22•capitolo

2.3K 132 410
                                    

Elena:

I giorni dalla partenza sono passati, ma ammetto che alquanto lenti perché il vuoto che sentivo il primo giorno, l'ho continuato a sentire anche successivamente.
Ho sentito Patrizia ogni giorno, Alessio mi ha mandato qualche messaggio, ma ha evitato di chiamarmi. Forse dopo la discussione che abbiamo avuto, ha capito che deve starmi lontano ma, per quanto dovrei essere la prima a volere questo, non è ciò che desidero. Nonostante il male che mi ha fatto e che non ho dimenticato, vorrei stare vicina ad entrambi.

Mentre mi sto sbrigando per andare a lavoro, il mio telefono prende a squillare, così, vado nel comodino che è riposto al lato del letto e lo prendo tra le mani. Leggo il nome che appare nello schermo che segnala una chiamata di Alessio e, in quel momento, sento il mio cuore accelerare di colpo.

La mia mano trema, mentre trascino il pollice per rispondere con l'ansia che possa essere successo qualcosa.

"Alessio", dico con un filo di voce, rispondendo alla chiamata.

"Ciao Elena, tranquilla", dice avvertendo subito che la mia voce è impaurita.

"Tutto a posto? Come sta Patrizia?"

"E insomma, non molto bene. Ha fatto la prima chemioterapia e devo dire che non l'ha presa molto bene il suo corpo. Si sente frastornata, è pallida e ha continue nausee", dice con voce tremante e preoccupata.

"Mi sento impotente e inutile", ammetto, volendo stare lì con loro.

"Ehi Elena, la smetti di colpevolizzarti? Anche se tu fossi qui non potresti cambiare le cose, perciò non ti fare venire l'ansia. Tanto ti tengo aggiornata", dice con una voce dolce e rassicurante.

"Lo so che non potrei fare niente, ma mi sento ugualmente così"

"Ma ti assicuro che NOI, cioè che LEI..", si riprende, "sente la tua presenza anche da lontano. Non voglio che stai male per questo, okay?", dice poi ritornando a parlare di se e, quelle sue parole così confortevoli alleggeriscono il peso del mio cuore.

"Okay, mi fai sapere più spesso come sta?"

"Vuoi che ti chiamo?", chiede con voce perplessa, ma al contempo speranzosa.

"È quello che voglio. Lei non mi farebbe preoccupare mai, invece da te esigo sincerità, me lo devi...", dico infine, e lui non parla per qualche secondo. Forse quest'ultima frase potevo non dirla, ma in realtà è la verità.

"Va bene, te lo prometto", dice e sembra sincero.

"Adesso devo andare a lavoro, ci sentiamo Alessio"

Lo saluto e poso il telefono sul comodino, sbrigandomi perché si è fatto tardi e tra poco devo andare a lavoro.

I giorni successivi Alessio si fa sentire ogni giorno, mi dice la realtà delle cose e che sua madre non sta così tanto bene, e che la prossima chemio la farà fra una settimana.
Io mi sento sempre più rinchiusa, anche con Stefano nonostante sia tornato il sereno tra noi da quando Alessio è partito, mi sento sempre come se mi mancasse qualcosa.
Lui fa finta di nulla, ma sento bene che vorrebbe dirmi qualcosa ma non lo fa.

Dopo una settimana e mezzo, mi ritrovo a cena fuori con il fratello di Stefano e sua moglie, ma nonostante ciò, anche se mi stanno simpatici, non riesco a divertirmi perché penso in continuazione a loro. 

Finita la serata, Stefano si volta verso di me e accennando un sorriso forzato, mi prende per mano e mi sussurra: "ti va di fare una passeggiata?"

Io cerco di placare l'ansia che mi attanaglia ormai da giorni e annuisco con un segno del capo. Facciamo un giro al centro di Napoli, con tante persone che affollano la zona ma in cui mi sento come se fossi sola.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora