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Guardo fingendo interesse le hostess che mostrano le vie di uscita, anche se la mia mente è altrove, si è fermata dove si era fermato l'autobus. Vorrei tanto mandargli un messaggio, vorrei dirgli che tornerò presto, di aspettarmi, promettergli di fammi sentire e continuare a ripetergli che lo amo ma non servirebbe a nulla. Sono già stata fin troppo egoista, io voglio che Adan abbia il meglio dalla vita, gli ho causato solo problemi," forse è meglio così " continuo a ripetermi in testa. I miei pensieri vengono interrotti bruscamente da qualcuno che si siede accanto a me, giro il volto d'istinto e mi trovo accanto Sergio. Balzo per la  sorpresa, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Lo guardo interrogativa, non so cosa pensare. -Pensavi davvero che ti avrei lasciata andare da sola?- mi guarda serio, poi si corregge facendo finta di nulla- che la polizia ti avrebbe lasciato andare da sola?-  d'istinto lo abbraccio. So che non é quello che vorrebbe fare, andarein venezuela con una ragazzina capricciosa, ma lo abbraccio, forte. Ricambia il mio abbraccio accerezzandomi la testa, e tutta l'ansia del viaggio per trenta  secondi scompare, lasciando spazio alla forza e al coraggio.
Durante il viaggio, lungo, molto lungo, Sergio mi racconta che è stato incaricato dalla polizia per una missione, proteggermi. E che non potremo stare piú di tre mesi, ma saranno più che sufficenti se ci comportiamo bene.
Mi racconta della sua vita, già conosce bene la mia. Non si é mai sposato perché il suo lavoro non gli dava la possibilità, ha lavorato nei servizi segreti di stato per anni, le relazioni avrebbero soltanto peggiorato la situazione. Parla con estrema sincerità, sembra aver superato tutto quello che mi racconta, anche se non nega di averne sofferto molto.

Usciamo dall'aeroporto, dopo 10 sfiancanti ore di volo nella quale visto una moriade di film sanguinolenti, ho ascoltato un po' di musica e ho chiacchiarato con Sergio su come dovremo comportarci a Caracas. Cerchiamo un'auto da affittare che non cadi a pezzi tra tutte quelle in fila nella piazza dell'aereoporto. Optiamo per un pick up di un rosso ormai arruginito. - Guido io - esclamo avvicinandomi alla portiera del guidatore. - non se ne parla.- risponde autoritario. Sbuffo e passo al lato passeggero.
- adesso dobbiamo trovare un posto dove dormire- mi passa il suo cellulare - cerca qualcosa in un posto centrale, non possiamo permetterci di andare troppo in periferia-. Prendo il suo iphone e inizio a cercare un'alloggio decente.  Trovo un paio di hotel in buone condizioni e poco costosi al centro, scelgo quello accanto a un parco   molto bello, l'ho visto in alcune foto dei miei. Tempo fa avrei evitato di fare i loro stessi percorsi, avrei evitato di venire, di ricordarli. Un tempo ero convinta che per superare questo periodo di merda avrei dovuto cancellare il passato, adesso invece sto facendo il contrario, sto correndo verso il mio passato a tendergli la mano e sono felice.
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Scusate se non mi sono palesata ieri, é stata una giornata molto piena e non volevo scrivere per dovere, ma per piacere come faccio sempre quindi ho aspettato che la mia vocina amica nelle testa mi dicesse "dai benni, scrivi!" Ed è arrivata adesso, dopo aver inculato una macchina mentre guidavo 😂 quindi ringraziamo l'incidente che mi ha fatto venire l'ispirazione.
Benni

Gravita Con MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora