32•capitolo

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Elena:

Il funerale non è per chi muore, ma per chi resta, per chi vive. Può aiutare a superare il lutto. Patrizia ha sempre voluto essere ricordata per le piccole cose, non è mai stata tipo da gesti eclatanti, ne mai esibizionista. Io, con la mia famiglia e il marito di Patrizia abbiamo deciso di rispettare questa sua richiesta, onorando il suo ricordo con una piccola rimpatriata tra amici in casa di Giovanni.
È morta solo da due giorni, e sono devastata. Non ho nemmeno ancora elaborato il lutto, perché mi sono gettata a capofitto per sistemare il tutto. Di sicuro non ce l'avrei mai fatta senza le persone che più le volevano bene, ma... manca qualcuno, lui!

Alessio!

Non lo vedo da quando ci hanno dato la notizia che Patrizia non era riuscita a superare l'operazione, è corso via mentre cercavo di consolarlo. Ho provato a chiamarlo innumerevoli volte, ho lasciato alcuni messaggi in segreteria, ma è scomparso. Sono preoccupata per lui, non faccio che pensare a dove sia potuto finire, ma non trovo una risposta. So che per lui la perdita di sua madre è qualcosa di inaccettabile, ho sempre saputo cosa li lega e saperlo in giro per il mondo da solo, mi fa stare in ansia e ho paura di ciò che potrebbe fare.

Alessio dove sei finito?

E mi ritrovo qui a casa di Patrizia, posso sentire il suo odore e già sapere di non poterla più rivedere mi squarcia l'anima in due.

Saremo tutti un po' più soli senza di te!

I vecchi amici della famiglia della Rocca si avvicinano per salutare. Fanno le condoglianze a Giovanni, e vedo le loro facce che si domandano dove possa essere il figlio. Me lo chiedo anche io, vorrei che lui fosse qui, perché so che se ne pentirebbe se dovesse mancare. Ora è in preda al dolore, ma domani col senno di poi rimpiangerebbe di non esserci.

Giovanni si mette al centro per dire qualche parola per sua moglie, ci guarda tutti, trattiene il labbro tra i denti e ha gli occhi arrossati. Non l'ho visto piangere, ma so bene che anche lui sta soffrendo, glielo si legge in faccia. In più ha da sopportare tutte le cose che ha fatto alla moglie e, leggo in quelle iridi scure quante ne sia pentito, ma indietro non si torna.

"Volevo dire qualche parola per ricordare mia moglie...", dice in un sussurro, espirando ed ispirando profondamente. "Io non merito di commemorare la sua morte, sapete tutti che non sono stato un buon marito e la cosa che più mi fa male è non essere stato nemmeno un buon padre. Ora è troppo tardi per pentirsene, ora è troppo facile, ma volevo parlare di mia moglie perché nonostante tutto io l'ho sempre amata. Lei è stata una donna capace, ha sempre tenuto alla sua famiglia e per questo è stata più forte di me. Ricordo ancora il primo giorno che la incontrai...", e fa un piccolo sorriso laterale. "Era bellissima, sono stato subito folgorato da lei, ma soprattutto dalla sua genuinità. Quegli occhi dolci, quel suo modo di sapermi tenere testa ma nello stesso tempo di non superare mai il limite. L'ho amata subito, e chiedo scusa a lei e mio figlio per non essere stato quello che dovevo". E in quel momento, una piccola lacrima esce dai suoi occhi.

Anche dai miei occhi cominciamo a scorrere lacrime trasparenti, e sento una fitta in pieno petto che non mi permette di respirare. Mi volto verso Stefano che sta accarezzando la mia spalla, ma non è lui a catturare la mia attenzione, ma degli occhi scuri che sono puntati sul padre. Alessio è poggiato sullo stipite della porta, ha la mascella contratta, e vedo in quegli occhi il dolore che ha procurato la perdita della madre. Faccio un passo per andare da lui e, in quel momento, lui si accorge di me, ma non si avvicina. Mi guarda ma in realtà è come se non mi riconoscesse. Le sue mani sono strette a pugni, ho paura che faccia del male al padre e che non accetti le sue parole. A passo spedito si avvicina a lui, i loro occhi si scontrano, si guardano profondamente e Alessio emette un sospiro rimbombante.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora