17. Voglio che mi abbracci

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Ero seduto in quello stato da circa mezz'ora.
Mia madre, dopo aver chiamato Liam al cellulare, era passata a prenderlo e ora ero da solo nell'enorme appartamento di Zayn.
Quest'ultimo, infatti, si era offerto di riaccompagnare Niall a casa, intimandomi di non fare nulla di stupido almeno fino al suo ritorno.
Tuttavia la sensazione di vuoto nello stomaco non si era placata, così come la voglia di sgretolare mio fratello e renderlo più sottile della polvere.
Come poteva anche solo pensare di incolpare il mio Harry per qualcosa in cui lui non c'entrava assolutamente nulla?
Sbuffai sonoramente, dando un pugno alla parete per sfogarmi, con l'unico risultato di dovermi alzare per prendere del ghiaccio.
E fu così che mi trovò il moro al suo rientro, stravaccato sul divano con dei cubetti nella mano e lo sguardo perso nel vuoto.
«Amico» mi richiamò per la decima volta, sventolandomi una mano di fronte al viso.
«Ci siamo messi insieme ieri, capisci Zay?» chiesi, piagnucolando come un bambino.
Perché mi sentivo come se avessi appena ricevuto un dissing da Nicky Minaj?
«Non siamo durati nemmeno ventiquattr'ore» continuai, tirando su col naso.
Lui mi poggiò una mano sulla spalla.
«Non sarà più amico di Liam ma ciò non vuol dire che non debba essere più il tuo ragazzo.»
Gesticolava, segno evidente che stava seriamente ragionando sulla mia situazione.
Era sempre stato un caro amico, l'unico, in effetti.
«Non so come faremo, nessuno può sapere di questa storia. Se sua madre ne venisse a conoscenza non lo rivedrei mai più, devo proteggerlo okay?»
Ero nel panico, il mio cervello riusciva solo a pensare vi lascerete in loop, peggio di uno stereo impallato.
«La gelateria! Non ci vedranno niente di male se va a prendersi un gelato, no?» si illuminò Zayn.
«Ma lo vedranno se continuo ad avvicinarmi al suo tavolo come un lupo affamato» esclamai, stroncando la sua idea sul nascere, e ripensando a come Harry praticamente faceva dei pompini ai gelati e..
Mi venne un colpo di genio.
Seriamente, Einstein e Newton si possono fottere a vicenda.
«Il canto!» urlai, alzandomi in piedi e cominciando a camminare attorno al tavolino, per poi arraffare una sigaretta e accendermela con due scatti veloci.
«Cioè?» chiese, confuso.
«Apro un corso di canto, il pomeriggio, a pagamento ma non troppo!» urlai, facendo un tiro troppo lungo.
«E po- coff, coff!» iniziai a tossire come un forsennato.
«M-mi offri-offrirò per dargli le-lezioni pri-pri-private» tossì di nuovo, cacciando una nuvola di fumo che mi avvolse completamente.
«Cosa diavolo hanno queste sigarette?» chiesi, guardandole con sospetto.
«Oh, è una nuova sperimentazione. Si tratta di un tabacco particolare e potrebbe avere effetti collaterali come vomito, dia-»
«DOVE CAZZO È IL BAGNO?»

Hazzy Cazzi's POVS
La porta era chiusa a chiave da due ore, ormai, nonostante Gemma continuasse a bussare senza interruzione.
Ero raggomitolato sotto le mie coperte, il viso stanco e gli occhi rossi dalle lacrime versate.
C-Cosa ho fatto di male? mi chiesi, singhiozzando piano.
Avevo appena finito di parlare al telefono con Liam, o meglio, era stato lui a parlare, se così si poteva definire.
Si era limitato ad urlarmi contro i peggiori insulti, accusandomi di averlo tradito.
Niente tempo per le spiegazioni, niente di niente.
Avevo perso il mio migliore amico attraverso una chiamata, ma cosa peggiore Louis mi avrebbe sicuramente odiato.
Avevo fatto arrabbiare suo fratello, senza sapere perché, si, ma lo avevo fatto e ora sicuramente mi avrebbe lasciato.
Tremai al pensiero di non poterlo più abbracciare durante la notte, di restarne innamorato senza trovare via di fuga.
Le lacrime cominciarono a scorrere di nuovo sul mio viso, mentre cercavo di non fare troppo rumore durante il pianto.
Mi alzai leggermente dal letto solo quando udì la suoneria del mio telefono.
Un colpo al cuore.
Era Lou.
Mi tremarono le mani mentre cliccavo la cornetta verde e udivo il suono meraviglioso della sua voce.
«Haz?» chiese, con un tono impossibile da decifrare.
«S-si?» chiesi, cercando di fermare i singhiozzi.
«Amore, stai piangendo?»
Stetti in silenzio, trattenendo il fiato.
«M-mi dispiace» riuscì a dire, per poi lasciarmi andare in un pianto disperato.
«No, no, cucciolo, non stare così, posso venire? Passo a prenderti? Dobbiamo parlare» capì la sua preoccupazione.
«Non ho fatto nulla, Louis, te lo giuro, non lo farei mai» tremai nel cercare di mettere una parola dietro l'altra senza interromperle a causa delle lacrime.
«Lo so, teddy, lo so. Per favore, posso venire? Ti prego» sussurrò, la voce rotta.
«V-voglio che mi abbracci, Lou.»

Come ringraziamento per le 4mila letture il prossimo capitolo sarà più lungo del solito + speciale scena smut (rido)
ma solo se arriviamo a 40 stelline!
xx

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora