27° capitolo

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«Vede i fantasmi e tutte le creature» riferì Chris a Curt nel suo ufficio. Io ero fuori, ma riuscivo anche a sentire dietro i muri e le porte.

«Mm, la sua sensibilità è del tutto sviluppata allora» rispose Curt.

«E' più veloce di me» raccontò Chris.

«Sì, mi ha informato il maggiore Alan» rispose Curt.

«Ha messo al tappeto quattro streghe» riferì ancora con tono di chi cercare di stupire qualcuno.

«Sì, Tisha mi ha detto che ha una energia molto forte» rispose ancora lui, non sorpreso di nulla.

«E ha ancora paura» concluse mio fratello.

«Ah si? Male» affermò lui, questi sì che lo sorprese.

Lo capivo, ero una cagasotto mondiale.

«Allora la prossima missione sarà più impegnativa» disse lui tranquillo.

Accidenti. Chissà cosa mi affideranno ora.

«Henderson!» annunciò Chris appena entrato nella città appena annunciata.

Avevamo avuto una segnalazione di un pixie che infestava un'abitazione.

«I pixie fra tutti i folletti sono i più fastidiosi. Tralasciando le razze malvagie. Non sono cattivi, ma molto dispettosi» spiegò Chris.

«Lo so» risposi sorridendo «Si scaccia con delle formule, artemisia e iperico» conclusi.

«Giusto» rise lui.

Un pixie, credevo mi avrebbero affidato qualcosa di più pauroso, un folletto dispettoso non mi faceva paura.

«La gente non immagina cosa facciamo noi nell'area 51. Ma come ci arrivano le segnalazioni?» chiesi io cambiando rotta dei miei pensieri.

«C'è gente che al sovrannaturale ci crede e si documenta o chiede alle streghe o ai negozi occulti che di conseguenza conoscendo qualche cacciatore ci chiamano. Chiamano personalmente noi, non l'area 51. Una volta che hai svolto il lavoro e iniziano a crederci ti sei fatto un cliente, che magari poi te ne trova altri. Una cosa chiediamo, è la riservatezza» mi spiegò Chris.

Come la maggior parte delle abitazioni negli stati uniti, era una villa abitata da tipici americani.

«Finalmente siete arrivati!» ci venne in contro una signora dal viso implorante.

«Sì siamo noi. Possiamo?» chiese Chris gentilmente di entrare.

«Prego prego. Non ce la facciamo più. Sono settimane che fa dispetti» disse la signora con il tono stufo.

«Che dispetti causa?» chiese Chris.

Dovevamo accertarci che fosse davvero un pixie.

«Sposta gli oggetti, fa cadere vasi, tira le coperte, infastidisce il gatto, rompe piatti e bicchieri. E la cosa più terrificante e quando si mettere a ridere nel cuore della notte con quella sua risatina spaventosa» piagnucolò la signora.

«E' un pixie» ci guardammo io e mio fratello.

«Beth! Per favore!» intervenne il marito della donna «Saranno i rumori della casa, saranno i topi o gli animali notturni! Non esistono quelle cose!» brontolò il marito.

Lo osservai e studiai come facevo di solito.

Un materialista.

Un uomo dalla camicia nei pantaloni, sotto il pullover, con gli occhiali appesi al collo e sempre con lo smartphone in mano.

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