35. Senza ossigeno

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Arrivò sabato, il fatidico giorno dell'incontro con mio padre. Non sapevo niente di lui né se fosse la persona giusta, ma quella mattina mi svegliai con un forte malessere all'altezza del torace e della gola: mi mancava l'ossigeno, faticavo a respirare ed era come se stessi per soffocare.

«È solo panico» mi dissi.

Dovevo ripetermi quella frase più volte e convincermi che tutto sarebbe andato bene. Aprii la bocca cercando di assimilare più aria possibile.

«Io sto bene.»

Dovevo sforzarmi di non pensare a quella dannata spossatezza, anche se significava ripetere dieci, venti, cento volte le magiche paroline d'incoraggiamento. Nonno Gerard le chiamò "paroline magiche", all'epoca ero solo una bambina spaventata dalle prime forme d'ansia. Erano passati anni, ma l'ansia continuava a farmi visita nei momenti più difficili e io ero costretta a lottare per sconfiggerla, per sopravviverne senza farmi male.

La notte precedente avevo sognato mio padre e in particolar modo quell'uomo inquietante e senza volto. Mi ero risvegliata con le lacrime agli occhi e il respiro affannato, in preda a una crisi di panico.

Restai così nel letto a guardare il soffitto, ad accarezzare Daphne di fianco a me. Le carezze che stavo riservando alla mia coniglietta mi tranquillizzarono e il respiro tornò a regolarizzarsi, come se quel senso di asfissia non ci fosse mai stato.

 Le carezze che stavo riservando alla mia coniglietta mi tranquillizzarono e il respiro tornò a regolarizzarsi, come se quel senso di asfissia non ci fosse mai stato

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Indossai un vestitino leggero e mi avviai in cucina per fare colazione; il giorno prima era tornata anche Yvonne e con lei il clima era più allegro e meno teso. Non rimasi sorpresa quando la trovai a battibeccare vivacemente con suo fratello. Quest'ultimo quando mi vide abbassò lo sguardo sulla sua colazione e smise di parlare.

«Buongiorno» salutai i due ancora in stato d'ansia.

Essere ignorata da Mathieu un po' mi infastidiva, ma in fondo non eravamo mai stati davvero amici e non lo saremmo mai diventati neanche dopo quella serata al parco. Capire cosa legasse i nostri sguardi era complesso e soprattutto snervante.

«Ehi, Belle! Siediti con noi, la mamma stamattina ha preparato la crostata con la marmellata di mirtilli. Mathieu detesta le marmellate, così ha deciso di deliziarci con le sue doti culinarie. Ha preparato uova strapazzate e bacon, ne vuoi un po'? Sono la fine del mondo.» L'ultima frase sembrava una bella presa per i fondelli.

Mi accomodai vicino a Yvonne: tra quei due c'era una specie di odio e amore.

«La tua è invidia, sorellona» rispose sarcastico, ebbi l'impressione che una parte di lui stesse già premeditando un modo per vendicarsi.

Affettai un pezzo di crostata e versai un po' di uova con del bacon nel piatto. Per quanto la crostata fosse buona, la mia colazione preferita era quella salata.

«Che carina, vuole farti contento...» Yvonne continuò a prenderlo in giro e in effetti non aveva tutti i torti, quelle uova erano "leggermente" insipide.

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