8

159 14 2
                                    

Un'altra mattina in ritardo, e stavolta non è di cinque minuti.
Ieri ho fatto tardi,molto tardi. Dopo l'hamburger devo dire buonissimo, per digerirlo abbiamo passeggiato lungo i navigli, e ci siamo trattenuti un bel po' con altri amici incontrati nei paraggi.

Mentre sono alle prese con la mia massa informe di capelli il cellulare vibra: é un messaggio Maria, sarà sicuramente arrabbiatissima, oggi alle 10.00 abbiamo un incontro importante con alcuni menager di artisti che vorrebbero fare un instore. Sono le 9.30 e sono ancora qui, a combattere stavolta con il mio correttore per nascondere le occhiaie e sembrare guardabile.

Corro per le strade di Milano infreddolita, ho dimenticato la sciarpa per la fretta, quindi mi stringo più che posso nel mio parka sperando di riuscire ad arrivare alla libreria prima di morire assiderata. Si, sono freddolosa.
Al mio arrivo vedo Maria impegnata alla cassa a sbrigare un paio di clienti, mi avvicino a lei scusandomi di essere arrivata giusto in tempo. Le avevo promesso almeno un'ora per metterci d'accordo sulle cose da puntualizzare nell'incontro, invece adesso dovró vedermela totalmente da sola, e dentro di me questa cosa mette un po' d'ansia.
- Tranquilla, sei tu il capo, dopotutto non hai bisogno di consigli, sei già preparatissima e sai meglio di noi cosa la libreria ha bisogno.- Mi dice con tranquillità, cercando almeno di non far trasparire l'ansia che ha per questo incontro. É sempre stata restia per quanto riguarda l'utilizzo della zona musica per ospitare artisti, non so per quale motivo, forse per paura di fallire, di rischiare. Nonostante ciò però mi ha lasciata provare, e il mio istinto come sempre sbaglia poco, infatti i tre eventi che abbiamo fatto fin ora sono stati un successone.

- Giulia, devo farti i miei complimenti, pur essendo così giovane stai trasformando una semplice libreria in un luogo di condivisione, prima la zona caffetteria, ora questi eventi, devo dire che sei un mostro! Un applauso a questa piccola donna!- Urla Fausto in preda alla commozione, facendo girare non solo i componenti del nostro tavolo, ma anche tutti i commensali del ristorante, facendomi sentire molto a disagio. L'incontro è finito da mezz'ora, e per festeggiare abbiamo chiuso per poter fare una pausa pranzo tutti insieme, come una vera famiglia.
Tutti i componenti del tavolo iniziano applaudire, alzare calici strabordanti di vino, e anche ad abbracciarmi, che carini. Seppur non ami questo tipo di cose, sono molto contenta che i miei dipendenti siano così felici e spensierati, quindi mi godo il momento, anche perché adesso dovremmo impegnarci il triplo, dovró prendere un dipendente extra che gestisca gli instore così da non appesantire noi.
-Lo vuoi un po' di vino tesoro?- Esclama dolcemente rivolgendomi un bicchiere Giovanni, il magazziniere. All'improvviso più nessuno al nostro tavolo emette un fiato. Mi guardano tutti, l'aria si fa tesa, qualcuno guarda in cagnesco Giovanni che intanto esprime titubanza per ciò che sta accadendo. Lo guardo sorridendo, spezzando quell'aria tesa come una corda di violino, rispondendo di essere astemia. Dopo qualche minuto di imbarazzo generale il gruppo ricomincia a farsi rumoroso, e quel momento diventa solo un vago ricordo. Qualcuno deve aver raccontato vagamente il piccolo problemino che ho avuto con l'alcol un po' di tempo fa a Giovanni, che nel caos generale all'uscita dal ristorante mi chiede scusa per essere stato fuoriluogo, ma lo rassicuro subito prima che finisca di parlare, non ha fatto nulla di male, la cosa non mi ha toccato per niente, ormai ne sono uscita.

Il pomeriggio é passato liscio tra una vendita e l'altra, la sera é arrivata in fretta. Amo rimanere sola ad aggiustare le ultime cose prima di chiudere, è affascinante rimanere soli in mezzo a migliaia di libri e dischi, non so bene perché ma è il momento che amo di più di tutta la giornata. Mentre metto a posto alcuni libri negli appositi scaffali sento il rumore del campanellino che si trova sulla porta d'ingresso. "Chi viene a comprare libri alle 22.00?" Mi chiedo incuriosita mentre mi giro, e appena lo faccio il mio cuore smette di battere per qualche secondo.
"É Enigma, ha mantenuto la promessa, è tornato qui" penso stupita mentre guardo attentamente la sua figura slanciata verire verso di me.
- Ehi, Ciao Giulia, effettivamente speravo fossi ancora quí, stavi per chiudere?- Mi guarda sorridente, mentre infilando le sue mani nel suo giubotto verde appoggia la sua schiena al solito scaffale.
-No, tranquillo, sono ancora qui ad aggiustare le ultime cose, ma dai stato fortunato, di solito non rimango così a lungo in libreria-. Non lo guardo, almeno non in faccia, oggi sento di non essere ingrado di mantenere il contatto visivo con quegli occhioni scuri e magnetici.
-Bene, andiamo al sodo- Questa volta cerca la mia attenzione, girandosi su un fianco e senza scollarsi con la spalla dallo scaffale continua quello che aveva lasciato, con una voce profonda, suadente. - Ho letto "exit"- breve pausa -in realtà l'ho finito proprio venerdì. Mi ha catturato per tutto il viaggio, quindi devo ringraziarti, sei 3 a 0. - Dopo l'ultima frase il suo tono diventa più scherzoso, regalando alla mia vista un altro paio di quei sorrisoni incredibili.
- Sono contenta che ti sia piaciuto, ma lo sono di più per il fatto che hai rischiato, quindi complimenti a te, che ti sei fidato di un consiglio estraneo, ti dono un punto, anche perché ormai ho già vinto la partita, vorrei evitare di mettere il dito nella piaga- Questa volta e ridere siamo in due, una risata allegra e sincera. Dopo aver ridacchiato un po' spensiarati si allontana improvvisamente dalla sua postazione solita, andando a curiosare tra i libri. Io rimango al mio posto, guardandolo a distanza con la coda dell'occhio per non farlo sentire troppo osservato. Guarda con attenzione tutti i titoli che ha davanti, come se avesse fretta di trovarne uno, come se cercasse il libro adatto per quel momento. Ed evidentemente lo trova, perché lo prende con cura dallo scaffale e si avvicina alla cassa facendo segno di volerlo acquistare.
-Lo hai mai letto?- mi chiede ansioso mentre sono intenta a metterlo in una bustina. - No, ma l'ho sentito nominare. Non credo sia il mio genere- Replico tranquilla mentre digito il prezzo alla cassa.
"Enigma" come sollevato dalla mia risposta mi chiede una matita, così guardandolo un po' strano gliela porgo, curiosando su cosa ci debba fare.
Tira il libro fuori dalla busta che lo conteneva, apre con delicatezza la copertina quasi accarezzandola e inizia a scrivere qualcosa sulla prima pagina candida. Cerco di sbirciare senza farmi scoprire, ma non riesco quindi ritorno alla mia posizione naturale fingendo disinteresse, o almeno provandoci.
Dopo minuti interminabili di attesa che per me sono sembrati anni, posa quella dannata matita, ripone il libro nella busta togliendoci lo scontrino e porgendomela.
Prima di prenderla lo guardo con aria interrogativa, e senza aprire la bocca lui capisce subito e inizia a spiegarmi il perché del suo gesto.
- Tu mi hai fatto conoscere un autore sttaordinario, un libro bellissimo, e volevo ricambiare il favore, ti ricrederai una volta che lo avrai letto, ne sono sicuro. "L'occhio del lupo" é uno dei libri più belli che abbia mai letto.- Sono completamente sorpresa dalle sue parole, in preda ad un turbinio di emozioni, prendo la busta che pende dalla sua mano sorridendogli e ringraziandolo cercando di mantenere il mio solito tono distaccato, ma stavolta le nostre mani si sfiorano, e le ultime sillabe delle mie parole di ringraziamento al contatto diventano più tremolanti, mostrando per un millesimo di secondo ad "Enigma" un tipo di fragilità che non sapevo neppure io di possedere.
Mi ricompongo iniziando a punzecchiarlo, dicendo che probabilmente non mi sarebbe mai piaciuto, lui risponde a tono, facendomi promettere di leggere ciò che aveva scritto sulla prima pagina solo una volta arrivata a casa.
"Enigma" aspetta che chiuda il negozio, continuando a chiacchierare di quanto sia bello leggere, e dei personaggi dei nostri libri preferiti, insultandoceli a vicenda. Usciti finalmente dalla libreria l'aria gelida entra non solo nel mio parka, ma raggiunge la mia pelle, le mie ossa, lasciandomi trapelare un brivido. Nemmeno smetto di tremare che improvvisamente dietro di me sento un calore inaspettato, la sua sciarpa nera adesso sta coprendo il mio collo freddo, in un abbraccio tiepido di lana. Mi sistema con cura maniacale la sciarpa facendo attenzione però a non entrare in contatto con la mia pelle, evidentemente anche lui ha provato la mia stessa sensazione prima.
- G..grazie, ma non dovevi- Cerco di non essere troppo fredda, dopotutto mi ha dato la sua sciarpa. - Tranquilla, casa mia è quí vicino, non dovrò fare tanta strada a collo scoperto- Mi sorride ironico mentre si copre il collo con le sue splendide mani adornate da strani anelli argento.
Dopo diversi secondi di silenzio imbarazzante accenno ad andarmene.
- Beh, direi che è ora di salutarci, io vado di lá - indico un vicolo illuminato semplicemente dalla luce della luna piena. "Enigma" si mostra un po' triste nel sentire le mie parole, ma probabilmente sta semplicemente scherzando, indica la direzione opposta alla mia e salutandomi mi da le spalle, e io rimango lì, alla luce del lampione ad osservare mentre va via nell'oscurità della notte.

Gravita Con MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora