31•capitolo

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Alessio:

Stiamo aspettando da qualche minuto che trasferiscono mia madre. Mi sento in ansia, non riesco nemmeno a respirare, la circolazione mi si è fermata. Vicino a me c'è mio padre, sembra preoccupato, non l'ho mai visto così in crisi. Forse solo adesso si sta rendendo conto cosa ha fatto a mia madre, ma è troppo tardi per pentirsene. I suoi occhi sono arrossati, non ho mai visto un briciolo di sentimento in quelle iridi nere, oggi invece sembra che qualcosa sia cambiato.
Di fronte a me, invece, c'è Elena con Stefano. Sembra pensierosa, il fatto di vederla insieme a lui non fa che logorarmi dentro, ma come ha detto mia madre: non mi posso aspettare altro e devo lottare. Questa volta non fare lo stupido codardo, voglio averla, la amo e ho già sofferto troppo la sua mancanza. Se lei non mi ama, deve dirmelo. Non l'ha fatto, ha tergiversato, ma voglio che mi guardi negli occhi e che mi dica che vuole lui.

Nel frattempo, avverto una mano che si posa sulla mia spalla, mi volto e vedo Carmen, la ragazza con cui ho avuto un flirt e che ho scoperto che lavora qui.

"Ale", esclama guardandomi negli occhi. Mi giro verso di lei e la incito con lo sguardo a continuare. "Come sta tua madre?", a quel punto chiede.

"Non sta bene per niente, la stanno per trasferire", cerco di dire, ma le parole sono ferme sul petto perché non riesco a riprendere il normale funzionamento del mio respiro e del battito cardiaco.

"Mi dispiace un sacco". Il suo viso è triste, alza il braccio e con la mano accarezza il mio volto. "Se... ti posso essere d'aiuto non esitare a chiedere, ci sono!" Il suo è un aiuto sincero, si capisce che non è dettato da altro. Alzo gli occhi perché percepisco lo sguardo che amo più del mondo su di me. Elena mi sta osservando di sottecchi, ha un espressione imbronciata.

Può anche negare, può dirmi che non mi ama, ma quegli occhi non mentono: lei è gelosa!

Nello stesso tempo, non voglio peggiorare la situazione, non la faccio ingelosire e quindi liquido gentilmente la ragazza che sta parlando con me, ma che da quando quegli occhi si sono posati su di me non riesco più a sentire.

"Se ho bisogno ti faccio sapere". Accenno un sorriso, ma le faccio capire che non voglio parlare adesso.

"Va bene, ci vediamo Alessio", si sporge con le punte dei piedi e poggia le sue labbra sulla mia guancia. Ancora una volta, sento quegli occhi trafiggetemi come lama.

La ragazza si sposta da me e io faccio scorrere la mia mano tra i capelli, spettinandoli per la frustrazione ed emetto uno sbruffo.

Mi siedo sulla sedia attendendo ancora che mia madre esca e che la trasferiscano a Cesena, ma nel momento in cui poggio il sedere vedo le porte della camera di mia madre aprirsi e quindi sobbalzo e vado verso di lei.
È su una barella, mi affretto a farmi vedere per rassicurarla e nel momento in cui i suoi occhi si poggiano sui miei, sorrido.

"Tesoro, stai tranquillo". Le do la mano e la stringo.

"Starò tranquillo...", mi sporgo verso il suo viso. "... quando vedrò che starai bene e che potrai tornare a casa con me. Perché tu starai bene, mamma!", esclamo sicuro. Ho bisogno che sia così, che stia bene, non posso lasciarla andare.

"Tesoro, tu sei sempre stata la mia forza", ribadisce ciò che mi ha detto solo qualche minuto fa in camera. "Ricorda di trovarla dentro di te, esattamente come l'hai data a me". Una lacrima trasparente fuoriesce dai miei occhi, e vedo Elena che in quel momento era ferma dall'altra parte della barella, venire verso di me.

"Dobbiamo andare", dicono gli infermieri e la portano lontano da me, mentre Elena poggia la sua piccola mano sulla mia spalla, strofinandola.

"Andrà tutto bene", mormora in preda alle lacrime. Mi volto verso di lei, occhi negli occhi, con il cuore che è andato via con mia madre.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora