16. C'hai d'accendere?

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«Loueh..»
Un sussurro appena udibile.
Passi leggeri sul pavimento.
Un topolino?
No, il mio fidanzato.
«Haz?» chiesi, sollevando la testa dal cuscino e sorridendogli.
Aveva un groviglio in testa, una matassa indistricabile e le guance rosso fuoco.
Notai anche che non aveva più il pigiama ma era già vestito di tutto punto, alle otto del mattino.
«Non voglio che tu finisca nei pasticci nel caso tua mamma o LiLi debbano tornare» mormorò assonnato, dando una risposta alla mia silenziosa domanda.
«Ti accompagno, allora» poggiai le mie labbra su una delle sue fossette e mi affrettai a prendere i vestiti.
Quando rimasi in boxer, però, lo vidi voltarsi dall'altro lato e ridacchiare.
Sorprendentemente avevamo trascorso la nottata a coccolarci e a parlare di cretinate, come i suoi personaggi preferiti di Spongebob.
A volte sembrava davvero un bambino, mentre in determinati casi subiva una metamorfosi.
E, una volta tornato a casa e lasciatolo nelle premurose mani di Anne, non potei fare a meno di rendermi conto di amare entrambi i lati del suo carattere.
Ero lì a rimuginare come un'undicenne alla sua prima cotta quando il mio telefono squillò.
«Zayn?»
«Ci sono stati casini» rispose dall'altro lato della cornetta.
Il suo tono di voce mi fece letteralmente tremare.
«Di che genere?»
«Tuo fratello.»
«Sta bene?» quasi urlai, terrorizzato.
La sera precedente mi ero comportato da incosciente e se gli fosse accaduto qualcosa per colpa mi-
«Sta bene ma è finito nei guai. A quanto pare è nel DNA» sbuffò sonoramente.
«Okay, mi spieghi cosa-» iniziai, la testa fra le mani.
«Vieni nel mio appartamento, ti aspettiamo» mi liquidò lui, interrompendo la conversazione.
Ancora mezzo frastornato dalle ultime vicende lasciai un biglietto stropicciato per mia madre appeso al frigo:
Siamo da Zayn,
tutto bene.
-Lou xx

•••

«IO TI AMMAZZO, LIAM!»
«DATTI UNA CALMATA!»
«NON È STATA COLPA SUA!»
Stavo urlando da circa venti minuti buoni, il viso in fiamme e le mani a pochi centimetri da quella pannocchia ammuffita di mio fratello.
Zayn mi spinse con forza contro una parete e, senza nemmeno scusarsi, mi fulminò con lo sguardo e mi intimò di smetterla.
Di fronte a me un biondino dall'aria terrorizzata e mio fratello, livido in viso quasi quanto me, a braccia incrociate.
Sbuffai sonoramente.
Se solo fossi più alto ti prenderei volentieri a pugni, Zayn.
«Come fai a non essere incazzato anche solo la metà di me, eh? Dopotutto sei finito in mezzo a questa storia anche tu, o sbaglio?» chiesi, frustrato.
La situazione era semplice da spiegare.
Quel demente del cazzo di mio fratello e il suo amico versione tarocca di Miley Cyrus avevano avuto la brillante idea di spacciare le sigarette non solo ai loro compagni di scuola ma ora anche a qualsiasi minorenne capitasse loro a tiro.
Così, uno di questi si era finto un cliente e aveva chiamato la polizia.
E mio fratello, che Justin Bieber sbagli i nostri nomi, se l'era cavata grazie a Zayn.
Era stato chiamato, infatti, perché l'etichetta sulle sigarette ora sequestrate (che spreco!) era quello della sua fabbrica.
Già me lo immaginavo mentre spiegava la vicenda, strillando che erano state rubate e che si trattava di scherzi fatti da ragazzini.
E lo benedicevo per questo, okay ma allo stesso tempo lo odiavo perché mi impediva di uccidere quel coglione.
«Perché la storia si è conclusa, serve solo una tua firma su quella dannatissima carta alla stazione della polizia, Cristo» sbottò il moro.
Dopo aver promesso una scorta di Jawaad Chaidaccendere Malik ai poliziotti, infatti, aveva placato le acque in tempesta, fortunatamente.
E, ovviamente, avrei dovuto pagare io quella scorta.
«Lo farò, okay, ma solo per non farmi sculacciare da quella vipera di nostra madre!» urlai verso Liam, che mi rivolse uno sguardo disgustato.
Zayn sembrò tranquillizzarsi, così si sedette sul divano e, tanto per restare in tema, mi porse una sigaretta.
Intanto, i due parlocchiavano tra loro.
«Quel biondo dovrebbe rifarsi la tinta, ha una ricrescita più lunga del tappeto rosso delle première» bofonchiai, facendomi uscire il fumo dal naso.
«Quel biondo si chiama Niall» affermò il mio amico, facendomi sollevare le sopracciglia.
«Non mi importa!» urlò Liam improvvisamente, catturando la mia attenzione.
«È stato lui a fare la spia, ne sono sicuro!» continuò.
Era odioso.
«Non lo sai con certezza» sussurrò il biondo, occhi al pavimento.
Perché si faceva mettere i piedi in testa?
«Io non parlo con i traditori, ed Harry è uno di loro!»
Mi voltai come se quel nome mi appartenesse.
Zayn, invece, lo fece nella mia direzione.
«Lo chiamerò questo pomeriggio, non voglio più averci niente a che fare» continuò, risoluto.
Mi mancò il fiato.
«Harry?» chiesi, attirandomi una gomitata dal moro.
«Il ragazzino che veniva a casa nostra?» continuai, ignorando il mio amico intento a lanciarmi occhiatacce.
«Veniva» ghignò Liam con cattiveria.
«Non verrà più.»
Zayn mi strinse un braccio, ma era troppo tardi.
La mia reazione era già stampata sul mio volto, ben visibile a tutti.

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora