15. Primo giorno di lavoro - II Parte

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Quella mattina, grazie all'esperienza dei giorni scorsi, il mio orientamento era decisamente migliorato e in pochi minuti arrivai in sartoria. Puntuale varcai la soglia del locale, ero emozionata per il lavoro da iniziare, finalmente potevo dedicarmi al vestito e conoscere meglio la mia datrice.

«Buongiorno!» esclamai con tono allegro, mettendo da parte tutte le mie ansie.

«Buongiorno a te, Belle.» Norah mi fissò per qualche secondo, per poi continuare a spazzare a terra. «Posa pure le tue cose nella seconda stanza. Appena entri, alla tua destra, c'è un appendiabiti, riponi lì la tua giacca e la borsa. Quando hai fatto, parleremo del lavoro.»

«D'accordo.» Intimidita eseguii la sua richiesta.

Riposi le mie cose sull'appendiabiti e ritornai da lei con il bozzetto fra le mani. Mentre aspettavo che terminasse le pulizie, osservai i tessuti nello scaffale. C'era sia lo chiffon sia il pizzo, le tonalità erano di un blu notte molto raffinato.

«Hai già pensato al vestito da cucire?» Norah appoggiò la scopa con i ritagli di stoffe nella seconda stanza e quando tornò m'invitò ad avvicinarmi al tavolo da taglio.

«Ho disegnato questo modello.» Le mostrai il foglio orgogliosa del mio operato; speravo con tutta me stessa che approvasse il mio progetto.

«Particolare, ma sei sicura di riuscire a completarlo in tempo?» Mi guardò perplessa, facendo emergere dentro di me un senso di sfiducia.

No, non ero sicura di poter realizzare tutto nei termini stabiliti ed era uno dei motivi per il quale provavo ansia, ma non potevo arrendermi ancor prima di tentare.

«M'impegnerò a finirlo» risposi con determinazione.

«Bene. Le bretelline come pensi di realizzarle?»

Giusta osservazione!

«Ho pensato di comprare dei nastri con delle rose applicate sopra.»

Norah sorrise soddisfatta.

«Mi sembra una buona idea. Vicino alla sartoria c'è una merceria ben fornita, ti consiglio di acquistarne almeno due metri se vuoi intrecciare le varie bretelline sulla schiena. Per il tessuto a cosa hai pensato?»

«Ho pensato a uno chiffon blu e per la fascia in vita a un pizzo trasparente.»

Guardò il disegno una seconda volta.

«Come vuoi foderarlo?»

Trattenni il respiro, non avevo pensato alla fodera.

«Può andar bene una stoffa dalla consistenza spessa?»

Posò i suoi occhiali sul tavolo, dirigendosi pensierosa verso l'angolo dei tessuti.

«Per l'abito che vuoi realizzare ti suggerisco un duchesse lucente. È un tessuto pesante e darà sostegno al gonnellone. Inoltre potresti aggiungere un sottogonna di tulle, ma non è necessario per l'uso che dovrai fare dell'abito. Per quanto riguarda il corpetto ricordati di inserire due coppette all'altezza del seno.» Afferrò dallo scaffale lo chiffon, il duchesse di seta e il pizzo che avevo adocchiato. «Nell'ultimo cassetto della cassettiera trovi le coppette per il seno.»

«Grazie per i tessuti e i consigli.» Avrei tanto voluto possedere la sua stessa sicurezza e perspicacia, ma avevo ancora tanto da imparare.

«Parliamo degli orari di lavoro. So che vuoi frequentare l'università e quindi ho pensato a un part-time. Inizi alle nove del mattino e termini alle due del pomeriggio. Hai metà giornata libera, assieme al sabato e la domenica. Per questi tre giorni di prova puoi usufruire dei macchinari quanto vuoi. La chiusura del negozio è alle sette di sera.» Quella donna era un fiume in piena, ci misi un po' di tempo a elaborare tutte le informazioni. «Quando poi incomincerai l'università, sposteremo gli orari in base alle tue esigenze e a quelle del negozio.»

«D'accordo, grazie.»

Nella prima mezz'ora di lavoro mi mostrò le macchine da cucire e quella che avrei dovuto utilizzare, tutti i vari materiali da lavoro e le norme di sicurezza. Norah mi parve una persona molto preparata, oltre a essere disponibile. Mi sentii fortunata ad averla come datrice di lavoro. Presi un bel respiro e sollevata iniziai a prelevare tutto l'occorrente.

Per la prima operazione mi procurai il cartamodello, la matita e una riga. Con la calcolatrice feci i calcoli per la struttura del modello. Scelsi una taglia standard, divisi le circonferenze per quattro e le varie larghezze per due. Una volta finite le operazioni matematiche, incominciai a tracciare le prime linee sul cartamodello. La costruzione del corpetto base era semplice, dovevo fare attenzione solo alle varie modifiche d'applicare.

Mentre il modello prendeva forma sotto i miei occhi, percepii l'entusiasmo aumentare. Norah aveva scelto per me un compito stimolante e nonostante le impressioni iniziali su di lei non fossero molto positive, capii che in realtà voleva solo spingermi a dare il meglio di me.

Nel giro di quaranta minuti completai il corpetto e mi apprestai a disegnare anche la ruota intera per il gonnellone. Quando guardai l'orologio, erano circa le dieci e trenta: stavo procedendo con un buon ritmo!

Nel frattempo in sartoria arrivarono molti clienti. Alcuni s'incuriosirono e ricevetti diverse domande, altri m'ignorarono spudoratamente. Intanto che lavoravo al mio vestito, era bello ascoltare qualche aneddoto raccontato dai clienti più anziani, in un certo senso mi ricordavano nonno Gerard.

Arrivai a fine giornata stremata, ma felice e orgogliosa del mio primo giorno di lavoro. Norah mi aiutò in molti passaggi, senza esagerare o influenzarmi troppo. Riuscii a completare il cartamodello e a tagliare gli strati interni ed esterni del vestito. Le ultime ore di lavoro le adoperai per i punti lenti del corpetto. C'impiegai parecchio tempo, ma almeno avevo già messo a prova la parte superiore. Essendo la più faticosa del vestito, potevo ritenermi soddisfatta.

Verso le sette di sera, Norah chiuse il negozio e io mi avviai a casa esausta. Durante il tragitto in autobus inviai un messaggio alla mamma e uno a Steven, volevo tenerli entrambi informati della giornata trascorsa in sartoria. Forse era presto per dirlo, ma adoravo il mio lavoro nel laboratorio di Norah. Mi permetteva di crescere e di conoscere nuove persone, ognuna con una storia diversa da raccontare.

Dopo cena, mi rifugiai finalmente nella mia camera da letto per riposarmi e coccolare la mia coniglietta. Quando però entrai nella stanza, notai da subito che qualcosa era fuori posto, ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Le lenzuola erano leggermente stropicciate, una delle ante dell'armadio era aperta. Studiai il resto della stanza, rimasi un po' sorpresa nel vedere la cartellina dei miei disegni sulla scrivania e non nel cassetto, con tutta onestà non ricordavo di aver lasciato la camera in "disordine". Scossi la testa, probabilmente era solo la stanchezza giornaliera a farmi notare anomalie... Decisi, così, di non dare peso a quei dettagli e riposarmi.

Quel primo giorno di lavoro mi aveva lasciato dentro tanta smania di creare e cucire nuovi vestiti. Avevo il cuore colmo di felicità, dedicarmi al mio sogno era tutto ciò che avevo sempre desiderato.

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora