35•capitolo

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Alessio:

Sono stato un vero pazzo a privarmi di tutto questo. L'odore di Elena mi ha accompagnato per tutta la notte e non riesco davvero a capire come ho potuto sopravvivere tutto questo tempo senza poterla stringere. Non parlo del sesso, quello è stato bellissimo, avevo bisogno di sentirla ancora mia, ma l'ho sentita davvero quando l'ho stretta per tutta la notte, quando la sua testa si è poggiata nel mio petto dove ha potuto sentire come faceva il mio cuore. Le sue labbra dischiuse, da cui faceva uscire il respiro affannoso che aveva, le sue mani che si muovevano sul mio petto, il benessere che mi ha portato con semplici gesti. Quegli occhi che mi dicevano chiaramente come anche a lei ero mancato, e i miei sensi di colpa verso quella ragazza dagli occhi chiari per ciò che le ho procurato in tutti questi anni. Ma, nonostante tutto, lei è qui, è stata con me tutto la notte, non mi ha lasciato e questo, mi ha fatto capire che forse Dio vuole darmi un'altra possibilità. Non so se c'entra lui, sento solo che questa volta non devo sprecarla e che, ora arriverà il momento più difficile perché dovrò dirle la verità e so benissimo che anche dicendola, lei non ci starà bene. Al solo pensiero di vederla ancora distrutta sotto i miei occhi come cinque anni fa, mi sconquassa l'anima. Non voglio più farle del male, lo prometto a me stesso ma soprattutto alla donna che ha creduto sempre in me: mia madre. Lei nonostante avesse tutte le ragioni nel credere che avesse partorito un figlio come suo marito, ha creduto in me, non ha dubitato, anzi sin dal primo giorno mi ha fatto comprendere quanto non credesse minimamente alle mie parole, che sapeva che amavo troppo Elena per poterle fare una cosa del genere. Ora però, mi rendo conto che per quanto non l'ho tradita, le ho fatto male nel profondo.

Dopo cinque anni, finalmente, ho dormito beatamente. Non riuscivo a dormire davvero da allora, da quando la lasciai, e ora invece sono riuscito a farlo perché lei era al mio fianco. Ma, non appena apro gli occhi, qualcosa sento che mi manca: un vuoto che mi fa tremare il corpo.

Lei non c'è più?

Se n'è andata?

Mi ha lasciato?

Mi sta facendo ciò che ho fatto io a lei?

Spero di no, non può essere, lei non può lasciarmi. Senza di lei questa volta non sopravviverei, non dopo che ho perso anche mia madre, non posso perdere anche lei. Sbarro gli occhi e, con il respiro in affanno, mi guardo in giro per cercarla.

Lei non c'è... il suo respiro caldo non solletica più il mio collo, le sue labbra carnose non sono più posate sul mio petto, lei è svanita così come è apparsa.

Elena dove sei? Te ne sei andata anche tu? mi hai lasciato qui a marcire solo come ho fatto io con te? Questa notte è stato solo una vicenda, ma è già finito tutto?

"No!", urlo e mi alzo dal letto, ancora completamente nudo e come un pazzo, apro la porta di camera mia da cui esce ancora il suo odore. "Elena", urlo ancora più forte, cercandola come un disperato. Come quando cerchi la perla più rara, e lei lo è!
"Elena". E mentre pronuncio ancora il suo nome disperatamente, sentendo raschiarsi la gola nella paura di averla persa ancora, la porta del bagno si apre e rivela la ragazza che amo.

È ancora qui, non se n'è andata, forse non l'ho persa. Ti prego dimmi che non sei pentita!

I suoi occhi si puntano terrorizzati sui miei, li guardo e senza dire una parola, vado verso di lei e la stringo forte a me.

"Che succede?", chiede sospirando sul mio petto.

"Pensavo te ne fossi... andata!", mormoro quasi impercettibilmente, con il cuore che scalpita sulla gabbia toracica.

Sento che se te ne andassi ora, dopo ciò che c'è stato tra noi, io mi spezzerei in tanti pezzi e non ci sarebbe più niente da fare per me.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora