Capitolo 7

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Resto in silenzio a riascoltare la sua voce che pronuncia il mio nome, ripetendolo innumerevoli volte nella mia testa, e facendo impazzire ogni mia cellula e facendomi rabbrividire fin dentro le ossa. Ma non posso voltarmi. Non posso guardarlo. Se lo facessi crollerebbero tutte le mie difese e le mie barriere che la sua lettera ha già violentemente scheggiato, e non voglio assolutamente ritrovarmi in quel vortice di incertezze, paure e insicurezze. Ho lavorato tanto per cambiare e per rinascere, ora non permetterò al suo egoismo di distruggermi ancora.

«Mi mancavi, Eleanor» aggiunge dando al suo tono un po' di dolcezza in più. Potrei quasi dire di non riconoscerlo. «So bene che non dovrei avvicinarmi a te e che ho commesso l'ennesimo sbaglio portandoti qui senza il tuo consenso, ma devo capire se hai letto o no quella lettera... è importante per me, Eleanor»

Ancora il mio nome, pronunciato con gentilezza dalla sua voce e dalla sua bocca, quella che mi ha riempito di bugie e quella che mi ha inondando di silenzi.

«No, non l'ho letta la tua lettera» Vorrei assumere un tono più duro e freddo, ma mi esce solamente un flebile mormorio.

«Okay, l'avevo immaginato che non sarebbe stato facile ma permettimi di parlarti, per l'ultima volta»

Deglutisco e smetto di trattenere il respiro. Devo reagire e devo fargli capire che non sono più la Eleanor che può rapire e raggirare come vuole, che gli corre continuamente dietro e che lo ami senza riserve. Non sono più così stupida da farmi accecare ancora da un amore impossibile.
«Io non voglio parlare con te, J»

«Jack!» Mi interrompe prontamente «J è il passato, e non voglio più che mi appartenga»

   Quest'affermazione mi lascia momentaneamente di stucco. «Oh» riesco solamente a dire, anche se il suo nome è scolpito a caratteri cubitali sulle mie ossa. Inciso e marchiato a fuoco.

   «E capisco perfettamente perché non vuoi parlare con me, ma lasciami almeno dirti che...»

   «No» lo interrompo voltandomi verso di lui.
   È più vicino di quanto credevo e i miei occhi si fermano sul petto fasciato dalla camicia bianca e dalla giacca d'autista. Si è messo a fare lo chauffeur adesso? E i miei lo sapevano che fosse stato lui a guidare l'auto? Ovviamente no, dato che lui è bravo ad ingannare tutti.
  «Perché indossi una divisa da autista?» Chiedo  alzando di poco lo sguardo sul suo mento ricoperto da un sottile strato di barba pungente, e sulle sue labbra che si piegano in un sorriso tipico dei bambini quando sanno di aver combinato un guaio.

   «Ho legato e imbavagliato il vero autista ad un albero sul retro di casa tua. Tranquilla, non l'ho picchiato e dopo andrò a liberarlo...»

   Scuoto la testa e mi copro la faccia con le mani, reprimendo tutte le risposte che si meriterebbe. Oh mio Dio! Questo è troppo!

Lo supero senza cedere a guardarlo negli occhi e mi avvio verso l'auto con l'intenzione di andare via, ma lui mi stringe il polso e mi impedisce di fare un'altro passo. «Aspetta, Eleanor. Ti prego». La sua voce mi implora di restare e la mia pelle avvampa al suo contatto.

Non posso ignorare l'impatto che ha su di me. Mi fa vibrare, bruciare e rabbrividire. Il solito misto di sensazioni contrastanti che mi destabilizzano, ma ancora una volta mi impongo di non girarmi a guardarlo. Quindi, strattono il braccio e lui mi afferra anche con l'altra mano all'altezza del gomito, ma nel brusco movimento mi libero dal giacchetto morbido e cammino a passo spedito verso l'auto, cercando rifugio sui sedili posteriori tra i cubetti di ghiaccio quasi sciolti e i fiori rovinati.

J non molla e mi corre dietro, bloccando la portiera prima che riesca a chiuderla.
«No, non entrare!» Sbotto scivolando col sedere verso la portiera opposta ma lui si avventa su di me, sovrastandomi con il suo corpo e posando la sua mano sulla mia per impedirmi di alzare la maniglia.

Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora