13•capitolo

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Elena:

Mi sento distrutta da quando Stefano ha lasciato questa casa. Esattamente da ieri che non da segni di vita. Ho provato a rintracciarlo al cellulare, ma l'ha spento. L'ho cercato, ma non so dove andare dato che i suoi genitori non abitano qui. Loro sono originari del sud, ma ci hanno abitato per poco perché poi si sono trasferiti al nord.

Fra poche ore verrà Alessio a prendermi, mi ha mandato un messaggio in cui mi avvisava che mi passava a prendere e di farmi trovare pronta. Non sono in vena di organizzare una festa in questo momento, dato che ho passato la notte a piangere per ciò che era successo con Stefano.

Mi arriva un messaggio che mi segnala che Alessio è appena arrivato, prendo la borsetta ed esco dalla porta. Lo vedo appoggiato alla motocicletta, con le braccia conserte, un sorriso stampato in volto e una gamba alzata per reggere il peso del suo corpo.

"Finalmente bella addormentata, devo aspettarti più?", mi domanda ridacchiando.

Mi avvicino verso di lui senza emettere alcun suono, lui viene anche verso di me per porgermi il casco, ma quando lo fa, si blocca e mi guarda.

"Che è successo?", chiede preoccupato. Certe cose non cambiano mai, oggi come allora, sembra che riesca a capire ogni mio stato d'animo.

"Niente, andiamo!", dico non guardandolo negli occhi, perché non ho voglia di parlarne. Sto già abbastanza male.

Lui decide di non dire nulla, mi aiuta con la mano a salire sulla sua motocicletta, stringendola nel momento in cui la tocca. In quel momento, alzo i miei occhi sui suoi, per poi distoglierli un attimo dopo accorgendomi che i nostri occhi si sono soffermati per troppo tempo.
Salgo sulla sua motocicletta, lui sta per mettere in moto quando dice: "reggiti a me"

Io indietreggio con il corpo e scuoto il capo anche se lui non può vederlo.

"No, preferisco tenermi di lato", affermo. Non ho voglia di toccarlo.

"Elena, non ti mangio se mi tocchi"

"Ho detto che preferisco così"

"Fai come ti pare", dice, posizionando le sue mani sul manubrio della motocicletta e stringendola per poi farla partire.
Comincia a correre, forse lo fa apposta, ma presa dalla paura mi stringo a lui senza accorgermene. Non posso vederlo in volto, ma sento dalla sua pancia che ridacchia.

Arriviamo a casa sua, dopo aver corso per un bel pezzo con le mie mani che stringevano il suo addome e con il suo odore che fluttuava nell'aria a causa del vento.

Cerca di aiutarmi a scendere dalla motocicletta, ma questa volta non glielo permetto. Mentre stiamo per entrare dentro casa, sentiamo un rumore dietro di noi e, nel momento in cui ci giriamo vediamo l'auto di Patrizia parcheggiarsi nel vicolo di casa.

"Merda", esclama Alessio.

"E ora?", chiedo presa dal panico. Se dovesse vederci insieme capirebbe subito.

Lui prende subito la mia mano, non ho nemmeno il tempo di capire cosa sta per accadere, che mi fa correre dietro di lui e mi porta dietro casa sua, in cui non c'è anima viva. Mi fa sbattere nel muro e si posiziona davanti al mio corpo, facendo emanare il calore del suo corpo che spinge verso di me. Alzo gli occhi, avvertendo il mio cuore che comincia a scalpitare freneticamente. Alessio però, sembra preso da altro. Continua a guardare dall'altra parte della strada per capire cosa sta facendo sua madre.

"Non ci voleva", afferma, poi girandosi verso di me e, nel momento in cui lo fa, solo allora si accorge della posizione in cui siamo. I suoi occhi si sgranano, mi guardano intensamente, e sento attraverso la stoffa della sua maglietta il suo cuore che scalpita in sintonia con il mio.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora