Jack

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«Cosa c'è di così urgente che dovrei sapere?»
Il padre di Eleanor si materializza nel mio locale pochi minuti dopo dall'invio del mio messaggio.
«Accomodiamoci. Posso offrirti un caffè?» gli indico un tavolo.
«Sì, un caffè» si sbottona la giacca e si siede, mentre io faccio un cenno a Daniel di prepararci due caffè. È già il terzo che bevo stamattina, ma ancora non riesco a riprendermi dopo la nottataccia passata.
«Non ho tempo da perdere, Jack» passa al dunque ormai spazientito, tenendo le mani incrociate sotto al mento e guardandomi con aria circospetta. Ho il sospetto che stia pensando di sicuro a qualcosa che ho combinato e capisco che gli ultimi avvenimenti gravano molto sulla sua espressione e non ci tiene per niente a trovarsi in un altro casino.
«Neanche io. Quindi sarò diretto» e mi accorgo della mia mano che trema lievemente. Per fortuna ci pensa Daniel ad irrompere tra di noi per portarci il caffè, evitando che Kennedy veda la mia agitazione.
La ricomparsa di Maddy mi ha messo a dura prova e mi ha scombussolato parecchio. «Eleanor... ha ragione» mormoro con gli occhi nella pozza nera del mio caffè.
«Su cosa?»
«Qualcuno ha veramente cercato di ucciderla l'altra sera...»
«Ma che storia è questa?» sbotta adirato «Se sai chi è stato devi dirmelo subito, Jack. Subito!»
«La persona che lei dice di aver visto. Quella che io credevo fosse morta... a quanto pare non è così» mi trema la voce e lui si passa una mano nei capelli, profondamente esasperato. «È stato un colpo per me non appena l'ho scoperto...» ammetto rigirandomi la tazza tra le mani.
«Dov'è adesso? Si deve denunciare questo tentato omicidio il più presto possibile. Io non permetterò che accada una cosa simile come l'ultima volta» e so bene che si riferisce a Richard.
«Io non lo so dov'è... ho scambiato qualche parola con lei questa notte, ma poi non ho voluto più ascoltarla e ho preferito andare via»
«Cos'hai fatto?» sento i suoi occhi perforarmi il cranio.
«È stato scioccante per me. Ho creduto che fosse morta per tutto questo tempo e poi all'improvviso è piombata in casa mia... Non ero lucido in quel momento, ma ora farò l'impossibile per ritrovarla e...» mi strofino il viso e poi finalmente mi libero da tutte le catene del mio passato «E la denunceremo. I-Io vi darò una mano»
La sua mano si posa sulla mia spalla e mi stringe leggermente «Ci conto». E quando incrocio i suoi occhi ci leggo dentro una profonda fiducia che mai avevo visto prima. Kennedy sta provando a fidarsi di me. Finalmente vede in me una persona completamente diversa, affidabile e sulla quale può contare, soprattutto vede in me l'amore che provo per Eleanor.
E ora ne sono profondamente consapevole: Eleanor mi ha cambiato la vita, e io le devo tutto.
Kennedy va via senza nemmeno terminare il caffè e io mi scuso con i ragazzi del locale di dover lasciare a loro la gestione per questa giornata. Ora sento solamente il bisogno di chiudere una volta per tutte questa faccenda, di liberarmi di Maddy, di cacciarla definitivamente fuori dalla mia vita e vivere con Eleanor il resto dei miei giorni senza nessuno che ci rompa i coglioni.

E la giornata scorre lenta, lentissima. Di Maddy nessuna traccia e non ho proprio idea di quello che stia architettando, e sto cominciando a preoccuparmi.
Ha già cercato di uccidere Eleanor e temo che possa farlo ancora, ed è per questo che l'ho seguita e tenuta d'occhio per tutta la giornata mentre veniva trascinata in giro da sua madre. E la sua tristezza l'ho sentita anche a chilometri di distanza.
Ed ora sono nel parcheggio sotterraneo di un centro commerciale. Eleanor entra nell'auto di sua madre mentre la donna si intrattiene poco più distante con due commesse incaricate di portarle le buste degli acquisti, anche se più che altro credo che le stia asfissiando perché la donna tira fuori vari capi dalla busta e storce il naso, indicando le etichette e mortificando le ragazze per aver messo in busta delle taglie sbagliate. Una di loro china il capo in segno di scuse e rimedia agli errori allontanandosi, mentre la donna continua a lamentarsi con la commessa rimasta. E scorgo Eleanor, attraverso il finestrino, che sbuffa spazientita.
Fuori è già buio, nonostante non sia un'ora particolarmente tarda, e in questo garage, oltre alle commesse, noto una coppia che sta uscendo e un furgone scuro con il motore e i fari accesi che non accenna ad andare via.
Ma ormai non resisto e prendo il cellulare.

Tua madre è una rompiballe assurda

Invio il messaggio e la osservo mentre prende il cellulare e lo legge. Poi si guarda intorno e digita qualcosa:

Dove sei?

Alza la testa

E i nostri occhi si incontrano attraverso i parabrezza delle rispettive auto.
Le sorrido ma lei si acciglia.

Sei bella anche arrabbiata

E tu sei un grandissimo stronzo bastardo

Rido e lei mi fa una linguaccia.
Mi perdoni?

L'ho già fatto

Sul serio?

Ma non ottengo risposta.
Sento la portiera della sua auto che si apre di scatto e non appena realizzo che sta correndo da me mi fiondo fuori per accoglierla tra le mie braccia.
Ma il furgone scuro parte dando gas, intromettendosi tra me e lei con una frenata così azzardata da far fischiare le ruote.
«Ehi, levati dalle palle!» batto le mani sulla portiera del passeggero e cerco di aggirare il furgone per raggiungere Eleanor, ma qualcosa all'interno attira la mia attenzione.
Maddy è seduta sul lato passeggero che mi sorride perfidamente. Alla guida c'è un ragazzone con un fazzoletto legato sulla parte inferiore del viso a mo' di bandito e rimango a fissarli con la rabbia che prende il sopravvento.
Maddy sembra divertita e oltre alla rabbia si fa strada anche un'altra emozione: la paura.
Ha in mente qualcosa. Lo so. Lo vedo nei suoi occhi infidi. E sta per fare qualcosa alla ragazza che amo.
Sento chiaramente i battiti del mio cuore che accelerano, pulsando perfino nelle mie orecchie, e il tempo scorrere a rilento...
«No» mormoro, o almeno credo di mormorare. Queste strane sensazioni sembrano avermi tappato le orecchie e annullato il mondo intorno a me, ma i nostri occhi continuano a fissarsi e quasi mi sembra di implorarle silenziosamente di non fare del male a nessuno... ma non può darmi retta. Ha già deciso.
E ci pensa lo strillo della madre di Eleanor a farmi rinsavire ed è come se le mie orecchie si stappassero e il mondo intorno a me riprende a girare come si deve, e percepisco che Eleanor è nei guai.
Qualcuno è spuntato dalle porte sul retro del furgone, l'afferra e la trascina all'interno. E succede tutto così in fretta che le urla agghiaccianti di Eleanor mi paralizzano per qualche istante, poi inizio a correre in preda al panico per raggiungerla ma arrivo nell'esatto istante in cui le porte si chiudono e incrocio il suo sguardo impaurito nella frazione di un secondo e la sua voce che urla il mio nome.
Batto le mani sulle portiere «Apri queste cazzo di porte! APRI!» urlo e mi avvinghio alle maniglie ma il furgone accelera e si avvia verso l'uscita.
La rabbia mi ribolle nelle vene e quella sensazione a me familiare dell'odio e del veleno mi offusca la mente. «Io ti ammazzo» mormoro tra me e me. Non le permetterò di fare del male ad Eleanor! Ma ora non c'è tempo da perdere. Devo seguirla!
Mi precipito verso la mia auto ma la madre di Eleanor grida disperata mentre mi corre incontro e mi stringe un braccio «Tu! Se c'entri qualcosa ti, ti...»La sua voce trema e la interrompo tirando via il braccio.
«Chiami suo marito, la polizia e la sicurezza di questo cazzo di posto per le registrazioni del parcheggio» e non ascolto nemmeno quello che ha da rispondermi perché mi fiondo in macchina e seguo il furgone, accelerando pericolosamente per le strade.

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Un po' d'azione, dai dai dai Jack. Facci vedere il tuo lato brutale e cazzuto!
A martedì 😘

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Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora