Capitolo 21

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«No!» Sbotto entrando di corsa in camera per toglierle la lettera dalle mani.

   «E così è tornato» mi impedisce di prenderla e la nasconde dietro la schiena, guardandomi con aria severa.

   «Sì. È tornato da me... e so quanto la cosa ti disturbi ma non intendo allontanarlo. E per favore non strapparla» la supplico.

   «E tu manderesti a monte il tuo fidanzamento e il tuo futuro per lui? Solamente perché ti ha scritto qualche banalissima riga sull'amore?»

   «Quella lettera non è banale! E ridammela!» Grido «Io e Andrew ci siamo lasciati oggi stesso...»

«Oggi? Ma se a pranzo ci avete comunicato di voler andare a vivere insieme?»

«Lui l'ha comunicato, io non ero d'accordo e fuori dalla sala ci siamo confrontati. Sa tutto di J...»

«Non ci posso credere» scuote la testa posando la lettera intatta sulla scrivania «Quindi c'è dell'altro oltre questa lettera? Lo sai che Andrew era così turbato a pranzo che ci ha raccontato una serie di frottole per andare via? Era pallido e sua madre si è preoccupata parecchio... ti ha perfino coperta dicendoci che lo stavi aspettando in macchina per andare via con lui...» il suo sguardo è severo.

«Mi dispiace» abbasso lo sguardo «Andrew l'ha capito e lo capirai anche tu. J ha bisogno di me e io ho bisogno di lui» ammetto con sicurezza, nonostante il tono basso.

«Bene!» Sbotta «Spero per te che non rimarrai delusa anche stavolta» mi fulmina con lo sguardo ed esce impettita dalla mia camera.
Mi avvento sulla lettera e la stringo al petto, sentendo il cuore che batte forte.
Io lo sento che J è cambiato. Non mi deluderà ancora, lo so. Ci credo. Stavolta andrà tutto per il meglio e non gli imporrò di fare nulla che a lui non vada. E ci sosterremo insieme. Ci capiremo. Ci ameremo ogni giorno sempre di più.
   Mi abituerò a lui e alla nostra vita insieme, perché è questo quello che desidero di più.
   Ora devo farlo capire a mia madre e a mio padre. Devono sapere quanto sono disposta ad amare J e a rinunciare a tutto per lui. E devono sopratutto sapere che non mi deluderà, e che mi ama esattamente come io amo lui.

   Ripongo la lettera in borsa e corro dai miei, venendo bloccata da mio padre in corridoio. «Perché tua madre sta piangendo?» Mi chiede confuso indicando la porta chiusa della loro camera da letto.

   Piangendo? Addirittura! Sta giocando la carta della madre ferita per farmi rimanere qui, ma non le darò retta. «No, non può fare la vittima in questo modo!» Sbotto con un tono di voce molto alto e comincio a bussare maleducatamente alla porta.

   «Ma che succede?» Urla mio padre per farsi sentire da sopra i colpi e mia madre apre di colpo la porta, lanciandomi uno sguardo severo con tanto di mascara colato intorno agli occhi.

   «Succede che Eleanor vuole farmi morire!» Mi indica con l'intento di farmi sentire colpevole.

   «Cosa?» Rido incredula «Tu non capisci!»

   «Vi calmate un secondo?» Si intromette mio padre e mia madre, con le braccia conserte, cerca di trovare in lui un alleato.

   «Hai capito cosa ha fatto la signorinella? Ha mandato tutto a monte per poter correre di nuovo da quel Jack!» Vomita con tutto l'odio che possiede e mio padre sgrana gli occhi nella mia direzione.

   «Quel Jack? Ancora»

   «Sì, ma non è più quel Jack. È cambiato tanto  durante questi mesi in cui siamo stati lontani. Ha un lavoro adesso, una casa e vive umilmente... Voglio dargli un'altra possibilità...»

   «Ma la senti?» Mi interrompe mia madre.

   «Forse sarebbe meglio darci una calmata, abbassare i toni e capire meglio questa situazione... Eleanor, Andrew dove è finito in tutto questo?» Chiede mio padre.

   «Gli ho detto la verità... Non potevo fingere con lui e non potevo fingere neanche con me stessa. Provate a capirmi!» Li guardo entrambi con speranza, ma mia madre non cede.

   «Capirti? Ma se quel criminale si è approfittato di noi e della nostra bontà, come pretendi che sia cambiato di punto in bianco? E quanto tempo ci vorrà per farti ritornare a casa da noi con la coda tra le gambe e con nuove ferite da medicare? Una o due settimane?» Infierisce mia madre.

    «Eleanor...» si intromette ancora papà «Hai attraversato un brutto periodo, e noi tutti l'abbiamo passato insieme a te... e ora che stai meglio non voglio che soffri di nuovo. Forse dovresti pensarci meglio e valutare tutti i pro e i contro di una vita insieme a lui...»

   «Li ho già valutati, papà. Ne abbiamo anche parlato insieme. Credetemi se vi dico che è diverso perché è così, l'ho visto. Non mi deluderà, ne sono certa. Fidatevi di me...»

   «Perfetto!» Sbotta mamma «Se sei così sicura allora vattene. Vai via da questa casa e non pensare di ritornarci quel giorno che ti ritroverai in lacrime per lui. Noi non ci saremo più ad aiutarti!» Prende sottobraccio mio padre e mi guarda con un'aria altezzosa e carica di sfida.

   Prendo un profondo respiro e cerco di tenerle testa «Okay. Di sicuro non mi deluderà più di quanto non abbia già fatto tu» e non le do nemmeno il tempo di rispondere che già mi avvio alla porta per correre in macchina. E non mi sento in colpa per niente di averla appena offesa. Lei prima di tutti non è stata sincera con me e non è stata sincera con mio "padre" tenendoci nascosta la verità sul mio donatore di sperma. Ha fatto credere a tutti di essere una ragazza per bene, innamorata e devota al suo Leonard, invece di essere una ragazza così stupida da farsi ingravidare, da ubriaca, in uno squallido bagno di una discoteca e negandomi poi al mio vero padre, facendolo diventare pazzo, alcolista e drogato. Ecco! Se lei avesse detto la verità fin dal principio, lui non mi avrebbe spiata e seguita per tutta la vita, non si sarebbe intromesso tra me e J e non avrebbe cercato di rapirmi per costringermi ad una convivenza forzata con il rischio di venire ucciso con un coltello in gola, conficcatogli dalle mie mani...
Devo fermarmi!
   Tutti vogliono accollare a J la colpa dei miei problemi e dei miei attacchi di panico, ma qui la colpa è solamente di mia madre!
   Mi fermo sul ciglio della strada buia. Esco dall'auto per respirare l'aria fresca di ottobre e per alleviare questo peso opprimente sul petto.
   È sempre così, ogni santa volta, tutte le volte che ripenso a quello che ho combinato. Alla condanna in sospeso. Al peccato che devo ancora scontare per avere ucciso mio padre...
È autodifesa! Mi suggerisce una vocina nella mia testa, ma io chiudo lauto e comincio a correre lungo il ciglio della strada con il cuore che mi rimbomba nelle orecchie e il fiatone che copre i miei pensieri.
   Corro, corro, corro... fin quando non scorgo la strada a me familiare e l'insegna del Liberty bar spenta, con tanto di serranda abbassata che copre l'ingresso.
   Mi guardo intorno. Il sudore mi si gela sotto i vestiti. La gola mi pizzica e il respiro non si stabilizza. Il mio petto si gonfia e si sgonfia ad un ritmo convulso e corro verso il parcheggio, sperando di trovarci J.
    E il destino sembra essere dalla mia parte, anzi, il destino è sempre stato dalla nostra parte.
   J è di spalle e sta per salire nella sua auto quando io gli piombo alle spalle e lo stringo forte con le lacrime che mi rigano ripetutamente il viso. È lui la mia casa adesso e sto per affidargli me stessa e la mia vita... «Spezzami il cuore tutte le volte che vuoi. Tanto appartiene a te, ormai. Mi basta solo che poi rimetti insieme tutti i pezzi»

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Eccoci anche con il secondo aggiornamento 😃
E anche domani vi regalo due capitoli per augurarvi Buon Natale 🎁

Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora