37•capitolo

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Elena:

I giorni passano inesorabili, mi sembra di morire senza di lui. Mi chiedo come starà, se sta soffrendo e io so bene che non voglio che succeda questo.

Ad un certo punto, il campanello della porta suona e io, sobbalzo e in cuor mio spero che sia lui. Ho una voglia matta di vederlo, vorrei poterlo abbracciare, ma reprimo con tutta me stessa questo sentimento. Non so a cosa serve, perché tanto rimane lì nel punto più importante del mio cuore.
Vado verso la porta e prendo un lungo respiro, mi faccio prendere dall'ansia di poter incontrare ancora i suoi occhi. E apro la porta e quando lo faccio, mi blocco all'istante e le spalle si raddrizzano. Degli occhi verdi mi stanno scrutando, facendomi venire una fitta in pieno petto perché lo leggo in quelle iridi il male che sta sopportando a causa mia.

"Stefano ciao...", mormoro quasi impercettibilmente e sento il respiro mozzarmi.

"Ciao", lui dice scostante, ma non posso aspettarmi niente di più. Mi chiedo come mai sia venuto, ho provato a chiamarlo in questi giorni perché volevo capire come stesse, anche se lo so come sta, ma non riuscivo a fregarmene.

"Come mai sei..."

"Qui?", fa un sorriso amaro, mi guarda negli occhi e sospira. "Ti do fastidio per caso?", domanda stizzito.

Quanto è difficile vedere qualcuno che un giorno ti sorrideva, che ora ti guarda con astio e tu non puoi far nulla per impedirlo.

Scuoto la testa e abbasso lo sguardo, per il peso che sento nell'avergli fatto così male.

"Non era quello che volevo dire e lo sai...", ribatto.

"Io non so più niente, non so nemmeno chi sei, perché quella che vedo non è la ragazza che stava con me fino a poco tempo fa", ammette rammaricato.

"Entra", dico semplicemente e mi sposto per dargli la possibilità di entrare. "Non ha senso rimanere fuori casa, in fondo è anche casa tua!"

Tra l'altro vorrei lasciarla, non ci voglio stare nella casa in cui avevo deciso di sposare e vivere con Stefano.

"Era casa mia, prima che decidessi di rovinare tutto per uno che non ti merita". La sua rabbia si percepisce dalla sua voce ma anche da come si pone.

"Lo capisco che sei arrabbiato...", tento di dire, ma mi interrompe ancora.

"Arrabbiato, Elena? Figurati e perché dovrei?", sorride sarcasticamente. "Sarà forse perché mi hai lasciato di punto in bianco? perché avevi detto che avresti condiviso la tua vita con me? O forse perché avevi giurato di amare me, e io come un cretino ho pure provato a crederti!" Stringe le sue mani a pugni, e vedo che le nocche gli diventano bianche.

"Che dovevo fare Stefano? Io lo so che ti ho ferito, ma che dovevo fare? Rimanere con te anche se mi sono resa conto di amare un altro? Spiegami, perché se trovavi una soluzione migliore potevi dirmelo. Non sto dicendo che sono giustificata, perché ti ho ferito e io lo ricorderò sempre e mi sentirò sempre in colpa per questo, ma cosa posso fare? Spiegamelo!", ribadisco alzando la voce, facendogli capire il mio concetto.

"Io... non lo so. Dovevi solo essere sincera con me!". Abbassa lo sguardo, lo vedo tremare e non so come fare per impedire tutto ciò.

"E lo sono stata. Io quando ti dicevo che non volevo stare con lui era vero, quando ti dicevo che ti amavo era vero. Io però non lo sapevo che ero confusa, sapevo solo che qualcosa dentro me era strano, non mi aspettavo che andasse così!". Sto cercando di essere il più sincera possibile, non servirà a farlo stare meno male, ma preferisco essere trasparente con lui, piuttosto che fingere. Probabilmente lo ferirei di più mentendo.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora