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Entro in casa affannata per la corsa che ho fatto. Sono curiosa, ma anche una che mantiene la parola data, quindi ho corso più forte che potevo sulle note della solita canzone che ormai conosco a memoria del "poeta" sconosciuto . Una parte di me vuole conoscere di più di lui, mentre un'altra ha quasi paura, quella canzone è così bella e pulita che ho il timore di sporcarla ascoltandone qualcun'altra magari meno bella, oppure, di conoscere davvero chi è l'anima profonda che ha scritto questo pezzo.
Mi butto sul letto con un bel salto senza neppure spogliarmi, stracciando la busta di cartone, l'unica cosa che mi separa dal saperne un po' di più di "Enigma". Apro impaziente il libro, e all'improvviso provo una certa tensione. Chissà come staró dopo aver letto queste righe, chissà cosa cambierà e cosa no. Mi faccio coraggio e inizio a leggere con attenzione.

"Non avere pregiudizi, io mi sono lasciato andare e ho lasciato che fossi tu a consigliarmi il libro perfetto, adesso tocca a te. Lasciati trainare tra queste poche pagine pregne di significato, sono convinto che ti piacerà cara Giulia, questa volta la vittoria mi è in pugno."


Nel leggere queste poche righe pagina sorrido per la dua "modestia", ma allo stesso tempo sono un po' delusa, speravo almeno che si firmasse. Sbuffo richiudendo il libro e standomene per qualche minuto sdraiata a guardare il soffitto indaco della mia stanza. Perché sto dando così tanta importanza ad un semplice cliente? Si, Perché è solo un cliente, nulla di più. Non devo neppure per un momento pensare che sia qualcosa di più, NO. Probabilmente questo è un giochetto che fa con tutte le ragazze che incontra, non c'é dell'interesse da parte sua. E nemmeno da parte mia, certo, sono curiosa di sapere qualcosa in più della sua vita, é così misterioso, e ok, sono affascinata dalla sua fisicitá e il suo stile, ma niente si più.

A furia di pensare la testa si fa pesante, e crollo in un sonno profondo, ma breve. Mi sveglio all'improvviso, sono le 3.00. Sento di aver sognato qualcosa di assurdo, ma non riesco a ricordare. L'unico pensiero che mi salta in mente è di provare a leggere quel dannato libro. " Sono poche pagine dai, le divoro in un ora" penso rassegnata mentre inizio il primo capitolo.
5.10. Il libro è finito, non ho staccato nemmeno un secondo gli occhi da quelle pagine, ho letto a perdifiato. Aveva ragione, mi è piaciuto. E in qualche modo pur non conoscendo bene "Enigma" colgo delle analogie con la sua anima, e questo mi fa stare stranamente bene. Prima di chiuderlo, spogliarmi e cercare di chiudere gli occhi un presentimento mi spinge a girare anche le pagine bianche in fondo." Non si sa mai".

E infatti, ecco due piccole righe, non avevo notato in libreria che aveva girato il libro per scrivere alla fine, "furbo il nostro Enigma" penso, anzi, dovrei dire: il nostro Adan. Si chiama Adan. Ripeto quel nome a bassa voce nel buio della mia camera, scandendo bene le parole ed apprezzandone ogni singola lettera esotica. È un nome molto particolare, misterioso, é perfetto per un ragazzo come lui, non potrebbe chiamarsi in altro modo.

Se sei arrivata quì vuol dire che hai finito questo capolavoro, e che ti è piaciuto, altrimenti non avresti girato anche le pagine bianche finali. Abbiamo scommesso una cena signorina. Gioco- partita- incontro, ho vinto io.

"Che montato" penso ridacchiando, odio perdere ma se per questo devo cenare con lui allora la prendo come una vittoria. Alla fine della pagina, in piccolo c'è un numero telefonico, dev'essere il suo. Probabilmente vuole che gli faccia sapere com'è stato il libro, magari non può venire in negozio per chiedermelo di persona e quindi aspetta che lo scriva. Oppure semplicemente è così orgoglioso e arrogante che si aspetta che lo scriva così poi può prendermi in giro. "Eh no mio caro, questa non te la do vinta stavolta" penso in preda alla voglia di scriverlo, però mi trattengo, devo essere forte. Domani mi confideró con Cami e insieme decideremo cosa fare, ma non voglio dargli la soddisfazione di scriverlo già adesso, alle 5.30 del mattino.
Mi accovaccio accanto il mio tigrotto di peluche, quello che mi regalarono i miei dopo un bel 10 in geografia alle elementari, e mi addormento con la testa fitta di pensieri.

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