35. Le cose cambiano

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Louis' POVS
Harry cercava di calmarmi, ma ormai ero entrato in iperventilazione.
Si, lo ammetto, mia madre era solita trascorrere la notte fuori.
Ma mai, mai, senza dare nemmeno un piccolo preavviso, e il telefono non squillava neppure.
Camminai avanti e indietro per la stanza, finché non suonarono alla porta.
Corsi lì urlando «Clara!» ma mi riscossi quando vidi Zayn e Liam sulla porta, abbastanza tesi.
«Vi ho chiamati mezz'ora fa, dannazione! Dove cazzo eravate?» strillai, gettandomi sul divano e mordicchiandomi le unghie.
Per la grazia di Maria De Filippi, dove si era cacciata?
«Probabilmente tornerà tra poco, cerca di-» cercò di dire Liam.
Ma quella capra non volevo neppure sentirla, nonostante ci fossimo riavvicinati.
«Cerca un cazzo! Mia-»
Il telefono di casa squillò, facendomi fare un salto di quasi tre metri.
«I'm sorry, but the old Louis can't come to the phone right now!» piagnucolai, rotolando su un cuscino.
Harry alzò un sopracciglio osservandomi, per poi alzare la cornetta.
«Mamma?»
Tutti quanti ci voltammo verso di lui, sconvolti.
Annuì un paio di volte, per poi riagganciare e dire:«Louis, vuole che tu vada da lei con Liam, è con Clara.»
Mio fratello lo guardò con la bocca semi aperta, probabilmente per il fatto che avesse pronunciato il suo nome più che per il resto.
Io non aspettai niente altro, afferrando le chiavi e dirigendomi all'auto, seguito a ruota dai più piccoli.
Mi voltai verso il moro, gridando come una checca isterica.
«Ti vuoi dare una mossa?»
«Ma cosa c'entro?» domandò lui, aggrottando le sopracciglia e sollevando un braccio.
«Sei della famiglia, avanti, sbrigati!»
Fu proprio in quel momento che comparve sulla soglia Niall.
«Ehm- posso passare un'altra volta?» chiese, guardandoci con curiosità.
«In macchina anche tu, ora!»

•••

Il divano della signora Styles poteva si essere grande, ma non era pronto ad ospitare ben sette persone sedute su di esso.
Fu per questo che le due donne si alzarono, prendendo posto sulle poltroncine ai lati.
La signora Tomlinson si era sistemata, anche grazie all'aiuto di Anne, ma era comunque ansiosa.
«Potrei- parlare da sola con i miei figli?» domandò, sistemandosi il colletto del vestito.
La mamma di Harry si alzò, prendendo per un braccio il figlio e portandoselo in cucina, seguita dal biondo e dal moro.
Rimasti in tre, Clara cercò di trovare le parole giuste.
«Come ben sapete, non ho mai avuto un vero lavoro» iniziò, sentendo gli sguardi penetranti scivolargli addosso, intenti a cercare il punto della questione.
«Ma stasera ho deciso che le cose devono cambiare.»
Stava facendo un enorme sforzo per non scoppiare a piangere, lo doveva a se stessa, troppa umiliazione in una sola giornata.
«Per questo lavorerò con la madre di Harry, mi ha assunta nella sua galleria d'arte» annunciò, sorridendo al pavimento.
Louis avrebbe volentieri alzato gli occhi al cielo, ma qualcosa in lei lo faceva stare muto, dritto al suo posto.
«E sarò più presente, perché non lo sono mai stata» ammise di colpo, alzando lo sguardo.
«Perché mi sono persa molte cose» e guardò il maggiore.
«Anne te lo ha detto.»
Non era una domanda, ma la donna annuì ugualmente.
«Non ho mai dato il giusto peso a quello che mi raccontasti molti anni fa, Boo. E me ne pento, avrei voluto esserci per te, avrei voluto guidarti.»
L'azzurro degli occhi di Louis iniziò a diventare più chiaro, quasi color ghiaccio.
Quelle parole riaprivano ferite che lui credeva aver disinfettato e richiuso per sempre.
Non disse nulla, per paura di non saper contenere il fiume di emozioni che minacciava di sgorgare dai suoi occhi.
«E Liam» posò lo sguardo sul più piccolo «perché non riesci ad accettarti? Voglio rimediare agli errori, voglio cominciare a conoscervi» implorò, chinandosi verso di lui.
«Sono gay» disse, lanciando uno sguardo veloce a Louis.
Quello nascose un sorriso dietro la sua mano, orgoglioso del fratellino.
Quando lo aveva scoperto inizialmente credeva fosse uno scherzo, quindi capì la reazione della madre.
Era sbiancata, reggendosi ad un bracciolo.
«Sono una stupida» disse, più a se stessa che ai figli.
«Va bene, mamma. Insomma, noi due non siamo stati degli angeli, non ce ne siamo mai fregati molto» tentò di spiegare Liam, per poi cercare aiuto guardando il fratello.
«Siamo sempre stati tutti sulle difensive, quando quel figlio di- quando quel bast- quando lui se ne è andato la cosa avrebbe dovuto unirci, ma ce ne siamo tutti andati per cazzi nostr- ehm, per le nostre strade» disse, sentendosi non poco a disagio.
«Voglio parlare meglio di tutto questo domani, va bene?» chiese la madre, notando il suo imbarazzo.
Anne fece capolino dalla cucina, raggiante.
«Credo che, avendo avuto il consenso di Zayn e Niall, possiate tutti rimanere qui per la notte. Clara ha bisogno di sostegno, e non voglio che nessuno di voi sia solo.»
La signora Tomlinson le sorrise, dicendo:«Stai facendo fin troppo, ma l'idea di una bella dormita è davvero allettante.»
Anne fece quasi salti dalla gioia, battendo le mani.
«Dunque, ho una camera degli ospiti con due letti, Gemma è fuori da un'amica quindi li vi è un altro letto, e poi c'è camera di Harry.»
Al sentire quella frase Louis non poté evitare di incontrare lo sguardo del riccio, facendogli un occhiolino quasi impercettibile.

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora