Un improvviso rumore mi riporta alla realtà: qualcuno sta bussando alla porta. Alzo il polso destro e leggo l'ora dall'orologio con il cinturino di stoffa blu e delle bellissime navicelle spaziali rosse. Era di Marco, l'unica cosa che hanno trovato nella macchina dei miei dopo il rapimento. Cerco di ricordare quanto tempo ho passato quì sotto mentre mi accomodo sulla poltrona della scrivania. -Prego, avanti!- dico cercando di schiarire la voce diventata un tantino rauca dopo il pianto.
-Ehi Giulia stai iniziando a darti da fare! Sono due ore che sei quì dentro.- É Carlo, il marito di Maria nonché il magazziniere. Lavorano in questa libreria da un tempo non quantificabile. Loro due nutrono un affetto smisurato verso di essa come tutti i nostri...miei dipendenti, non pensavo che si potesse essere così affezionati a una cosa materiale ma loro ne sono la prova. Nei miei pensieri sorge improvvisamente un ricordo: stamattina doveva portarmi in magazzino a controllare le giacenze, "ecco perché è venuto a bussarmi!, iniziamo bene, primo giorno di lavoro e già dimentico la prima e unica cosa da fare in mattinata, brava Giulia bravissima " mi complimento con la mia fantastica memoria e accenno una scusa a Carlo per il ritardo, lui come sempre gentile viene accanto a me e mi accarezza una guancia come farebbe un padre a una figlia, la sensazione è proprio quella e mi piace un tantissimo anche se allo stesso tempo mi trasmette malinconia. -Giulietta mia tranquilla, so benissimo che per te tutto questo è nuovo e complicato, ce la faremo, tutti insieme.- le stesse parole che mi ha detto Maria qualche ora fa, prima di firmare. Mi convinco o almeno fingo di farlo e lo seguo in magazzino dove mi presenta agli addetti scarichi merci. -ragazzi, questa piccolina qui è il nostro nuovo capo, cercate di fare i gentiluomi e presentatevi- urla Carlo dall'ingresso dell'enorme magazzino pieno di cartoni da disimballare.
I ragazzi si presentano uno ad uno regalandomi tanti sorrisi e parole di incoraggiamento, tutti conoscevano mio padre, tutti gli volevano bene e lo ammiravano per la persona stupenda che era. Mentre ci perdiamo nei ricordi Carlo, dolce ma fin troppo responsabile e lavoratore mi riporta alla realtà. - É tutto molto bello ma basta parlare adesso, a pranzo continueremo con i convenevoli ma ora abbiamo da fare qui!- urla sbattendo le mani spronando i lavoratori a tornare ai propri posti. I ragazzi eseguono subito trattenendo qualche risata sommessa per la sfuriata improvvisa. Carlo Si gira verso uno scaffale intento a cercare qualcosa, poi, avvicinandosi a me inizia a darmi diverse indicazioni
-quí ti ho scritto tutto quello che devi sapere e fare in questa settimana, stasera dopo l'incontro leggi e inizia a prepararti per la tua prima e fantastica settimana alla "Deloibook".- mi porge un quaderno ad anelli azzurro con dei brillantini che ha qualcosa di familiare. Lo giro e trovo il mio nome che riempie tutta la copertina, e all'improvviso mi ritorna in mente: é un vecchio quaderno personalizzato che usavo come diario quando avevo circa 13 anni, me ne ero totalmente dimenticata. Lo rigiro tra le mani due, tre, quattro volte, totalmente sconvolta per questo ritrovamento. - Dove l'hai trovato questo?!?- domando forse con un po' troppo impeto
- Scusami non dovevo usarlo? L'ho trovato in ufficio stamattina, e siccome non è ancora finito e ha il tuo nome ho pensato di scriverci delle cose importanti, ma ti giuro che non l'ho letto, non lo avrei mai fatto- risponde in preda al panico per aver fatto un errore. Inizia a giocherellare nervoso con si suoi baffi grigi attendendo una risposta.
-No Carlo stai tranquillo, davvero. Ero solo curiosa, è un quaderno che usavo da piccola,non lo vedo da allora e sono stata colta di sorpresa ma hai fatto benissimo ad utilizzarlo.- lo rincuoro sincera mentre infilo il quaderno nel mio zainetto. Lui mi sorride un po' imbarazzato e mi lascia libera di girare per la libreria prima del pranzo con tutto lo staff. Lo saluto ripetendogli di non preoccuparsi dandogli qualche pacca sulla spalla e salgo sul montacarichi diretta in superficie.
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Cammino per le strade di una Milano piangente gonfia come un pallone, ho mangiato troppo. Il pranzo è stato molto piacevole, mi sono sentita a mio agio, in famiglia. Ho anche scoperto tanti aneddoti divertenti su mio padre, ad esempio che aveva una vera e propria fissazione per le arachidi salate. Luisa, la sua segretaria, che adesso é la mia, era costretta a comprare una decina di pacchetti a settimana perché lui ne era totalmente assuefatto.
Percorro una lunga strada sotto i portici per evitare di bagnarmi, da qui allo studio della Dottoressa Sandra saranno 2 km, ma sono troppo appesantita per prendere l'autobus, quindi mi godo questa atmosfera un po' malinconica come il mio umore. frugo nel mio fidato zainetto nero per cercare le cuffie, scorro un po' la bacheca di spotify cercando qualche playlist interessante e infine premo play.
Dopo la mia disavventura a Capri, la mia seconda casa, Maria ha insistito che parlassi con qualcuno qualificato per darmi una mano e mi ha praticamente trascinata da Sandra che è molto famosa qui in città, i suoi clienti sono quasi tutti come me, ragazzi che affrontando una o più perdite imboccano strade sbagliate come quelle dell'alcolismo e dell'anoressia.
per un po' le ho imboccate entrambe, senza sapere neppure come. Per 5 mesi ho vissuto in un buco nero dove l'unica cosa che per qualche minuto riusciva a tirarmi su era l'alcol. Sono stati mesi terribili, ma per fortuna ormai sono solo un vecchio ricordo. Ritornata a Milano ho iniziato a vivere in piccola casetta non distante dalla libreria, e cosa più importante, ho smesso di bere e mangio nuovamente come un bue. Paradossalmente non ero davvero dipendente dall'alcol, ho scoperto dopo qualche settimana di terapia che lo facevo con il solo scopo di allontanarmi da quello che stava accandendo nella mia vita, per fuggire altrove con la mia mente.
Mi accomodo sulle tipiche poltrone blu da sala d'aspetto immersa nei miei pensieri e nelle ultime note di una canzone. Scorrono i minuti come se qualcuno li rincorresse, e io mi impongo di spegnere la musica finita la traccia, fallendo ripetutamente. Odio le sale d'attesa, non penso esista qualcuno che le ami ma io le odio particolarmente. Non mi piace incrociare lo sguardo con le altre persone in attesa, non sopporto quelle chiacchiere sul tempo e su quanto i medici perdano tempo al cellulare durante le sedute.
Chiudo gli occhi ascoltando quella che dovrebbe essere l'ultima traccia fregandomene del mondo circostante. All'improvviso però un dito bussa sulla mia spalla, prima una e poi due volte aumentando l'intensità. È la segretaria che mi sta avvisando che è arrivato il mio turno. Poso il cellulare con le cuffie, mi alzo di scatto e mi avvicino alla porta.
-Ciao Giulia, prego siediti pure- mi dice Sandra. Sfoggio un sorriso di circostanza e mi siedo sulla poltrona accanto alla scrivania.
- Allora cara, oggi è un mese esatto dalla prima volta che sei venuta qui, sei migliorata tantissimo, ma per finire in bellezza questo percorso dobbiamo continuare almeno un altro mese per capire quanto tu abbia accettato cosa ti è successo e se tu stia iniziando a conviverci senza incorrere in autolesionismi come il non mangiare e il ricominciare a bere. Così facendo eviteremo eventuali ricadute." Mi dice accarezzandomi le mani con tenerezza. All'inizio della terapia non avrei mai pensato che potesse aiutarmi, eppure la dottoressa, dai lunghi riccioli marroni e gli occhi verdi, in un solo mese di terapia mi ha salvata.
Rispondo con un cenno e lei
con la sua agenda di pelle marrone inizia a farmi delle domande annotando le risposte: "come stai?", "hai toccato alcol in questa settimana?", "come ti sei sentita a non berne nemmeno un goccio?" "Stai mangiando?".
Non contenta delle mie risposte monosillabiche mi sprona a parlare di piú, ma ottenendo scarsi risultati. Tutto quello che mi esce dalla bocca sono delle frasi senza molto senso compiuto, sulle quali non si possono fare alcun tipo di valutazione.
- Mi dispiace dottoressa- replico affranta dopo vari tentativi di dialogo - So che non ho mai chiacchierato molto ma i suoi consigli li ho assimilati tutti, e vorrei ringraziarla per il suo sostegno. Il problema è che ho un caos in testa, non riesco ad articolare le parole se si parla di ciò che è successo, non so come spiegare a chi mi sta accanto come sto, purtroppo è un mio grande limite , ma non ci riesco in nessun modo.- continuo con la testa fra le mani per la rabbia. Vorrei comunicare, vorrei riuscire ad aprirmi fino in fondo con qualcuno, ma il problema è che io non lo faccio neppure con me stessa.
- Tranquilla cara, so benissimo che tutto questo non è facile, ma per nessun motivo al mondo devi arrenderti.- mi dice alzandosi dalla sua poltrona e venendo verso di me. - Ho pensato ad una cosa che potrebbe aiutarti, scrivere.- mi dice appoggiandosi alla scrivania per starmi più vicina. - Non riesci a comunicare agli altri cosa provi, e buttare giù i pensieri anche se confusi su carta, ti aiuterà a risolvere questo problema che hai con te stessa. Questo senso di colpa per non essere morta. Solo perché sei viva imponi a te stessa di non stare male, di non piangere, di non essere stanca, ma facendo così ottieni l'effetto contrario. - Mi guarda negli occhi mentre pronuncia quelle parole taglienti senza battere ciglio, con voce ferma e convinta.
Ferita dalla verità tagliente delle sue parole rimango in silenzio, immobile sulla mia poltrona per un tempo indefinito, aspettando che l'incontro finisca. Ho bisogno di metabolizzare tutto quello che ci siamo dette prima di potermi esprimere.
L'ora è finita, Sandra mi da appuntamento al prossimo giovedì e mi ripete di provare a scrivere qualcosa. La saluto cordialmente ringraziandola ancora e vado via, più veloce del vento.
Cammino velocemente verso casa pensando a l'ultima ora passata. L'idea della dottoressa non è malvagia, ma non so da cosa iniziare, dovró impegnarmi al massimo per scrivere tutto quello che mi passa per la mente. Alzo la testa verso il cielo aprendo le braccia e godendomi il venticello fresco che mi scompiglia leggermente i capelli rossi. Il temporale ha magicamente lasciato spazio a un arcobaleno fantastico, lo guardo incantata, le magie di un Aprile particolarmente piovoso. Nel giro di 10 minuti arrivo davanti la porta di casa, rovisto nella borsa cercando le chiavi e la prima cosa che la mia mano colpisce è quel quaderno azzurro. Lo prendo in mano mentre apro la porta, poso tutto sul divano e vado a sedermi alla scrivania pronta a leggere il contenuto.
Dopo aver letto tutta la lista con cura, sfoglio le pagine del quaderno all'indietro, curiosa ma anche un po' spaventata da ciò che potrei trovarci. Inizio a sfogliare quelle pagine piene di cuori sformati e altri disegni orribili colorati anche peggio e mi perdo nei ricordi. Mi soffermo su uno in particolare che ritrae mio fratello con una faccia da scarafaggio, "probabilmente quando l'ho disegnato dovevo essere molto arrabbiata con lui" penso mentre sul mio viso nasce un sorriso sincero. Tutto d'un tratto vedo scorrere davanti ai miei occhi quel momento: ero arrabbiatissima perché per due settimane mi aveva nascosto questo rosario, per questo appena lo ritrovai feci quel disegno orribile e glielo feci vedere facendolo piangere a dirotto. Quel ricordo porta in me una voglia irrefrenabile di scrivere, così corro a prendere il laptop che ho lasciato ieri sera sul tavolo in cucina. Lo accendo e mi fiondo sul letto.É ormai notte fonda ma non ho voglia di dormire, penso sia inutile anche provare, l'unica cosa che voglio fare è continuare a scrivere su questo computer. lascio che le mie dita scorrano sulla tastiera senza controllo, digitano le frasi così velocemente che non riesco nemmeno ad assimilarle, non so cosa sto scrivendo, so solo che mi sta facendo un gran bene.
Eccoci qui per il terzo capitolo🖋📝
Giulia non è una ragazza semplice, anzi tutt'altro, é una ragazza forte e orgogliosa, ma a causa di una forte perdita diventa improvvisamente una foglia al vento gelido 🍃 e si perde nei meandri della sua anima buia. Come proseguiranno le sue sedute dalla dottoressa? Cosa ancora dobbiamo sapere sul suo passato? Ma soprattutto, dov'è questo personaggio maschile di cui ho parlato nel "prima di leggere la storia?"
Lo scopriremo leggendo 💗
Spero vi sia piaciutoBesni
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Gravita Con Me
AdventureQuesta è la storia di come la vita sia meglio di qualsiasi favola, seppur a volte si sembri sprofondare, è sempre pronta a regalare nuovi scenari, magari migliori. Giulia, 23 anni, classica ragazza della porta accanto, divoratrice di libri, dopo la...