-Giulia! Giulia dove cazzo vai!- La distanza tra me Alej e Sergio si fa sempre più grande, esco da quella casa, da quel vialetto e corro via, ho bisogno di stare sola.
Cammino per le strade di Caracas disorientata per un pò, finchè non arrivo al parco che ho visto appena arrivata in città. Lo riconosco, Marco mi inviò diverse foto di questo posto, ed è come se lo sentissi familiare. Questo sembra essere forse l'unico posto tranquillo di questa città super caotica, l'unico posto dove la gente non corre ma si gode per un po' la vita. Prendo il cellulare. Ci sono una decina di chiamate perse di Sergio, decido di inviargli un messaggio chiedendogli un po' di spazio, non voglio si preoccupi troppo per me. Se ha dovuto tenermi all'oscuro di questa faccenda un motivo ci sarà stato, posso dire di conoscerlo bene ormai, so che non mi avrebbe mai nascosto una cosa del genere se non ce ne fosse stata la necessità. Mentre aspetto una sua risposta noto tra i messaggi non letti uno di Adan. Il mio cuore batte all'impazzata, non riesco a fermarlo e nel mio viso compare la tipica espressione che tempo fa avrei giudicato da "pera cotta". Penso e ripenso a cosa potrebbe avermi scritto mentre guardo il suo nome tra i messaggi. Finalmente decido di aprirlo:
Tutto bene?
Guardo quel messaggio per non so quanto tempo. Un messaggio così corto ma così pieno di significato. Anche da due semplici paroline ammucchiate con un punto interrogativo si riesce a capire quanto stia soffrendo a causa mia. Sentire di spezzare il cuore alla persona che si ama è atroce, vorrei soltanto sparire, vorrei non mi avrebbe mai conosciuta. Non so cosa rispondergli, opto per un "si, tutto bene grazie,tu?" la risposta più scontata e idiota del mondo che ancora una volta gli spezzerà il cuore. Chiudo quel dannato cellulare e provo a concentrarmi su altro. Apro il mio zainetto e prendo le foto che Alej mi ha dato poco fa e inizio a sfogliarle. Sono tantissime, le guardo con il cuore pieno di gioia, in queste fotografie i loro volti sono distesi, felici, nessuno potrebbe mai immaginare che dopo aver scattato quelle foto sarebbero morti. Nemmeno un velo di preoccupazione, di paura nei loro occhi. La cosa mi rende felice, hanno vissuto in piena felicità gli ultimi momenti della loro vita, ma anche triste e incazzata, perchè se in qualche modo avessero saputo di essere in pericolo avrebbero potuto mettersi in salvo in qualche modo.
Dopo averle viste tutte velocemente, mi alzo dalla panchina sulla quale ero seduta fino a pochi secondi fa. Il mio stomaco brontola, qualcosa mi dice che dovrei comprare del cibo per me e per Sergio che mi sta aspettando in Motel. Cerco con il cellulare un locale fotografato dai miei, penso sia nei dintorni. Internet mi dice che è dietro l'angolo della strada in cui sono ora. Il posticino è descritto come spartano ma delizioso. Mi avvicino sempre di più alla meta, e mi accorgo che la descrizione è esatta. Entro nel piccolo locale, due sedie di plastica scadente e un tavolino riempiono lo spazio della "sala" se così posso chiamarla. L'odore che sprigiona questo posto però è davvero invitante. La donna minuta che è dietro il bancone mi sorride e cerca di spiegarmi in inglese che quello che vedo lo ha cucinato lei. Una signora molto simpatica, si vede che ama ciò che fa nella vita. Mi affido a lei per scegliere cosa comprare. Prende un vassoio in cui mette qualche empanadas dall'aria squisita che non vedo l'ora di mangiare e qualche altra specialità. - Sai, hai un volto familiare- Mi mormora in un linguaggio tutto suo. D'un tratto in me s'insinua un pensiero, forse ricorda i miei genitori, forse potrebbe dirmi qualcosa. Sergio mi ammazzerebbe se sapesse che sto rischiando di far saltare in aria la mia "falsa identità", ma non posso fare altrimenti, devo chiederle se li conosce. - Non sono mai venuta qui, è la prima volta, però delle persone che conoscevo me lo hanno consigliato.- Rispondo, sperando che mi chieda chi siano quelle persone. La dolce signora agisce come avevo immaginato, e così le dico chi sono le persone di cui parlo. Appena pronuncio i nomi i suoi occhi diventano più scuri, capisce subito che erano la mia famiglia, lo noto nel suo sguardo, ma rimane in silenzio per qualche minuto.
- Li conosco!- si corregge subito con imbarazzo - Li conoscevo-. Mentre prepara il vassoio mi racconta tutto ciò che sa su di loro. - Li incontrai in un mercato della zona, stavano fotografando i colori del luogo mi dissero, erano totalmente estasiati da quel mercato.- Parla con una vena di nostalgia, deve aver legato molto con i miei genitori. - Mi chiesero dove avrebbero potuto trovare da mangiare, e così li ho portati qui- Indica il locale. - Da quel giorno si sono innamorati della mia cucina e abbiamo pranzato e cenato insieme quasi tutti i giorni, fino a quando..- Si ferma, una lacrima solca il suo viso. - Scusami- mi dice asciugandosi velocemente il volto bagnato. - Sono una persona molto, come si dice quando piango spesso?- mi chiede- Emotiva- Rispondo dolcemente. - Si giusto, emotiva. Erano delle persone davvero speciali, e anche tu lo sei, hai la stessa luce che avevano loro negli occhi. - Mi sorride. Sono grata del suo racconto, adesso sento di conoscere un po' di più la vita che hanno passato qui, mi sento più vicina a loro, mi sento bene.
Pago, ringrazio per la sua disponibilità e vado via, promettendomi di tornare presto ad assaggiare qualche altra prelibatezza.

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Gravita Con Me
AventuraQuesta è la storia di come la vita sia meglio di qualsiasi favola, seppur a volte si sembri sprofondare, è sempre pronta a regalare nuovi scenari, magari migliori. Giulia, 23 anni, classica ragazza della porta accanto, divoratrice di libri, dopo la...