18. Gelati speciali

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Harry si era ritrovato a mentire a sua madre due volte nell'arco di pochi giorni, eppure non se ne pentiva perché si trattava di Louis.
Così era uscito dalla sua stanza con noncuranza e aveva inventato una cena a casa di Liam, approfittando del fatto che nessuno ancora sapesse del loro recente litigio.
Alla domanda «resti a dormire?» aveva alzato semplicemente le spalle, per poi uscire senza pensare troppo alle conseguenze.
Aveva camminato per un po, permettendo alle lacrime di asciugarsi, e raggiungendo il posto indicatogli dal più grande.
E lui era già li, l'espressione più preoccupata di questo mondo, i capelli disordinati e i lineamenti del viso più marcati del solito.

Louis' POVS
Il mio bambino aveva indosso una felpona gigante, che lo rendeva ancora più tenero del solito.
Ad accentuare il tutto vi era la sua espressione, stanca e triste assieme, anche un po' impaurita.
Corse letteralmente tra le mie braccia e lo strinsi a me come la cosa più delicata di questo mondo.
«Non piangere, te ne prego» mormorai al suo orecchio, sentendolo scuotersi a causa dei singhiozzi.
Lui annuì piano col capo e si asciugò le guance adorabili, pur di tenermi contento.
Lo presi per i fianchi e me lo misi addosso come un piccolo koala, aprendo con non poche difficoltà la portiera dell'auto.
«Va tutto bene» sussurrai, facendolo rabbrividire a causa del mio fiato sul collo.
«Non mi v-vuoi lasciare?» chiese, le lunghe ciglia che si alzavano e abbassavano e il verde smeraldo dei suoi occhi puntato nei miei.
«Certo che no» risposi, stringendomelo ancora più addosso e accarezzandogli piano la schiena.
«Ti amo così tanto, non voglio perderti in alcun modo» iniziò a dirmi, interrompendosi per potermi baciare.
Fu un bacio lento, le sue morbide labbra accarezzavano le mie con gentilezza, chiedendo piano l'accesso.
«Mi sembra di conoscerti da sempre, da fottutamente sempre» gli confidai, immergendo le mie mani nel suo nido di uccelli e tirando qualche ciocca.
«Sono sicuro che è tutto un piano architettato da Liam, ma non gli permetterò di riuscirci, va bene? Credimi, tu starai con me, neanche gli dei possono separarci» continuai, baciandolo nuovamente.
In risposta lui mi si mise a cavalcioni, accarezzandomi il petto da sotto il maglione e mugolando leggermente contro la mia bocca.
«Ho pianto così tanto, credevo non mi volessi più» disse, poggiando un casto bacio sulla mia clavicola.
«Io ti voglio sempre» ammisi, con voce roca.
Il mio piccolo era pur sempre innocente, si, ma i miei pantaloni iniziavano ad andare stretti per via dei suoi continui movimenti.
«Ti voglio anche io» rispose, spingendo con bisogno il suo membro contro il mio attraverso il tessuto.
«S-sun» bofonchiai, mentre rimetteva in scena lo stesso teatrino della volta precedente.
Questa volta, però, accompagnata dai suoi gemiti quasi osceni.
«Mi fai impazzire, bambolina.»
Gli strinsi forte i fianchi con le mie mani troppo piccole per il suo corpo, per poi inserire un dito tra la sua pelle sensibile e il jeans.
«Si» disse, rispondendo alla mia domanda non ancora posta.
Non seppi neanche come, ma riuscì a farci rimanere entrambi con i boxer.
Lui fece anche per togliersi la felpa, ma lo fermai di colpo.
«Non voglio che tu prenda freddo, le temperature sono molto basse, tienilo» gli dissi, accarezzandogli una guancia.
Secondo motivo che non menzionai: mi eccitava da morire indossando cose oversize.
«Ti prendi cura di me proprio come farebbe un daddy» mugugnò, con innocenza.
«Harry non ha un daddy» continuò, e capì che si riferiva al suo vero papà.
Sapevo già la storia, ovviamente.
Quel grandissimo cog- uhm, insomma, lui aveva lasciato il mio piccolo e Anne, andandosene chissà dove.
Ma mai prima di allora Hazzy si era deciso a parlarmene.
«So cosa ha fatto» dissi con gentilezza, accarezzandogli la mano e stringendola.
Lui sgranò gli occhi e mi chiese:«T-ti piacerebbe prendere il suo posto? A-avere cura d-di me.»
Quelle parole fecero comparire un sorriso spontaneo sul mio viso.
«Io voglio sempre che tu stia bene, sunshine, voglio che tu sorrida, che tu sia felice, io voglio proteggerti da qualsiasi cosa e da chiunque, ovvio che voglio prendermi cura di te. Voglio crescerti, voglio coccolarti, io-»
Mi fermai perché aveva gli occhi lucidi, e lo notai immediatamente.
Non feci in tempo a chiedergli nulla che era già sulle mie labbra, intento anche a sbarazzarsi dei miei boxer.
Rimanemmo entrambi completamente nudi, e realizzai che era la prima volta in cui lui vedeva me in quello stato.
«Oh» esalò lui, notando le mie dimensioni.
Non riuscì a non ridere, gustandomi la sua espressione sorpresa.
«T-ti piace o ne sei spaventato?» chiesi, dandogli un buffetto sulle maniglie dell'amore.
Il suo corpo era così morbido e delicato che avrei potuto accarezzarlo interamente per ore.
«La prima opzione» disse, dandomi un bacio a stampo.
Tuttavia, per avvicinarsi al mio viso, fece scontrare inavvertitamente le nostre erezioni, questa volta senza nulla a dividerle.
E santissima Gloria -che poi, chi è Gloria?- un piacevolissimo formicolio mi scosse.
«Ahh» gemette lui, strofinandosi nuovamente.
Mi morsi il labbro pur di non urlare e agganciai piano il suo busto con le braccia.
Iniziammo a strusciarci come due gatti in calore, gemendo quasi contemporaneamente.
«S-sei così duro» mugugnò, allungando una mano per potermi toccare.
La cappella era rossa e terribilmente sensibile, così il contatto con le sue dita fredde mi fece sussultare.
«Ho guardato alcuni video» mi disse di getto, scusandosi con lo sguardo.
Il mio cervello parve riscuotersi improvvisamente.
«C-cosa hai visto?» chiesi, gemendo in anticipo.
«Un r-ragazzo metteva in bocca q-questo, credo lo volesse m-mangiare quindi non so s-se era normale-»
Trattenni una risata sprofondando il mio viso contro il suo petto.
«Non voleva sgranocchiarlo» spiegai, anche se in quel momento io mi sarei fatto persino addentare da Haz.
«Si chiama pompino, mh?» chiesi, alzando lo sguardo per poter ammirare le sue facce buffe e confuse.
«È come quando mangi il gelato» mi venne spontaneo dire.
Lui sembrò illuminarsi e io ridacchiai.
«Mi piacciono i gelati!» esclamò.
Il mio cucciolo.
«P-pensi che potrei provare?» chiese, passando i polpastrelli sui miei testicoli e facendomi ansimare.
«Uhm- ahh, s-se vuoi» risposi.
Non potei vedere ciò che fece in seguito poiché chiusi gli occhi per il troppo piacere.
Li riaprì immediatamente quando sentì la sua lingua calda accarezzare la punta.
«Harry» gemetti, tirandogli un po i capelli.
Leccò intorno a tutta la cappella, guardandomi negli occhi e chiedendomi in silenzio se stesse andando bene.
«S-sei bravissimo, a-amore, vuoi p-prenderlo?» chiesi, perché davvero, volevo che lo mettesse in bocca ora e subito.
Senza darmi una risposta inglobò la cappella interamente e anche una parte dell'asta, sgranando gli occhi per la sensazione di avermi in bocca.
Potevo sentire me stesso pulsare, così appoggiai un dito sulla sua guancia.
Lui mugolò sentendo la parete interna strofinare piano contro il mio cazzo, cosa che fece eccitare anche me.
Iniziò a succhiare piano, passando la lingua soprattutto sul buchino.
Mi sentivo così bene che capí immediatamente di stare per avere una eiaculazione fin troppo precoce.
Tentai di scostare Harry, troppo occupato a cantilenare una serie continua di «ahhh, ah, ahh si» per poterlo dire a voce.
E mi maledissi quando venni nel suo antro umido, con cinque lunghi fiotti che mi fecero tremare dai capelli fino alle punte dei piedi.
Sorprendentemente, il mio bravo bambino ingoiò tutto, anche se qualche goccia colò ai lati delle sue labbra a cuore.
Quando si rialzò, tutto rosso in viso e coi capelli sparati in ogni direzione, lo pulì piano con le mie dita e lui tirò fuori la lingua.
Santo Cielo, potrei star per avere una seconda erezione, Santissimo Simon Cowell e le sue seghe.
Lui mi sorrise e facendo comparire le fossette disse:«È buono quasi quanto il gelato vero.»

Capitolo enorme ma, ehi, regalino!
Non dimenticate una stellina se vi è piaciuto,
xx

YOU'RE TOO CUTE! | Larry Stylinson |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora