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É il giorno. Non ho dormito per niente, ma non é la prima notte che succede. Pensavo che non potessi stare peggio di una settimana fa e invece la vita mi sorprende sempre. Da quella notte è cambiato tutto. La mattina dopo decisi di fuggire via lasciando un messaggio sotto il mio cuscino prima che Adan si svegliasse, per rendere tutto più semplice, almeno per me. Non posso pretendere che mi aspetti per un tempo indeterminato qui, non posso pretendere che venga con me lasciando la sua carriera. Devo lasciarlo libero, gli ho  giá rovinato la vita abbastanza. Così é una settimana che non rispondo ai suoi messaggi, alle sue chiamate, che non apro la porta quando bussa. Lui sa bene che lo faccio per non peggiorare le cose, ma nonostante ció non si é arreso facilmente.
Chiudo il mio borsone da viaggio tutto colorato di azzurro e giallo con estrema facilità, non porteró tante cose, non é un viaggio di piacere. Apro la porta d'ingresso e lascio che mi si chiuda violentemente alle spalle senza voltarmi.
Oggi Milano mi saluta con un tempo orribile, forse dovrei capire i segnali che mi manda il cielo e fermarmi, tornare indietro. Eppure continuo a camminare sicura verso la fermata dell'autobus. Ho paura, come se ho paura. Ma sento nel cuore che é la cosa giusta da fare. Prendo posto sull'autobus mentre messaggio con Camilla Matteo e Toni. In questa settimana mi sono stati molto vicini, hanno cercato di capire le mie ragioni, e non hanno provato a  fermarmi anche se avessero voluto. Di tanto in tanto guardo verso il finestrino, mentre nelle mie orecchie rimbomba una canzone, la sua canzone. Quella che mi ha dedicato al mio primo concerto. Le lacrime sgorgano dai miei occhi senza freni, e improvvisamente dal finestrino dell'autobus fermo per il solito caos mattutino, scorgo lui. Adan è intento a fare una telefonata, é perso nel suo mondo, anche se di scatto si gira verso di me, come se un filo attaccato al collo lo avesse tirato. I nostri sguardi si incrociano, la folla accalcata davanti al semaforo inizia a sfoltirsi, mentre lui rimane sempre immobile, a fissarmi. I nostri occhi stanno dialogando, si stanno dicendo addio. I miei sono talmente appannati dalle lacrime che ormai vedo solo una macchia al posto di Adan, una bellissima macchia. L'autobus riprende lentamente il suo percorso, i nostri sguardi continuano a rincorrersi, finché però non é troppo tardi.

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