare alla sua porta. Io e quel ragazzo avevamo molte cose in sospeso; quella sera, però, non ero lì per discutere di ciò che stava accadendo tra di noi, ma per parlare del mio sogno.
Bussai piano alla sua porta, Mathieu mi accolse con un sorriso furbo e una carezza sulla guancia. Percepii una leggera scossa e mi allontanai imprecando.
«Quanto siamo elettrizzati!» commentò con espressione sorniona. Si massaggiò poi la mano per qualche istante.
«Sono le tue dita a essere elettrizzate, io non c'entro nulla» risposi sulla difensiva.
Lo spintonai all'interno della stanza e richiusi la porta alle mie spalle. Non avevo intenzione di restare a conversare in corridoio, dando adito a Nathan e Louise di parlottare sul nostro "avvicinamento".
«Come siamo audaci, cosa vuole fare la mia dolce sognatrice?» disse con il suo solito tono ambiguo, odiavo quando si comportava in quel modo. La voce rauca, le labbra invitanti, quello sguardo famelico... lo detestavo!
«Non sono qui per...»
«Per?»
Si avvicinò a me, costringendomi a trattenere il respiro per non perdermi nel suo profumo. Era difficile riuscire a ragionare con i suoi occhi puntati sulla mia bocca, ma dovevo essere forte.
«Lascia perdere, forse è meglio parlarne in un altro momento.»
Dovevo essere forte, ma non ci riuscivo. Tutte le volte che stavamo così vicini non potevo fare a meno di pensare a quei baci sul mio letto. Le sue mani sulla mia pelle nuda. I brividi lungo la schiena. Il cuore pulsante, le sensazioni che avevo provato e il senso di colpa che mi attanagliava.
«Aspetta, non andare... di cosa volevi parlarmi?» Mi bloccò, tornando serio.
«Lascia perdere» ripetetti con fatica, in realtà non volevo affatto liberarmi dalle sue attenzioni.
«Belle?» mormorò stranito.
«È che mi sto rendendo conto che, che non è semplice starti vicino. Ero venuta qui con l'intenzione di parlarti di un mio progetto, ma...» Sospirò, spostandosi di qualche passo da me. «Scusami, non badare a ciò che dico» conclusi in imbarazzo.
Mi voltai per scappar via dai suoi occhi, ma la sua voce, ciò che disse mi frenò.
«Non sei l'unica a sentirsi così» sussurrò alle mie spalle.
Tornai a guardarlo, avevo bisogno di guardare quelle iridi scure, così tenebrose e impenetrabili.
«Eppure non sembra che per te sia difficile starmi accanto. Cioè... voglio dire...»
Sospirai esausta, mi stavo maledicendo per quella mia confusione mentale, per quei sentimenti così confusi, per quello che volevo dire e che non riuscivo a confessare a voce.
«Belle, comprendo le tue paure» bisbigliò con dolcezza. «Non so cosa ci stia accadendo a entrambi. Forse saranno stati quei baci...» si fermò per un attimo, avvertii dei leggeri brividi sulle braccia. «Il punto è che non riesco a staccare il pensiero da te, dalla tua bellezza, dalla tua delicatezza, dal tuo essere tanto spaventata da me, vorrei che non fosse così.»
«Tu non mi spaventi, mi terrorizza ciò che provo» ci tenni a precisare.
«Lo so, pensi che per me sia diverso? Sia più semplice?» Scossi la testa. «Sai a chi è dedicata la canzone che sto scrivendo in questi giorni? Sai chi è la mia musa?» Si sedette sul letto continuando a trafiggermi con lo sguardo. «Sei tu, Belle. Ho scritto questa canzone pensando a noi.»
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La Ragazza che cuciva sogni
ChickLitCome spiegheresti a una bambina che suo padre non è un eroe, ma semplicemente è fuggito abbandonando lei e sua madre? Per otto anni quella bambina ha atteso invano il ritorno del suo eroe, credendo a una menzogna... Belle è una diciottenne tremend...