Capitolo 11

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È strano.
All'improvviso tutto è diventato strano.
Ora che sono seduta qui, nel ristorante più elegante della città con Andrew e i miei amici, ormai coppia stabile, Brenda a Walter, che ridono e si raccontano aneddoti esilaranti, mi sembra di stare in una bolla di sapone, chiusa nel mio piccolo mondo, dove tutti i rumori e le chiacchiere sono attutite dai miei rimbombanti e compromessi pensieri.

   J sarà al Liberty Bar a quest'ora?
   Ho controllato su internet il locale. La pagina Facebook, per precisione. E mi sono meravigliata di quante migliaia di persone la seguono e di come è gettonato tra i ragazzi. A quanto pare è un locale molto conosciuto e frequentato, e non per la vendita di stupefacenti sul retro, ma per le serate originali che vengono organizzate ogni sabato sera.
Devo riconoscergli che ha fatto un buon lavoro e questa volta ci è riuscito da solo, con le sue forze e soprattutto in modo onesto.
   Non dovrei dirlo, ma... sono fiera di lui e di questo suo piccolo cambiamento. 

   Ed ecco che mi ripiombano in mente le sue parole della lettera, principalmente l'ultima frase: Ti amo Eleanor. E il mio cuore sussulta, uno strano calore mi fa sudare sulla nuca e il mio stomaco di stringe.
   Se tutte queste emozioni potessero parlare mi direbbero "Cosa ci fai qui? Corri da lui!", ma io continuo a non muovermi perché la paura ha la meglio su tutte.

«Tutt'okay? Non hai mangiato nulla...» La voce di Andrew arriva come lo schiocco di un lampo nella mia testa, facendomi sobbalzare leggermente.

«Avevo già mangiato qualcosa a casa prima di uscire...» mi giustifico con un mezzo di sorriso.

«Vuoi dell'altro?» Mi chiede con premura.

«No, grazie» rifiuto gentilmente e sento gli occhi della mia amica che mi perforano la testa. Brenda ha già capito che qualcosa non va.

«Propongo un giro di champagne» interviene Walter con la speranza che con due bollicine mi ritorna il buon umore.

«Perché invece non andiamo a bere un drink da qualche altra parte?» Propone Brenda, facendo un cenno al cameriere di portarci il conto.

«Sì, è una buona idea» risponde Andrew «Anche perché dobbiamo festeggiare» e mi cinge le spalle con un braccio.

«Wow, e solo adesso lo dite? Di cosa si tratta?» Trilla Brenda e io mi limito a sorridere.

«Io ed Eleanor andremo a vivere insieme» comunica con fierezza e io annuisco con quel briciolo di gioia che riesco a trovare mentre Brenda strilla e Walter batte le mani.

«Congratulazioni» dice il pel di carota.

«È una bellissima notizia. Dove vi trasferite? E quando?» Brenda non riesce a stare zitta e Andrew prende di nuovo parola.

«Mio padre ci ha permesso di usufruire l'attico che ha comprato il mese scorso dall'amico di tuo padre, Walter, e ci serve giusto il tempo di fare alcuni ritocchi e di arredarlo... Già non vedo l'ora» mi rivolge uno sguardo e un sorriso che potrebbe incantare chiunque e non so perché mi viene in mente Maddy.

Anche lei si è trovata difronte a questo sorriso? E come ha reagito? Ovviamente, innamorandosene perdutamente, mettendo in discussione la sua storia con J, tradendolo per ottenere un conto in banca e un tetto di lusso sopra la testa... Ma Andrew le ha mentito. Le sue promesse e i suoi falsi sorrisi l'hanno uccisa.
E poi ha tradito e mentito me, mettendo la mia vita nelle mani di un criminale assetato di vendetta. Di quel criminale che voleva solamente vendicare il suo unico amore perduto e che poi ha rimpiazzato usando il mio.
Cazzo. Ora sto davvero prendendo in considerazione l'amara idea di liberarmi di tutto e tutti.

   «Guardavi così anche lei?» Gli chiedo senza neanche pensarci e il suo sorriso scompare per lasciare spazio ad un'espressione confusa, per poi ridere nervosamente lanciando un'occhiata a Brenda e Walter.

   «Lei chi?» Mi chiede sottovoce, tenendo d'occhio i nostri amici che ci lanciano delle occhiate curiose.

   «Lei... quella Maddy» rispondo con una nota acida nella mia voce.

   «Chi è Maddy?» Chiede Brenda e Andrew continua a ridacchiare nervosamente, posando delle banconote nel portaconto, dopo aver dato una rapida occhiata al totale, lasciando anche il resto di mancia, rispettando in pieno le regole del galateo.

   Walter fa per controbattere e pagare almeno la metà, ma Andrew lo precede alzandosi da tavola per raggiungere l'uscita, trascinandomi per un polso.
   «Non capisco cosa ti sta prendendo» mi sussurra all'orecchio mentre varchiamo la soglia d'uscita.

   «Ho solo chiesto» ribatto «Hai guardato anche lei allo stesso modo in cui mi hai guardato prima? Promettendole una vita insieme sotto lo stesso tetto e l'amore eterno?»

   «Ma cosa ti salta in mente!» Sbotta «Perché parli di lei adesso? Eravamo stati chiari: niente passato tra noi!»

   «Rispondi!» Insisto «Gliele hai fatte o no quelle promesse?» Lo fisso con determinazione e sappiamo che Brenda e Walter ci stanno seguendo nel parcheggio.

   Andrew digrigna i denti, aprendo con forza la portiera della sua auto «Sì, gliele ho fatte!» E me lo conferma a pochi millimetri dalla mia faccia, con gli occhi fissi nei miei «Ma solo perché mi dava la roba e io non dovevo sporcarmi le mani o la faccia recandomi da quegli spacciatori del cazzo! E non voglio parlarne più, maledizione. Ti ho detto mille volte che ho fatto delle cazzate colossali in passato, ma ora ci sei tu e non voglio deluderti» si addolcisce mentre pronuncia le ultime parole e si sposta di poco per permettermi di entrare in macchina mentre tiene aperta la portiera.

   Resto a guardarlo ancora per qualche secondo e mi accomodo all'interno dell'auto non appena sento la voce di Brenda che ci sta raggiungendo con Walter.

Resto in silenzio mentre Andrew avvia il motore e si immette lungo la strada alle porte della città, sotto indicazioni di Brenda, per raggiungere un nuovo locale alla moda dove poter prendere un drink. Ma si vede lontano un miglio che Andrew al mio fianco è nervoso e che io non sono in vena di alcol e musica fino al mattino.

Lo guardo con la coda dell'occhio mentre cerca un pacchetto di sigarette nel cruscotto e nel portaoggetti, ma deve averle finite, e si rimette comodo sul sedile con entrambe le mani sul volante.

La situazione inizia a farsi soffocante, almeno per me che non so cosa dire e cosa fare. Vorrei solo tornarmene a casa, prendere un sonnifero e dormire fino a domani mattina, ma il destino ha deciso di prendersi gioco di me perché il locale che Brenda ci ha indicato è nientemeno che il Liberty Bar.

Inizio ad agitarmi sulla sedia e a guardare fuori dal finestrino per una probabile via di fuga, ma l'auto si avvicina sempre di più al bar e la musica che pompa all'interno riempie l'abitacolo e il mio cuore inizia a battere troppo velocemente. E quando l'auto si ferma del tutto e scendiamo, mi invento una scusa per non dover entrare, «Ho visto un distributore di sigarette all'angolo. Vado a prendertele... Non ho molta voglia di entrare e bere» dico ad Andrew dondolandomi sui piedi.

«Okay, andiamocene a casa» risponde riaprendo la portiera.

«No, bevi pure qualcosa. Io ne approfitto per fare due passi...» e prima che riesca a ribattere qualcosa mi volto e mi incammino lungo il marciapiede, ricordandomi il posto in cui ho intravisto il distributore. Ma il pensiero che J potrebbe essere lì dentro e che potrebbe scontrarsi con Andrew non mi fa stare per niente bene. Oh mamma! Quei due potrebbero fare a botte e io non ho proprio il coraggio di stare a guardare...

Ma il distributore mi appare davanti come una visione celestiale e mi fiondo ad inserire qualche moneta e a prendere in fretta un pacchetto di sigarette, dopodiché me ne ritornerò in macchina e aspetterò lì il ritorno dei ragazzi che sorreggeranno Andrew col volto tumefatto per colpa delle botte che gli darà J.

Tremo leggermente, e non è il freddo. È ansia!
E le mie dita tremano così tanto che non riesco nemmeno a digitare il codice delle sigarette che mi servono, e all'improvviso una mano si posa sulla mia per rassicurarmi e scacciare il tremolio.

È la mano di J.

****
Eh eh eh 😏
E ora?

Ce la fate ad aspettare fino a martedì?

Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora