L'amore. L'amore era un sentimento che non avevo mai provato, non lo conoscevo e non potevo descriverlo, eppure abbracciando Steven avevo percepito un dolore al petto, come se migliaia di schegge lo avessero trafitto. Forse era quello l'amore? Stare male per l'altro più che per se stessi?
«Perdonarti per cosa?» disse sorridendo, ma i suoi occhi malinconici tradirono le sue labbra. Stava cercando di non farmi sentire in colpa, stava cercando di consolarmi ancora una volta.
«Per averti fatto male questa settimana. Per la mia assenza nei tuoi confronti.»
Sospirò, stavo mettendo le sue emozioni a dura prova.
«D'accordo, avrei voluto ricevere quella chiamata. Avrei voluto stare al tuo fianco mentre affrontavi la tua prima prova lavorativa e avrei voluto difenderti da quell'imbecille di Mathieu, ma purtroppo la lontananza e i nostri stupidi caratteri non ce l'hanno permesso. Belle, tu non puoi darti tutte le colpe.» Aveva ragione, non potevo darmi le colpe di ogni cosa e infatti non lo stavo facendo, però sul primo punto avevo sbagliato ed era inutile negarlo. «Ora se non ti dispiace, vorrei proseguire con la visita del parco e vorrei poterlo fare in maniera felice, senza dover pensare agli errori commessi da entrambi. Quel che è stato è stato, non farmi pentire di averti dato quel bacio. Volevo farlo da parecchio tempo e lo desideravo tantissimo, ma so bene che il nostro rapporto non cambierà.»
«Ma...»
«Basta, ti prego, non mettermi in difficoltà.» La sua supplica mi fece capire che ero stata di nuovo egoista nei suoi confronti. L'avevo messo di fronte a quella verità oltraggiando i suoi sentimenti.
«Scusami.»
«Non devi scusarti, non servirebbe comunque a nulla.»
Riprendemmo come voleva a passeggiare, silenziosi e intimiditi da quello che ci eravamo appena detti. Mi dispiaceva vederci così e volevo fare qualcosa per lui. Qualcosa che rendesse la giornata memorabile. Ci pensai per diversi minuti e mi lasciai ispirare dai colori autunnali del paesaggio. Finalmente ero giunta a una conclusione, dovevo fargli un regalo, un dono che potesse cancellare il malumore.
«Manca tanto per raggiungere The Mall?» chiesi impaziente a Steven.
«Perché?» alzò un sopracciglio.
«Vorrei fare una cosa per te» confessai.
«Cioè?» domandò dubbioso.
«Lo scoprirai tra pochissimo...» risposi con fare misterioso.
Mi ancorai al suo braccio e allungai il passo, avevo bisogno della giusta prospettiva e di uno sfondo bello. Non vedevo l'ora di percorrere, per la prima volta nella mia vita, il famoso viale incorniciato da olmi. Feci scivolare la mia mano dal braccio di Steven verso le sue dita. Avevo voglia di legarle a me, volevo fargli percepire il bene che provavo per lui.
«Se continui a correre con questo ritmo, finiremo per visitare tutto il parco in un pomeriggio» affermò con tono ironico.
Le mie labbra si allargarono in un sorriso trionfante non appena vidi apparire i primi olmi. Ero così felice di potergli fare un regalo...
Avevamo entrambi il respiro corto per la corsa, così decidemmo di sederci su una panchina per recuperare le forze. Le gambe imploravano riposo: erano distrutte, non sapevo ancora come avrei fatto con la strada di ritorno, ma era meglio non pensarci. Prelevai dalla mia borsa il book con i disegni di moda, lo diedi a Steven e nel frattempo iniziai a cercare una matita o una penna. Intravidi le sue mani sfogliare con cura i miei ultimi disegni.
«Trovata!» dissi entusiasta. Era una semplice penna nera, non molto adatta per disegnare, ma sarebbe andata bene ugualmente.
«Cosa intendi fare con quella penna? Vuoi farti firmare un autografo?» chiese scherzoso, mentre mi lanciava un occhiolino.
STAI LEGGENDO
La Ragazza che cuciva sogni
Chick-LitCome spiegheresti a una bambina che suo padre non è un eroe, ma semplicemente è fuggito abbandonando lei e sua madre? Per otto anni quella bambina ha atteso invano il ritorno del suo eroe, credendo a una menzogna... Belle è una diciottenne tremend...