2. Hazzy

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«Louis, santo Cielo! Non puoi impedirgli di invitare qui un'amichetto!» sbraitò quella donna che osava definirsi mia madre.
«Chiamatelo quando ci sei tu, allora!»
Possibile che debba sempre mollare a me questo coglione da circo? E adesso ne dovrò sopportare persino due!
«Cristo, va bene! Basta che smetti di parlare!» urlai ad un certo punto, letteralmente cacciandola fuori di casa.
Le avevo fatto ottenere ciò che voleva, per l'ennesima volta.
Mi gettai sconsolato sul divano pensando a come fossi in astinenza in questi ultimi mesi e a quanto la mia vita facesse schifo.
«Muovi il sedere! Haz Hazzy sta per arrivare!»
Come cazzo si chiamava? Al posto di un nome aveva una specie di scioglilingua? Ma che diavolo.
«Che cosa dovrei fare? Stendere un tappeto rosso e gettargli petali addosso mentre mette piede nell'ingresso?» chiesi, sull'orlo di una crisi di nervi.
«Devi preparare la cena!»
No.
No, decisamente no.
Non poteva essere.
La cena no.
Mi gettai per terra, faccia contro il pavimento.
«PERCHÈ!» urlai, alzando le mani al cielo.
Per tutta risposta Liam mi diede un calcio nel ginocchio, facendomi strillare il doppio, e corse in camera sua.

•••

Una volta trovati alcuni scatoli di pizza che promettevano una cena gustosa in meno di 5 minuti mi gettai sul divano, cercando qualche partita di calcio da guardare.
Ne avevo appena trovata una quando il campanello suonò.
Se continua così resterò talmente traumatizzato che da grande non vorrò avere figli.
«Sto arrivando!» urlai, alzandomi.
Quando aprì la porta la mia bocca si aprì per formare una piccola "oh" e le mie sopracciglia si sollevarono.
Avevo di fronte un sedicenne alto quanto me (sono sempre stato più basso dei miei coetanei ma, cazzo, qui stiamo esagerando) con dei ricci enormi (probabilmente è merito loro se sembra così alto, senza questi sarà sicuramente un metro e dieci) e due fossette ai lati del sorriso (ha due cazzo di crateri lunari sulla faccia).
Le guance gli si imporporarono mentre balbettava:«S-sono qui perché il mio amiche-amichetto L-Liam mi ha invitato a gio-giocare.»
Le parole amichetto e giocare mi fecero pensare le cose più sconce di questo universo, ma mi rassicurai pensando che probabilmente il ragazzino che avevo di fronte nemmeno sapesse il significato della parola cazzo.
E avevo ragione.
Oh, se avevo ragione.
«Quel cog- ehm, mio fratello è in camera sua, seconda porta nel corridoio.»
«Tu s-sei suo fratello?» chiese, camminando verso la direzione indicatogli.
No, sono uno stupratore infiltrato sotto mentite spoglie. Cosa cazzo ho appena detto, mi prende per il culo?
«Si» dissi, spiccio.
«P-piacere, sono Harry.»
Ah, allora non ti chiamavi Hazzy Cazzy o una roba del genere.
«Louis.»
Il più piccolo mi porse la mano e gliela strinsi per un millisecondo, indicandogli nuovamente la porta e rigettandomi sul divano.

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora