14. Perversioni

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«A-amore, quello è il sesso vero e proprio, uhm?» cercai di spiegargli, nonostante il mio quoziente intellettivo fosse diventato quello di Donald Trump.
Non che prima fosse molto superiore, ma hey.
«Come f-fanno i maschietti?» chiese, improvvisamente curioso, gli occhietti vispi.
Mi intenerì così tanto che non resistetti.
Lo baciai dolcemente, chiedendo piano l'accesso e strofinando piano la mia lingua contro la sua, facendolo mugolare.
Mi staccai solo per rispondere alla sua domanda.
«É la stessa cosa, più o meno, solo che invece di mettere il loro cosino lì dentro lo mettono in un altro punto» dissi, trattenendomi per non ridere dei miei termini poco scientifici.
Lui mi guardo confuso e poi sembrò realizzare improvvisamente.
«Così come il mio dito ieri sera» sussurrò, più a se stesso che a me.
Deglutì piano.
Non ero preparato a questo.
Il suo giocare lo avevo interpretato come delle palpatine o roba di poco conto.
Ad un tratto, però, la mia eccitazione fu sorpassata dalla preoccupazione.
«Amore, ti sei fatto male?» chiesi, stringendomelo al petto.
Lui rise.
«Solo un pochino, all'inizio, non pensavo bruciasse» rispose, strofinando il nasino sulla mia clavicola.
«Devi fare piano, e soprattutto non puoi infilarle così» esclamai.
«Così come?» domandò, e potevo sentire le sue labbra piegarsi in un sorriso.
«Devi, uhm, lubrificarle. Almeno le prime volte.»
Mi diede un morso improvviso al collo, facendomi squittire e sobbalzare di colpo.
«Mi mostri?» chiese, con malizia.
Io sollevai un sopracciglio, cercando di sembrare vagamente infastidito.
Anche se ero tutt'altro.
«Ti prego, così saprò farlo a casa e non ti darò più fastidio» mi implorò, sporgendo il labbro inferiore e spalancando gli occhi.
Sembrava più o meno il gatto con gli stivali di Shrek e, su di me, aveva lo stesso effetto.
«Se proprio insisti» mi rassegnai, rovesciando gli occhi.
«Si!» esultò, facendo un saltello sul mio pene e facendomi gemere.
«Mhhh» sospirò lui, in risposta.
«Andiamo in camera, okay?» chiesi, facendolo alzare.
Non se lo fece ripetere due volte.

•••

Era sdraiato da dieci minuti buoni, il sedere scoperto così come il resto del suo corpo.
Io, invece, ero ancora vestito e non avevo intenzione di togliermi nulla.
Vedevo l'essere entrambi nudi come chiaro segno di scopata, e non era il caso.
O forse sì.
«Lo hai già fatto ad altri ragazzi?» chiese, facendomi la centesima domanda.
«Si» risposi, arrossendo lievemente.
Lui sembrò valutare per qualche secondo la cosa, poi mise il broncio e aggrottò le sopracciglia.
Io risi, senza volerlo.
«Sei geloso?» chiesi, mollandogli un bacio a stampo sulle labbra.
«Si» rispose, sorridendo e mostrandomi le fossette.
Ebbi una perversa immagine di me stesso intento a riempirgli quei crateri lunari con il mio sem-
Stop.
«Rilassati, okay?» chiesi, senza fare a meno di notare come questa frase sia il solito cliché nella preparazione pre sesso.
Lui si distese completamente e sbuffò sonoramente, forse un po' nervoso.
Per risposta io posai le mie mani sul suo piccolo sedere, palpandolo con delicatezza.
«Sei morbido» sussurai, per poi lasciare un piccolo morso sulla natica destra.
Avrei voluto mangiarmelo.
Lui lanciò un gridolino e «Loueh!» strillò, facendomi ridere.
«Fai una cosa per me, da bravo bimbo che sei.»
Mi avvicinai al suo viso e gli mostrai due mie dita.
«Fai finta che siano un leccalecca, mh?» chiesi, sedendomi sul letto e accarezzandogli i ricci disordinati.
Strinse le sue labbra attorno alle mie nocche e non osavo neppure immaginare come sarebbero state attorno al mio-
Non è vero, l'ho immaginato eccome.
Quando mi sembrarono abbastanza lubrificate decisi di rimuoverle, facendogli colare un po' di saliva all'angolo della bocca.
Con l'altra mano andai a carezzargli piano il sedere, posizionandomi dietro di lui.
Piano, iniziai a sfiorare il suo buchetto rosa e minuscolo.
Iniziai a tracciarci piccoli cerchietti, esattamente come quelli che avevo tracciato sulla sua punta e che lui aveva tanto amato.
E sembrò apprezzare anche quella volta, perché gemette piano e si spinse contro la mia mano.
«Con pazienza, orsacchiotto» gli sussurrai, tracciando il contorno della sua spina dorsale.
Fu allora che premetti, inserendo il primo dito con lentezza e con premura.
Lui chiuse gli occhi, grugnendo a bassa voce.
Mi fermai, cercando di capire se potessi continuare o meno.
Mi lesse nel pensiero.
«Muovi» esalò, la voce roca.
Approfondì il tocco, poi arricciai il dito e lo contorsi, strofinandolo sulle sue pareti strette e avvolgenti.
«Mhhh, ah-Loueh, un altro..»
Sembrava quasi parlare a fatica.
Aggiunsi con cautela il secondo, per poi arricciarli entrambi e spingere con più velocità.
Fu allora che iniziò a gemere frequentemente, mettendo le mani sul materasso e cercando qualcosa da stringere.
Inserì un altro dito, sforbiciando per allargare e Santo Dio, così caldo.
«Sei così buono, amore, ti aprì così bene per il tuo Loueh» lo incitai, aumentando il ritmo.
«Louis-Louis-ahhh» gemette più forte e sentì le sue pareti pulsare e stringersi di più mentre inondava il mio letto con il suo seme caldo.
Rimossi le dita, portandomelo vicino, voglioso di assaporare il suo sapore per la seconda volta quando..
«Louis!»

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora