La mattina seguente, quando mi avviai in sartoria, avevo un gran mal di testa. Mi accadeva tutte le volte che piangevo a dirotto. Dicono che un pianto può alleviare una parte della sofferenza che portiamo dentro, eppure io mi sentivo ancora incredibilmente triste. Non riuscivo a trovare una soluzione per i miei problemi di cuore.
Stavo facendo del male a me stessa e a chi mi circondava con la mia insicurezza, con la paura che avevo di amare. Forse le mie erano solo paure infondate, ma nonostante ciò non riuscivo a lasciarmi andare. Per anni avevo dato la colpa a mio padre e al suo non accettarmi, ma forse mi sbagliavo, lui non era l'unica causa dei miei problemi.
Quella mattina Mathieu non prese l'autobus, forse era stanco per la serata passata insieme, prima al locale e poi a guardare le stelle. Mostrandomi quel luogo meraviglioso, accanto al ponte di Brooklyn, aveva in qualche modo cancellato la tristezza che mi trascinavo dentro. Quelle ore trascorse con lui mi avevano rivelato un ragazzo diverso: premuroso e attento ai miei sentimenti. I suoi occhi mi avevano confortato, facendomi provare una dolce sensazione di calma apparente.
Arrivata in sartoria, mi dedicai subito al vestito di Michaela, avevo ancora dei giorni a disposizione per metterlo a prova e non volevo perdere tempo. Desideravo darmi da fare con l'incarico e mettere da parte per qualche ora i sentimenti.
«Va tutto bene? Ti vedo silenziosa stamattina.»
Norah era indaffarata con una serie di pantaloni da stringere e accorciare, quello che apprezzavo di lei era che riusciva a trovare sempre un po' di tempo per conversare con me e aiutarmi con il lavoro. Ormai avevamo raggiunto una buona intesa ed ero felice di poter contare su di lei.
«Tranquilla, è che sono presa dal vestito e poi ho un terribile mal di testa.»
Mi limitai a dire una parte della verità, non avevo ancora raccontato a nessuno delle emozioni contrastanti che mi angosciavano.
«Sei sicura che sia il vestito? Hai l'espressione di chi sta andando al patibolo.» Sorrisi per la sua battuta e in fondo non aveva tutti i torti.
«In realtà c'è dell'altro, ma... non so se sia il caso di parlarne.»
Mi vergognavo delle mie insicurezze e non volevo far preoccupare la mia datrice di lavoro.
«Guarda che non sono tanto anziana, prendimi come una sorella maggiore e sfogati con me se ne hai bisogno. Vedrai che ti farà bene parlare delle tue pene d'amore.»
Come faceva a sapere sempre ciò che mi passava per la testa?
«Dai dimmi chi è che ti fa stare male!»
«In verità nessuno mi sta facendo soffrire, sono io il problema della situazione.»
Appoggiai il tessuto verde smeraldo sul tavolo e, dopo averlo sistemato bene, posizionai il cartamodello sopra per appuntarlo e ritagliare la sagoma.
«Non devi darti colpe. Se gli altri non sono in grado di farti stare bene e di conquistare il tuo cuore, non è un problema tuo.»
Era gentile Norah a pensarla in quel modo, ma purtroppo lei non mi conosceva e non poteva immaginare quante paure fossero annidate all'interno del mio guscio protettivo.
«Ieri sera sono uscita con un ragazzo, ma a metà serata sono scappata in lacrime per via di una canzone d'amore. Lui all'inizio sembrava esserci rimasto male per il mio atteggiamento strano, ma poi, sorprendendomi, è rimasto accanto a me e non c'era compassione nei suoi occhi, ma solo il desiderio di regalarmi per un istante un po' di quella serenità che avevo perduto.»
«Vuol dire che tiene alla tua felicità. Ma fammi indovinare...
la canzone ti ha ricordato il tuo ex?»
Dopo aver appuntato per bene gli spilli sul tessuto, mi armai di forbici da taglio. Respirai a lungo, concentrandomi sul lavoro, il taglio era un punto delicato e non volevo sbagliare.
«Non sono mai stata fidanzata, ma in effetti mi ricorda qualcuno di molto importante» dichiarai tutto d'un fiato, mentre tagliavo lentamente la parte superiore del corpetto.
«Questa persona rappresenta qualcosa di irrisolto?»
Tutte quelle domande mi stavano mettendo in difficoltà, ma volevo liberarmi di quel peso e sfogarmi.
Posai così le forbici sul tavolo e mi misi a sedere, era inutile lavorare in quelle condizioni.
«D'accordo, mi hai convinta, parliamone, ma promettimi di non raccontare nulla di quello che dirò a Louise!»
Non volevo che Louise venisse a conoscenza di quello che provavo per suo figlio. Norah sorrise compiaciuta di aver raggiunto il suo scopo.
Non sapevo ancora da dove iniziare, ma qualcosa mi diceva che potevo fidarmi di lei.
Cominciai con il descriverle il rapporto speciale che univa me e Steven, delle mie paure e dei sentimenti che provava lui. Le parlai del nostro primo bacio e della passeggiata al Central Park. Norah mi ascoltò in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Mentre parlavo delle mie emozioni e della forte attrazione che c'era tra me e Mathieu, alcuni frammenti della notte trascorsa con lui mi ricordarono di quanto fosse stato bello farsi accarezzare sotto le stelle.
«Conosco bene Mathieu e posso comprendere la tua confusione nei suoi riguardi. È un ragazzo affascinante, carismatico, taciturno ed è spesso avvolto da un'aurea misteriosa.» L'esclamazione di Norah mi riportò al discorso che stavamo facendo.
«Credo di essermi infatuata di lui, non ho mai sentito delle emozioni tanto vivide. Quando stiamo insieme, i suoi occhi mi rapiscono, il suo profumo mi inebria e la sua voce bassa... mi fa rabbrividire.»
Norah sorrise, sembravo una tredicenne alle prese con la sua prima cotta adolescenziale.
«E quando stai con Steven cosa succede al tuo cuore?»
«Lui è sicurezza, lui è protezione e dolcezza. È il mio passato, è il mio amico e la persona che mi comprende con un solo sguardo. Il suo profumo è familiare, la sua voce è rassicurante e i suoi abbracci sono unici. Mi riscaldano il cuore e mi fanno sentire in pace con me stessa e il mondo circostante. Quando fisso i suoi occhi non vedo un'immensa oscurità, ma vedo due occhi puri e innamorati.» In fondo sapevo quale sarebbe stata la scelta migliore per me, ma non ero certa che combaciasse davvero con il mio cuore.
«È difficile suggerirti come agire, solo tu puoi sapere chi vuoi realmente, ma ciò che posso dirti è di continuare a conoscere Mathieu. Di dargli un'opportunità, di non avere pregiudizi su di lui. Può sembrare strano, ma i suoi occhi sono meno oscuri di quello che pensi. Ieri sera ha fatto più di un passo verso di te.» Norah aveva ragione, io stessa avevo notato il suo prendermi per mano in un momento difficile, ma non bastava per far tacere i miei dubbi.
«E se non volessi pensare all'amore in questo momento? Mi sono trasferita a New York per il mio sogno, per studiare e svolgere il mio lavoro.» Assunse un'espressione triste e nostalgica, capii che quella mia riflessione l'aveva colpita profondamente e non in maniera positiva.
«Non puoi escludere l'amore dalla tua vita, potresti pentirtene in futuro. So di cosa sto parlando e devi credermi quando ti dico che l'esistenza stessa diventa insignificante senza amore. Quando cuci un capo, stai amando la tua creazione. Si tratta di lavoro, ma è pur sempre una forma d'amore. Devi dare vita ai sentimenti e non imprigionarli in un angolino della tua testa, questo non ti proteggerà dalle ferite. Non starai meglio respingendo l'emozione che può provocare un bacio appassionato o una tenera carezza sul viso.
Puoi illuderti se lo vuoi, ma prima o poi dovrai fare i conti con te stessa e farà molto male quando scoprirai a cos'hai rinunciato per paura di soffrire. Non devi fuggire dai sentimenti, per nessun motivo.»
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La Ragazza che cuciva sogni
Chick-LitCome spiegheresti a una bambina che suo padre non è un eroe, ma semplicemente è fuggito abbandonando lei e sua madre? Per otto anni quella bambina ha atteso invano il ritorno del suo eroe, credendo a una menzogna... Belle è una diciottenne tremend...