Capitolo 21

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Quando suonò la campanella della ricreazione mi diressi verso il retro della scuola per stare un po' da sola, durante le prime due ore di lezione non ascoltai minimamente la professoressa di lettere, ero troppo concentrata su di lui per poter ascoltare una vecchia zitella con una casa sicuramente piena di gatti.

Quando arrivai mi sedetti sulla panchina e estrassi dalla tasca il mio pacchetto di Marlboro iniziando a fumare, intanto pensavo a cosa fare, lui era qui, cazzo era sicuramente qui, cosa potevo fare?

Dovevo scappare ancora?

E dove sarei andata stavolta?

Lui mi avrebbe seguito ancora ne ero certa, ma ciò che mi spaventava era ciò che aveva nella testa.

Voleva farmi ancora del male?

Voleva rovinarmi la vita?

Ma tanto che importava ormai l'aveva già fatto, vorrei tornare indietro nel tempo per annullare quel maledetto giorno, quel maledetto bacio mi ha rovinato la vita, se solo non fossi stata così ingenua…

Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi che qualcuno si era seduto accanto a me, e chi altro poteva essere se non Thomas

"Ribadisco ti fa male fumare" disse Thomas prendendomi la sigaretta dalle labbra per poi portarsela alle labbra

"Ribadisco, anche a te se per questo, e comunque fatti i cazzi tuoi" dissi riprendendo la sigaretta

"Acida oggi?
Io, comunque, fumo per vizio, tu fumi per dimenticare, ed è diversa la cosa" disse sicuro di se

"Forse…ma anche se fosse a te cosa te ne frega di quello che faccio?!" dissi mettendomi sulle difensive come sempre

"A me importa di te, non sai quanto" disse guardandomi con quei suoi occhi marroni che si incastravano perfettamente con i miei due aisberg, ma distolsi subito lo sguardo e iniziai a fissarmi i piedi sentendo sempre il suo sguardo su di me

"Tu dici di fidarti di me, ma non mi sembra, sei sempre così misteriosa e te ne stai sempre sulle tue e in questi giorni mi eviti, perché?
Ho fatto qualcosa di sbagliato?" domandò agitato, buttai la sigaretta a terra e mi alzai senza voltarmi verso di lui

"No, tu non hai fatto niente, sono io a combinare casini" dissi andandomene in classe dato che era suonata la terza ora.

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Tre ore dopo

Quando la campanella suonò era giunto il momento di tornare a casa così fatto lo zaino uscii dall'aula di chimica dirigendomi verso l'entrata, gli altri non erano con me, avevamo tutti corsi diversi, quando arrivai davanti l'entrata notai, però, una figura fin troppo familiare a parlare con la segretaria che mi 'accolse' il primo giorno, e quando si girò e mi vide il sangue mi si gelò nelle vene, e il mondo intero mi crollò addosso.

Ma cosa diamine avevo fatto di male per meritarmi tutto questo?

Perché continuava a perseguitarmi?

Ma soprattutto, che dovevo fare? 

Ciao gente, ventunesimo capitolo, che ve ne pare?
Spero che la storia vi stia piacendo e non deluda le vostre aspettative.
Votate e commentate.
Alla prossima gente✨✌
~Noe~

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