"Siamo in arrivo nel porto di Capri, grazie per aver scelto Travelmar"
Questa voce meccanica, ferrosa, mi riporta nel mondo. Afferro il borsone e mi affretto ad uscire da questa gabbia marina. Una volta amavo viaggiare in traghetto, una volta.
Esco e cerco con gli occhi il mio avvocato. Il signor Marino è seduto su una panchina all'esterno dell'aria di sbarco, e nel momento esatto in cui lo trovo con lo sguardo, lui si alza, salutandomi con la mano e tirando un vistoso sospiro di sollievo, pensava gli dessi buca.
-Finalmente Giulietta!-Mi abbraccia. Non è solo un avvocato, ma anche un amico di famiglia, si è offerto anche di ospitarmi a casa sua per non farmi dormire nella casa che non vedo l'ora di vendere, ma ho rifiutato. Non voglio gravare su nessuno. Metre chiacchieriamo avvicinandoci al suo studio sento il mio cellulare vibrare impazzito nella tasca dl mio parka, devono essere i ragazzi che rispondono ai miei messaggi di scuse, ma adesso non ho tempo per questo.
Entriamo in un palazzo accanto al porto, attraversando un portone storico davvero imponente. Salgo le scale sovrappensiero, mentre Marino continua a parlarmi di cosa dobbiamo fare, di quanto tempo mi porterà via tutto questo.
- Devi firmare questi documenti che ho preparato- mi indica un centinaio di fogli posti con cura sulla sua svrivania di ciliegio.
Metto l'anima in pace,metre continuo a firmare quasi non sentendomi più la mano, e continuando ad ignorare quel che dice Marino. Colgo sporadicamente qualche frase, ma senza porci troppa attenzione. Finisco fi Firmare e dopo non so quanto tempo sento dinuovo la forza nella mano sinistra.
Mi ringrazia, poggiando con cura i fogli in una cartellina e mi indica l'uscita. Stiamo per andare lì. In quella maledettissima casa.
- ho nel furgoncino una trentina di cartoni, devi scegliere cosa vuoi buttare e cosa vuoi tenere, poi penserò io a farteli avere, ma devi svuotare la casa.
Io vorrei buttare tutto. Ma questo non lo dico, sembrerei una stupida a voler buttare tutti i ricordi della mia famiglia solo perché non voglio riviverli. Non gli dico neppure che in realtà tornare in quella casa e come se mi infilassero un paletto nel cuore. L'ultima volta che ho visto quella casa mi ricordo nel pieno di una sbornia, a terra, sdraiata sul pavimento freddo della cucina, ricordo di essere stata schiaffeggiata da qualcuno che poi capii essere Maria, ricordo di essermi sentita così male che non posso neppure provare a descriverlo.
Eppure in silenzio appoggio la testa al finestrino del furgoncino di Marino, aspettando di arrivare nel posto che mi ha vista più fragile. Ho paura di entrare lí dentro, ma sono stronza e odio far notare le mie emozioni, e quindi non mi esprimo quandoe entriamo nel vialetto e parcheggiamo. Marino prima di andarsene mi saluta, ringraziandomi e mandandomi i saluti anche di sua moglie e suo figlio. Lo liquido cercando però di non sembrare scortese, e nel giro si pochi istanti rimango sola immersa nei ricordi.
Per evitare di perdere tempo mi fiondo sui cartoni,prendendone uno e passando a rassegna la camera di nonna. La stanza antica ricoperta di carta da parati fiorata sembra non aver notato il cambiamento di questi mesi. È lí e emana la solita sensazione di calore familiare, che però stavolta non mi rende affatto felice. Metto all'interno del cartone alcune cornici che prendo dal mobiletto accanto al letto, senza neanche guardare le foto. Mi guardo in torno cercando qualcos'altro ma non trovo altro che voglia conservare di quella stanza, anzi, non vedo l'ora di uscire.
Tra un cartone e l'altro controllo il cellulare. Sono le 23. Ho un centinaio di messaggi e chiamate, tutte di Camilla.
Leggo dai suoi messaggi che non è incazzata, o meglio, tra i due sentimenti prevale la preoccupazione. E infatti mentre provo a risponderle abbozzando una risposta eccola che arriva un'altra chiamata. Rispondo faticando, non ho voglia di parlare,ma glielo devo, é la mia migliore amica e le sto facendo passare una giornata terribile.
- Tesoro! Finalmente hai risposto!- esclama urlando, come se volesse far sentire anche ad altre persone, e infatti sento un rumore molto forte, al punto da non riuscire a sentirla bene.
Non riesco a carpire bene tutto quello che dice, anche perché parla a raffica senza neppure deglutire. Ma riesco a capire che sono allo showcase di Adan, perché prima di sapere dove fossi si erano già avviati, e hanno deciso di rimanere per fargli forza, perché a quanto pare è distrutto.
- Ma è successo qualcosa? Perché sta davvero giù, non riesco proprio a capire cosa gli passi per la testa- mi dice preoccupata. Appena le racconto cosa è successo la voce inizia a tremare, e alcune lacrime bagnano il mio viso senza controllo. Cerco di non farle capire il mio stato, tranquillizzandola ma non penso di esserci riuscita molto.
- Giulia, qualsiasi cosa sia successa non fare cazzate, hai capito?- mi dice con tono fermo, e nell'istante in cui pronuncia queste parole la folla attorno a loro espolode,probabilmente Adan è salito sul palco. Chiudo la chiamata disturbata dal trambusto, e in due minuti mi arrivano 10 messaggi di Camilla,dice di non fare nulla, di non aprire la cassapanca dove solitamente nascondevo alcolici e altre cose, dice che devo reagire ma è difficile, non riesco a non pensare che mi farebbe stare bene bere un goccetto, o magari farmi una canna sotto la luce accusatoria della luna, come un tempo. Senza farci caso mi avvivino alla cassapanca, e spengo il cellulare.

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Gravita Con Me
AdventureQuesta è la storia di come la vita sia meglio di qualsiasi favola, seppur a volte si sembri sprofondare, è sempre pronta a regalare nuovi scenari, magari migliori. Giulia, 23 anni, classica ragazza della porta accanto, divoratrice di libri, dopo la...