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Percorriamo in auto la strada che ci separa a casa sua. Ha deciso, nonostante abbia provato a dissuaderlo, di farmi rimanere da lui fino a quando non mi riprenda del tutto, per prendersi cura di me. In realtà sono contenta di poter stare molto insieme, questo dettaglio non mi spaventa affatto, ma non voglio più essere un peso per nessuno, soprattutto per lui. Quando però ho provato ad accennargli il mio pensiero, Adan ha fermato l'auto e guardandomi negli occhi ha iniziato un'opera di convincimento riguardo al fatto che io non sia assolutamente un peso, ma io so che non è così, non lo direbbe mai, ma gli sto rovinando la vita.

- No! Ma questa canzone è fantastica! ti prego, alza il volume!- Urla improvvisamente Adan facendomi sobbalzare. Lo guardo in finto cagnesco rubandogli una risata fragorosa. Alzo il volume della radio, guardando il ragazzo più bello che abbia mai visto muoversi al volante a ritmo di quel pezzo a me sconosciuto. Questa è un'immagine che porterò sempre nel cuore, qualsiasi cosa succederà tra di noi non dimenticherò mai la sua espressione raggiante in questo momento. Mi verrebbe voglia di tirare quel dannato freno a mano e saltargli addosso, assaporando dolcemente ogni singolo pezzetto di pelle. 

- Ti, da fastidio il volume alto, vero?- Esclama abbassando il volume e successivamente accarezzandomi il volto corrucciato a causa delle fitte alla testa provocate dal volume alto. - Nessun dolore è abbastanza forte quando c'è di mezzo la tua felicità.- Mi rilasso sotto il suo tocco caldo in grado di lenire qualsiasi ferita. Ascoltando le mie parole sul suo viso appare un sorriso enorme, capace di illuminare mezza Milano. Svoltiamo sulla strada che porta all'appartamento di Adan ascoltando musica a volume medio e a scambiarci baci veloci tra un semaforo e l'altro. Parcheggia fluido tra due auto e uscendo dalla vettura si incammina ad aprire la portiera del passeggero per farmi uscire. - Esco da sola, davvero, non preoccuparti.- Esclamo provando ad alzarmi dal sedile, fallendo miseramente. Facendo finta di non sentirmi Adan mi prende in braccio dolcemente, non  riesco ad arrabbiarmi con un ragazzo così dolce. Con qualcun'altro avrei dato di matto per la troppa apprensione, ma con lui non riuscirei mai perchè si comporta così perchè vuole, non per dovere. Ci avviciniamo come due sposini  all'entrata del portone, mentre senza neppure girarsi, con un tocco fermo e deciso sul telecomando dell'auto, la chiude. Adan saluta il portiere mentre io mi nascono fra il suo petto per la vergogna di essere portata in braccio. Non sono ancora abituata a questi suoi gesti che una volta avrei considerato "plateali".
Arriviamo sul pianerottolo, sono ancora in braccio ad Adan che non ne vuole sapere di farmi scendere. Rovista nelle tasche del jeans alla ricerca delle chiavi e una volta trovate le avvicina alla serratura. Non che sia stata tanto in questa casa a causa del tour di Adan, ma non l'avevo mai vista così buia, questo mega attico pieno di finestre e di luce adesso invece con le persiane serrate sembra una caverna. Improvvisamente le luci si accendono, e vedo sbucare da ogni lato della casa Camilla, Toni, Matteo, Maria ed altri della libreria  con dei cappellini ridicoli  e dei palloncini. Mi guardo intorno e noto dolci di ogni tipo sul tavolo, per non parlare della pizza, che meraviglia. Non posso credere che abbiano fatto questo per me dopo il casino in cui mi sono ficcata, dopo quello che seppur non ricordo sono convinta di aver fatto.
Scoppio in lacrime di gioia, correndo a modo mio per via della botta alla testa verso di loro, che mi aspettano a braccia aperte.
Ci accomodiano sul grande divano situato in soggiorno gustando pizza e chiacchierando allegramente.
- Giulia non fare la rovina feste, assaggia anche questa! L'ho fatta io con le mie manine- Camilla indica con fierezza la torta più brutta di tutte. Non é una cuoca provetta, anzi, a dirla tutta fa schifo, peró si impegna e lo apprezzo tanto. - Non vedi che sto ancora masticando? Dammi il tempo, sono sicura che sarà una delizia- Le sorrido, ma in realtà so cosa dovró masticare com tutte le mie forze per masticare quella torta al cioccolato bruciacchiata.
Taglio una fetta a me e Adan, che la addenta vorace, emettendo suoni disparati come "mmm" "gnam" ma irrealtà so che mente. La assaggio, e stranamente nonostante non sia buonissima la reputo la torta migliore di tutte perché si é messa in gioco anche se so benissimo il suo rapporto con i fornelli. Dopo aver finito la mia fetta mi alzo lentamente avvicinandomi a Camilla, non saprei come fare senza di lei. Mi siedo sulle sue gambe, abbracciandola e affondando tra i suoi capelli. - Ti voglio bene, grazie, e non solo per tutto questo. Grazie per stare sempre dalla mia parte nonostante tutto -. Le sussurro all'orecchio. Parlando, delle lacrime fuoriescono dai miei occhi, bagnandole leggermente il collo, e nel caos della festa fortunatamente nessuno si accorge di questo momento intimo fra me e la mia migliore amica. Lei mi abbraccia a sua volta, le accarezzo il viso e sento con i polpastrelli le lacrime che sgorgano dai suoi occhi. So che ha sofferto tantissimo per me, so che senza chiederle nulla lei mi è stata sempre accanto. D'improvviso nella mia mente scorrono immagini confuse.
Sono a Capri, a casa. Ho spento il cellulare dopo la chiamata di Camilla, mi sono avvicinata alla cassapanca dove avevo rinchiuso tempo fa gli alcolici. La prima, la seconda, la terza bottiglia di alcolici indefiniti. Sbando, cado a terra, piango. Bussano alla porta. Io sono a terra, e il mio cuore inizia a battere spaventato. Bussano, bussano ancora più forte. Ho paura.
Mi alzo dalle gambe di Cami velocemente,ancora spaventanta per quei pensieri, quei ricordi. Barcollando e tenendomi la testa che pulsa velocemente mi dirigo verso il bagno. La casa é diventata silenziosa, il mio gesto deve aver destato panico. Sbuffo, sono stanca di far soffrire le persone che amo. Torno indietro ripercorrendo il lungo corridoio, voglio tranquillizzarli ma vengo bloccata da un Adan in panico. - Cosa é successo? Devi vomitare? Vogliamo andare in ospedale, ti riporto subito, lo sapevo che non avrei dovuto portarti così presto qui- si colpevolizza senza freni, porgendosi una mano sulla fronte. Lo fermo subito e cercando di rassicurarlo lo abbraccio forte. -non é successo nulla di tutto questo- accarezzo con cura la sua schiena rilassando i muscoli e continuo. - Ho recuperato qualche ricordo dell'altra sera, e sono scappata verso il bagno per calmarmi senza crearvi preoccupazioni, ma evidentemente l'ho fatto lo stesso -  Lui scioglie il nostro abbraccio per guardarmi negli occhi. - Cosa ricordi adesso?- mi guarda preoccupato, con degli occhi così profondi nei quali potrei annegare. - Non parliamone adesso, anche tu hai bisogno di tramquilitá, in piú avete organizzato una festa bellissima per me, non voglio rovinarla. - Lo prendo per mano trascinandolo suo malgrado dinuovo nel salotto che ormai ha ripreso ad essere rumoroso.
Trascorriamo il resto del pomeriggio a giocare alla Playstation, prendendo in giro Adan per i giochi poco maschili che possiede. Giochiamo a  The sims, il più interessante tra tutti i just dance e i giochi di logica. Ci divertiamo come matti creando personaggi somiglianti a noi e facendogli intraprendere le attività più disparate.
La sera arriva velocemente, senza che nessuno se ne accorgesse infatti si sono fatte le 22. Così, tutti iniziano a prepararsi per andare a casa, Maria mi raccomanda di seguire il consiglio del medico, cioè di non uscire per una settimana, facendo uso dei numerosi farmaci per attutire il dolore della testa.   Provo a convincerla che non è un problema per me lavorare ma insieme a lei tutti gli altri si coalizzano obbligandomi a rinunciare.
Una volta soli, Adan si appresta a pulire il caos che abbiamo combinato, e io provo a dargli una mano gettando qualche piatto di plastica nel cestino. Piegansomi per gettare la spazzatura avverto diverse fitte fortissime alla testa, che mi costringono ad appoggiarmi al lavello. Respiro forte, nel frattempo sento le mani calde di Adan sui miei fianchi.
- tu adesso devi starmi a sentire. - mi sussurra dolcemente ma con un tono fermo, serio. Mi prende per mano trascinandomi verso la camera da letto. Vedo una valigia,la mia valigia. La guardo confusa. - Ci ha pensato Camilla. É andata a casa tua e preso tutto quello che potrebbe servirti.- Risponde alle mie domande mentali come se sapesse esattamente cosa stessi pensando. Apre la valigia e prende il mio pigiama poggiandolo sul letto. Tolgo le scarpe, mentre lui pensa al vestito. Una volta tolto si ferma a fissarmi, facendosi scappare un sommesso "wow". Continua a guardarmi accarezzandomi i fianchi. Lo guardo arrossata, questa situazione mi crea imbarazzo ma anche tanta, tanta voglia che mi salti addosso.
Prende il pigiama confuso sul da farsi, probabilmente ha paura che mi farmi male. Per toglierlo da questo dilemma infinito prendo velocemente dalle sue mani il pigiama, gettandolo a terra. - Non é il momento di mettere questo adesso- lo guardo reggendo il suo sguardo voglioso, pieno di passione. Mi avvicino ulteriormente sbottonandogli lentamente i bottoni della camicia,mentre lui avvicina le sue labbra alle mie. Nei nostri baci sento il sapore amaro della frustazione, di paura di non averne avuti più e la voglia di averne ancora. Mi appoggia sul letto con cautela salendomi su. Slaccia con il solito colpetto magico il reggiseno, iniziando a giocare con i miei seni. Non c'è un altro luogo in cui vorrei essere in questo momento se non qui. Il respiro si fa sempre più intenso, inizio ad avere la vista appannata dal piacere. Adan sposta la sua attenzione agli slip, tirandomeli via con i denti. Si dedica completamente al mio ventre, e dolcemente scende sempre più giù, fino a lí. Il piacere che provo è incommensurabile. Affondo le mie mani suo suoi capelli folti, giocando con i ricci e tirandoli di tanto in tanto scatenando piccoli sussulti. Desidero con tutto il cuore la sua bocca, tiro i ricci facendolo salire verso il mio viso. Ribalto la situazione fregandomene altamente del dolore lancinante che proviene dalla mia testa. Sento dei lamenti da parte di Adan, vorrebbe nom farmi sforzare, ma non m'importa, voglio fare l'amore con lui e nessun dolore mi fermerà. Affondo la mano nei suoi boxer mentre continuo a baciarlo con passione. Gioco irrefrenabile mentre lui totalmente in preda al piacere è immobile, rilassato. - ti amo- lo sento biabigliare dolcemente fra sé e sé. Lo ripete sempre più ad alta voce, fimché quella parola non raggiunge totalmente le mie orecchie. Lo ripete in continuazione mentre mi fa stendere e sale nuovamente su di me. - ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo- dice mentre entra dentro di me con forza. La testa ormai non la sento più per il dolore, ma quasi non ci faccio caso.
Continua a muoversi su di me ritmicamente, cambiando intensità a seconda sel momento. Cadiamo in uno stato di piacere tale da perdere il contatto con la realtà, un posto da cui non vorremmo mai andare via. - Ti amo. Ti amavo anche quando me lo hai detto quella sera, ho sbagliato a non risponderti, ero incazzato, avevo paura. Ma ti amo, ti ho amato dalla prima volta che ti ho visto in quella cazzo di libreria. Ti amo Giulia- e dopo queste parole crolla su di me dolcemente.

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